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«La deregulation che sottrae soldi ai calabresi»

Quella che il Consiglio Regionale della Calabria si appresta a votare, non senza polemiche interne, è tecnicamente una deregulation delle norme sul gioco d’azzardo. Si tolgono vincoli nella gestio…

Pubblicato il: 22/12/2022 – 11:50
di Domenico Marino*
«La deregulation che sottrae soldi ai calabresi»

Quella che il Consiglio Regionale della Calabria si appresta a votare, non senza polemiche interne, è tecnicamente una deregulation delle norme sul gioco d’azzardo. Si tolgono vincoli nella gestione e nell’organizzazione e si rende più facile l’accesso ai giocatori. Si giustifica questa legge con l’ipotesi che questa semplice operazione di deregulation potrebbe portare 8.000 posti lavoro in più. Non so se questa è la bufala più grossa propagandata dalla politica nel 2022, ma sicuramente può competere con buone possibilità di successo per il “Premio La Bufala dell’Anno 2022”.
Se con una semplice operazione di deregulation si potessero creare o salvare 8.000 posti di lavoro in Calabria, che di occupati in tutti i settori ne conta appena 500.000, in un settore non proprio trainante dell’economia, staremmo assistendo ad un miracolo.  Bisognerebbe cominciare ad organizzare pellegrinaggi al Consiglio Regionale della Calabria!
In Italia il gioco d’azzardo vale circa 100 miliardi di euro, per la metà veicolato attraverso la modalità online (che da sola vale più del 30% della raccolta) e attraverso le lotterie istantanee i vari gratta e vinci.
In Calabria il volume di spesa per i giochi si attesta su un valore di circa 2 miliardi di euro che significa circa 1.000 euro pro-capite. Il fatturato delle slot machine in questo settore in Calabria si può stimare in 700-8000 milioni di euro. Capite bene, quindi, che creare 8.000 posti di lavoro con un fatturato di 700.000 milioni di euro è a dir poco esilarante. Vanno fatte però ulteriori considerazioni. La prima è relativa alla cifra di 1000 euro pro-capite per il gioco d’azzardo che è elevatissima considerato che il pil pro-capite in Calabria è di circa 17.000 euro e che, quindi, incide per il 6% sul reddito pro-capite dei calabresi e questo dovrebbe consigliare degli interventi per ridimensionare il fenomeno che di per sé può essere foriero di pesanti conseguenze sociali.
Il gioco d’azzardo, infatti, si tira dietro il peso di famiglie rovinate dalla dipendenza patologica, giri di usura, illegalità connesse con il settore delle scommesse. Va, poi, messo bene in evidenza che di questi due miliardi di raccolta quello che resta in Calabria è una somma ridicola e limitata alle commissioni che vengono date agli esercizi che gestiscono il gioco, mentre la gran parte dei profitti vanno a beneficio di società che operano in altre regioni e che non pagano neanche le tasse in Calabria.
Il gioco d’azzardo oltre che un fenomeno da contrastare per il danno che produce al tessuto sociale, anche se legalizzato, andrebbe disincentivato da una politica attenta, perché il suo effetto finale è quello di un trasferimento di ricchezza da una regione povera (la Calabria) a regioni più ricche.
La deregulation proposta dalla legge regionale è in sostanza un aiuto a defraudare meglio e ulteriormente la ricchezza dei calabresi. Non ci possiamo esimere da una considerazione finale che è la seguente e che è a mio avviso dirimente.
Tra tutti i problemi della Calabria che avrebbero bisogno di interventi legislativi urgenti, siamo sicuri che deregolamenta il gioco d’azzardo sia la priorità? Stiamo investendo tempo per approvare con urgenza una legge che avrà un impatto economico nullo, (altro che 8000 posti di lavoro) che contribuirà a danneggiare pesantemente le famiglie calabresi e che avrà come unico risultato finale quello di facilitare l’esproprio di ricchezza dei calabresi, soprattutto di quella dei più deboli e fragili. Mentre la sanità langue, le imprese boccheggiano e l’occupazione non decolla ci preoccupiamo di deregolamentare il gioco d’azzardo. Qualcosa non torna!

*docente di Politica economica – Università “Meditteranea” di Reggio Calabria

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