ROMA Il sostegno alle elezioni in cambio di appalti e assunzioni, le continue frequentazioni tra amministratori e malavitosi, l’affidamento di lavori a ditte in odore di mafia: sono stati questi i motivi che hanno portato allo scioglimento del Consiglio comunale di Anzio (Roma) per infiltrazioni della ‘ndrangheta. Lo scioglimento è stato decretato dal presidente della Repubblica su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi all’esito delle risultanze della commissione di accesso riposta al Comune di Anzio dal prefetto di Roma, risultanze contenute nella relazione del titolare del Viminale pubblicata sulla Gazzetta ufficiale.
Nella documentazione anzitutto si specifica che «nella relazione prefettizia si evidenzia che gli accertamenti in ordine alla sussistenza di fenomeni di infiltrazione e condizionamento mafioso nel Comune di Anzio sono scaturiti da evidenze emerse a seguito di una recente operazione di polizia giudiziaria, cui è seguita l’adozione di una ordinanza cautelativa, emessa in data 14 febbraio 2022 dal Gip del Tribunale di Roma, che ha riguardato sessantacinque persone indiziate di gravi reati, tra i quali figura anche quello di associazione di stampo mafioso. Gli elementi emersi da tale indagine, unitamente a quelli già acquisiti da analoghe operazioni giudiziarie svoltesi nel recente passato, delineano una stabile presenza sul litorale romano di clan di stampo mafioso, in particolare di consorterie criminali legate organicamente ai clan di ‘ndrangheta» presenti nelle province di Reggio Calabria e di Catanzaro. Le risultanze di diverse operazioni di polizia giudiziaria hanno messo in luce l’esistenza “di una fitta trama di relazioni tra consorterie criminali e amministrazione locale” nonché i tentativi di ingerenza di tali organizzazioni malavitose nelle elezioni amministrative tenutesi nel 2018 “e la pretesa di alcuni esponenti della consorteria criminale di ottenere l’affidamento di appalti sia in via diretta che attraverso procedure pilotate».
Secondo quanto scrive il ministro dell’Interno, «la relazione prefettizia, tenuto conto anche delle risultanze giudiziarie, ha riferito di interessenze e frequentazioni tra alcuni amministratori comunali ed esponenti della malavita locale, rapporti finalizzati in particolare ad ottenere appoggi elettorali durante le elezioni amministrative svoltesi nel giugno 2018; rapporti con ambienti criminali sono emersi in modo indiretto anche nei riguardi del sindaco di Anzio come risulta dalla disamina di mezzi tecnici di prova acquisiti agli atti di indagine e risalenti proprio al periodo in cui era in corso la campagna elettorale, dai quali è risultato evidente, in particolare da intercettazioni telefoniche operate in contesti familiari dei malavitosi affiliati al locale clan ‘ndranghetista, il sostegno elettorale al candidato sindaco, poi risultato eletto, da parte della locale criminalità organizzata che si è adoperata per raccogliere voti sul territorio, soprattutto in alcune sezioni elettorali di una località periferica del Comune di Anzio. Dalle medesime risultanze investigative, tratte in particolare dalla predetta ordinanza cautelativa del febbraio 2022, sono emersi ancor più chiaramente elementi e dati che fanno desumere l’esistenza di uno stabile rapporto personale e di interesse tra alcuni componenti la giunta comunale, tra cui il vicesindaco e alcuni ex assessori e dipendenti comunali, ed esponenti di rilievo del locale clan mafioso, i quali hanno assicurato a taluni di essi sostegno elettorale in cambio di appalti comunali».
Il Viminale specifica che «la relazione prefettizia sottolinea che la rilevata situazione di sostanziale compromissione dell’amministrazione comunale ha trovato facile appiglio nella condizione generale di assenza di regole, e di autentico disordine amministrativo in cui versano gli uffici comunali; una gestione amministrativa improntata a criteri di mera conoscenza personale e clientelare». E ancora – si legge nella relazione del ministero dell’Interno – «frequentazioni e cointeressenze con appartenenti al contesto criminale locale sono state rilevate anche nei riguardi di alcuni consiglieri o ex amministratori comunali, uno dei quali peraltro risultato debitore di un prestito in denaro elargitogli da un esponente di spicco del locale clan di ‘ndrangheta, fatto che ha avuto un notevole rilevo mediatico anche nazionale. Quest’ultimo, peraltro, in una nota trasmissione televisiva definiva il suo creditore “modello di famiglia”».
Riguardo all’apparato burocratico, si dà atto nella relazione del Viminale che «la commissione di indagine ha riferito in particolare di un dipendente comunale risultato coinvolto in alcune delle operazioni di polizia giudiziaria che hanno interessato il Comune di Anzio ed afferenti illegittimi affidamenti pubblici nel settore dei rifiuti urbani, per i quali egli è stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, anche con ricorso al braccialetto elettronico per fatti collegati alle sue funzioni. Viene altresì riferito che il predetto dipendente comunale dopo un periodo di sospensione dal servizio e poi di assegnazione ad altro incarico, con determinazione dirigenziale assunta nel 2019 è stato riassegnato alla stessa posizione organizzativa presso la quale si erano palesate le criticità da cui erano scaturite le imputazioni di carattere penale. Ulteriori elementi indiziari dell’appoggio elettorale che l’attuale compagine amministrativa ha ricevuto dalla criminalità organizzata sono stati tratti dalla disamina degli elenchi dei cittadini sottoscrittori di una delle liste elettorali a sostegno dell’attuale sindaco, dai quali si evincono numerosi nominativi riconducibili al locale contesto criminale… soggetti controindicati aventi frequentazioni o rapporti parentali con le famiglie egemoni ‘ndranghetiste insediatesi ad Anzio».
Nell’ambito della gestione dei beni demaniali, la relazione dell’Interno rimarca che «l’organo ispettivo ha rilevato che tra le concessioni marittime molte di esse attengono all’esercizio di attività di stabilimento balneare, le cui istruttorie annuali di competenza comunale risultano incomplete ed irregolari, in quanto mancanti dell’acquisizione delle certificazioni antimafia relative ai concessionari, come invece richiesto dalla normativa vigente… Al riguardo, la relazione prefettizia ha evidenziato che gli accertamenti ispettivi hanno atto emergere lo specifico interesse nel settore della criminalità organizzata; infatti, la verifica a campione sugli assetti societari titolari di concessione balneare o di ristorazione ha confermato l’esistenza di rilevanti elementi di collegamento tra queste attività economico-imprenditoriali con soggetti contigui alla criminalità organizzata e in altri casi “la cointeressenza economica, in tale settore, di prossimi congiunti di alcuni amministratori locali”». I rapporti personali tra alcuni amministratori comunali ed esponenti delle locali consorterie mafiose – si legge ancora – «sono stati rilevati anche nell’affidamento diretto di alcuni lavori di ispezione ed espurgo di tratti di condotte per acque reflue ad una società riconducibile ad una nota famiglia di ‘ndrangheta insediatasi nel territorio anziate. In conclusione – scrive il ministro dell’Interno – gli esiti ispettivi «dimostrano il preoccupante livello di compromissione dell’amministrazione comunale nei confronti della criminalità organizzata di stampo mafioso radicatasi nel territorio di Anzio», da qui l’accertamento che ricorrono le condizioni per lo scioglimento del consiglio comunale di Anzio (Roma). (c.a.)
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