COSENZA Sono diverse le inchieste che hanno cristallizzato l’esistenza di un saldo asse che lega Cosenza a Rosarno. Un legame sancito in nome degli affari e dei danari. Poco più di 120 chilometri da percorrere in A2, circa un’ora e trenta di viaggio. Un tragitto che vede protagonisti alcuni indagati nell’inchiesta “Reset” coordinata dalla Dda di Catanzaro e l’operazione “Blu Notte” condotta dai militari del Gruppo di Gioia Tauro e dai Ros di Brescia. Che ha colpito le nuove leve delle cosche Bellocco di Rosarno, Spada di Ostia, Lamari-Larosa-Pesce della piana di Gioia Tauro. Le indagini sono distinte, alcuni personaggi principali – invece – si intrecciano in una narrazione a tinte grigie.
Il 29 ottobre 2019, il gps installato sull’autovettura in uso a Marco Lucanto (indagato nell’operazione “Reset”) segnala una sosta «dalle ore 15:56 alle ore 16:43» presso un esercizio commerciale del cosentino. La circostanza emerge da una informativa del Reparto operativo nucleo investigativo di Cosenza. Che predispone sul posto un servizio di osservazione nel corso del quale vengono notati intenti a discutere lo stesso Lucanto, Adolfo D’Ambrosio, Benito Palaia e altri due soggetti. Palaia (indagato nell’inchiesta “Blu Notte”) risulta «esponente di spicco della consorteria di ‘ndrangheta calabrese operante sull’area di Rosarno», fratello di Francesco Benito Palaia già ai vertici della cosca capeggiata dalla locale famiglia Bellocco e cognato Umberto Bellocco considerato capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta. Ma cosa ci fa Palaia a colloquio con presunti esponenti della mala bruzia?
Dai colloqui captati, chi indaga scorge il malcontento manifestato da D’Ambrosio. L’uomo considerato al vertice dell’omonimo gruppo criminale operante a Cosenza è insofferente nei confronti di chi «avrebbe dovuto svolgere il ruolo di intermediario con Benito Palaia per la trattativa di un carico di sostanze stupefacenti».
«Mu manni u numeru ca u vuagliu chiama iu pe vida chi vo fa chistu», scrive via sms D’Ambrosio al suo interlocutore facendo intuire la volontà di contattare Palaia. Detto, fatto. D’Ambrosio scrive subito al rosarnese. «Salve sono l’amico di (…) ho necessità di vedervi al più presto possibile anche oggi». Agli sms seguirà un appuntamento, come si evince dal dialogo intercettato e datato 19 gennaio 2020. «Vi aspettavo che era qualcosa di … di urgente», Palaia risponde: «va benissimo ok…vedo, vedo, vedo di fare l’impossibile pure domani in giornata verso le due, vedo io, vedo io, per domani sono là». Il rosarnese vuole rassicurazioni sul suo arrivo e chiede: «Chi viene a prendermi all’uscita?». L’incontro si farà e sarà documentato con un servizio di osservazione datato 20 Gennaio 2020, attraverso il quale viene riscontrata la presenza di: Adolfo D’Ambrosio, Marco Lucanto, Benito Palaia e altri due soggetti.(f.benincasa@corrierecal.it)
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