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il caso

Prosciolto il capotreno calabrese accusato di aver “abbandonato” il boss Di Gangi alla stazione

Il 79enne, obbligato a scendere perché privo di Green pass, fu travolto e ucciso sui binari. Gup convinto dalla tesi dell’avvocato Cutrì

Pubblicato il: 19/12/2022 – 12:35
di Fabio Benincasa
Prosciolto il capotreno calabrese accusato di aver “abbandonato” il boss Di Gangi alla stazione

COSENZA Prosciolto. E’ l’epilogo di una intricata vicenda giudiziaria con protagonista un capotreno originario di Bagnara Calabra, in servizio sull’Intercity notte, la sera del 27 novembre 2021. L’uomo fece scendere il presunto boss Salvatore (Totò) Di Gangi, 79 anni, considerato capofamiglia di Sciacca, perché sprovvisto di necessario Green pass.
L’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore della Dda di Genova Federico Manotti, era di abbandono di persona incapace aggravata dall’evento morte. Il giudice per l’udienza preliminare, dopo le arringhe difensive che hanno richiesto ben due udienze, ha accolto in toto le argomentazioni dell’avvocato Piergiuseppe Cutrì del Foro di Cosenza ed ha emesso una sentenza di non luogo a procedee nei confronti di Domenico Tripodi.

I fatti

Di Gangi sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere ad Asti era stato scarcerato con provvedimento della Corte di Appello di Palermo perché le sue condizioni di salute erano state considerate incompatibili con la detenzione. Con l ‘aiuto della Polfer ligure, diretta da Giuseppe Mariani, era stato possibile accertare che Di Gangi era uscito dal carcere di Asti nel tardo pomeriggio del 27 novembre 2021, e a bordo di un taxi aveva raggiunto la stazione di Torino Lingotto. Spostamenti certificati dai filmati delle telecamere di videosorveglianza.

Salvatore Di Gangi

Avrebbe dovuto prendere l’Intercity Notte per raggiungere Roma Ostiense, dove sarebbe salito sulla coincidenza per raggiungere la sua Sicilia. Il 79enne era in possesso di regolare biglietto ma sprovvisto di green pass, motivo per il quale il capotreno Tripodi lo invita a scendere alla stazione di Genova Principe. All’episodio, sarà legato un evento tragico. Di Gangi morirà a causa di un incidente, dopo aver imboccato a piedi una galleria. Sarebbe stato travolto da un treno merci e l’impatto gli sarebbe costata la vita.

L’accusa

Inizialmente il pm aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti, ma successivamente aveva modificato l’ipotesi di reato e indagato il capotreno con l’accusa di abbandono di persona incapace aggravata dall’evento morte. Secondo l’accusa, il dipendente di Trenitalia, quale capo Servizio del Treno Intercity, avrebbe abbandonato Di Gangi, persona incapace, per malattia e vecchiaia, della quale aveva la custodia temporanea. In particolare, dopo aver verificato che Di Gangi – quasi ottantenne e con difficoltà a deambulare – il capotreno lo avrebbe fatto scendere alla stazione ferroviaria di Genova Principe, «abbandonandolo in piena notte, senza avvisare nessuno e senza richiedere l’intervento della Polizia ferroviaria». Il gup, invece, ha accolto le richieste dell’avvocato cosentino Piergiuseppe Cutrì, assolvendo il capotreno da ogni accusa. Determinanti ai fini della decisione, le argomentazioni difensive con le quali il legale ha dimostrato che Di Gangi – autorizzato dalla Corte d’Appello di Palermo a raggiungere il luogo degli arresti domiciliari – era libero e senza scorta e che allo stesso modo non era in custodia del Capotreno (non avendo espressamente richiesto l’assistenza). (f.benincasa@corrierecal.it)

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