SELLIA MARINA Avrebbe legittimamente utilizzato la sua pistola mitragliatrice per svolgere il proprio dovere d’ufficio. Sono le ragioni che hanno portato all’assoluzione con formula piena di un carabiniere indagato per il reato di lesioni volontarie ai danni di un giovane. La decisione è stata adottata dal Tribunale Penale di Crotone, presieduto Rosalba Lastoria, in pieno accoglimento della tesi difensiva esposta dal Antonio Lomonaco, legale del militare coinvolto nell’inchiesta.
La vicenda si riferisce ad un inseguimento avvenuto a Sellia Marina lungo la statale 106 tra i carabinieri ed un furgone.
Secondo la prima ricostruzione dei fatti il giovane T.S. a bordo del furgone, intercettato dai carabinieri, non si sarebbe fermato all’alt intimatogli ed avrebbe tentato una rocambolesca fuga mettendo in pericolo la vita dei militari e di chiunque si fosse imbattuto sulla sua strada.
Giunto nei pressi di una stazione di servizio, il giovane avrebbe rallentato la sua corsa – spinta fino a quasi 200 km/h sulla statale ionica, e approfittando del fatto che il capopattuglia D. A. era nel frattempo coraggiosamente sceso dall’auto di servizio per sbarrargli la strada, ripartiva a folle velocità rischiando peraltro di investirlo.
Solo a quel punto al militare, secondo quanto ricostruito anche nel processo, non sarebbe rimasto altro da fare che aprire il fuoco con la pistola mitragliatrice in dotazione, colpendo la ruota del furgone.
Uno dei proiettili però sarebbe penetrato all’interno dei veicolo colpendo il giovane ad un polpaccio.
Così oggi il Tribunale di Crotone ha assolto il carabiniere ritenendo evidentemente che abbia legittimante utilizzato l’arma al fine di adempiere un dovere del proprio ufficio.
Mentre il giovane T.S., difeso dall’avvocato Luigi Frustaglia, è stato condannato ad un anno e sei mesi di reclusione per il resto di resistenza a pubblico ufficiale, nonché ad ulteriori 6 mesi di arresto per guida in stato di alterazione da sostanze psicotrope.
Respinta anche la richiesta del giovane di risarcimento dei danni patiti avanzata rispettivamente nei confronti del militare nonché del Ministero della difesa, in ragione dell’intervenuta sentenza di assoluzione.
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