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le indagini

Picchiato per nove ore in una stalla. «Hanno smesso quando hanno visto che avevo braccio e gamba rotti» – NOMI

I dettagli dell’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato all’arresto di quattro persone. Avrebbero rapporti di «contiguità» con i Gaglianesi

Pubblicato il: 21/12/2022 – 15:32
Picchiato per nove ore in una stalla. «Hanno smesso quando hanno visto che avevo braccio e gamba rotti» – NOMI

CATANZARO Sono accusati, a vario titolo, di tortura, di lesioni personali aggravate, sequestro di persona, violenza privata, detenzione illegale di arma comune da sparo, rapina – tutti reati aggravati dal metodo mafioso – i quattro uomini che oggi sono stati tratti in arresto dalla Squadra Mobile di Catanzaro su ordinanza del gip Chiara Esposito. Si tratta di Vitaliano Costanzo, 31 anni, Francesco Squillace 54 anni, Riccardo Elia 31 anni e Luigi Pettinato, 25 anni, tutti di Catanzaro.

Violenze e vessazioni dopo il presunto “sgarro”

Le accuse ricostruite dalla Dda di Catanzaro raccontano le ripetute violenze e vessazioni subite a fine ottobre scorso da un giovane “accusato” di avere avuto una relazione con la compagna di Vitaliano Costanzo. E sarebbe stato proprio Costanzo a convocare la vittima a casa sua e a costringerla a confessare il tradimento, attraverso ripetute percosse, compiute con schiaffi, pugni e un bastone, minacciandolo con una pistola, minacciando di accoltellarlo, sottraendogli il telefono e impedendogli, con la presenza degli altri tre amici, di allontanarsi dal luogo nel quale veniva trattenuto. L’interrogatorio violento, ricostruiscono gli investigatori, è durato dalle 17:30 del 26 ottobre fino a mezzanotte inoltrata del giorno seguente. La vittima è stata condotta, da Vitaliano ed Elia, a Catanzaro Lido a casa della compagna di Vitaliano e qui, alla presenza della donna, avrebbe confessato la relazione sentimentale.

Il legame con i Gaglianesi

Il reato di lesioni personali è aggravato dai motivi abbietti, dalla premeditazione e dal metodo mafioso perché il gruppo avrebbe fatto valere, anche implicitamente, l’appartenenza alla cosca dei Gaglianesi. Costanzi Vitaliano è accusato della detenzione illegale di arma comune da sparo, per la precisione una pistola di colore nero, e rapina per avere sottratto alla vittima il suo telefono cellulare. Come se non bastasse, la sera del 27 ottobre Vitaliano Costanzo, Francesco Squillace e Riccardo Elia avrebbero sottoposto la vittima a due ore di «gravi sevizie fisiche», a casa di Vitaliano, colpendolo ripetutamente con un piede di porco, una spranga di ferro e un bastone in varie parti del corpo per punirlo dell’offesa recata a Vitaliano.

«Vittima in pericolo di vita»

Le sevizie sono state così brutali ma mettere la vittima «in pericolo di vita» tanto che le «prime persone intervenute e soccorrerlo hanno dovuto praticargli una manovra salvavita a causa dell’ingrossamento della lingua che gli impediva di respirare»; Gli hanno procurato una frattura scomposta dell’ulna destra, frattura del perone sinistro e della tibia sinistra – che hanno costretto il giovane a subire tre interventi chirurgici –, oltre a contusioni multiple, tanto che la persona offesa ha raccontato agli inquirenti: «Hanno smesso penso quando hanno visto che avevo il braccio rotto, la gamba rotta». Per questa aggressione brutale, i tre sono accusati di lesioni personali, sequestro di persona, tortura, violenza privata. Tutti e quattro sono poi accusati di violenza privata per avere costretto il fratello della vittima a omettere qualsiasi denuncia da parte sua e dei suoi familiari per l’aggressione subita dal congiunto.

Picchiato per un giorno in una stalla

Nell’ordinanza di custodia cautelare si specifica che a carico dei quattro «sussiste la gravità indiziaria nella forma del metodo mafioso per i reati contestati», essendo «innegabile» la natura oggettivamente mafiosa dell’aggressione, trattandosi di barbara e spietata violenza, attentamente pianificata e commessa con modalità sfrontate e brutali tipiche dell’agire della criminalità organizzata, in tal modo intenzionata a palesare il suo potere e la sua forza all’inerme collettività». Alla base del blitz della Squadra Mobile la testimonianza della vittima, che ha raccontato di essere stata picchiata per nove ore in una stalla il primo giorno, aggressione poi ripetuta il giorno successivo dal gruppo criminale a colpi di piedi di porco e di pezzi di legno.

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