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Contabile e uomo fidato di Di Puppo. Marco D’Alessandro è «la giovane leva della criminalità»

L’indagato nell’inchiesta “Reset” si è consegnato in carcere dopo tre mesi di latitanza. «Avrebbe ricevuto la “quarta dote” di ‘ndrangheta ovvero la Santa»

Pubblicato il: 23/12/2022 – 9:23
di Fabio Benincasa
Contabile e uomo fidato di Di Puppo. Marco D’Alessandro è «la giovane leva della criminalità»

COSENZA Sfuggito alla maxi operazione “Reset” coordinata dalla Dda di Catanzaro , Marco D’alessandro, 32enne cosentino, si è consegnato spontaneamente dopo circa tre mesi di latitanza. Ieri pomeriggio intorno alle 18, accompagnato dal proprio legale di fiducia l’avvocato Gianluca Garritano, ha raggiunto il carcere Sergio Cosmai di Cosenza. Considerato una «giovane leva della criminalità», D’Alessandro è inserito nel gruppo Di Puppo ed ha sempre coltivato «ambizioni di conquistare in breve tempo le “doti” criminali più elevate». Per questo motivo, si è recato a casa di Francesco Patitucci, in una occasione portando con sé un dono.

La figura criminale

Marco D’Alessandro è accusato di essere «organizzatore e promotore dell’associazione ed inserito nell’articolazione territoriale e funzionale operante nella zona di Rende sotto la direzione di Michele Di Puppo». Dallo stesso capo dell’omonimo gruppo criminale avrebbe ricevuto la “quarta dote” di ‘ndrangheta ovvero la Santa. E’ un elemento prezioso in seno alla consorteria criminale tanto da interfacciarsi direttamente anche con altri elementi di vertice dell’associazione come Adolfo Foggetti, Francesco Patitucci, Rosanna Garofalo. E‘ dunque, uomo di riferimento per l’associazione riguardo all’esecuzione delle principali attività criminali nella città di Rende ed in alcuni comuni vicini, «dalle rapine, alle estorsioni, all’usura, al traffico di sostanza stupefacenti». Non solo. D’Alessandro si occupa anche della contabilità del gruppo, quindi del versamento dei proventi illeciti nella “bacinella” (la cassa comune dell’associazione) all’interno della quale vengono depositati i danari destinati agli stipendi degli affiliati liberi e al mantenimento di quelli detenuti.

Le dichiarazioni di Zaffonte

Ad aiutare gli investigatori nel tracciare il profilo di Marco D’Alessandro è il pentito Giuseppe Zaffonte. Quest’ultimo è stato affiliato da Michele di Puppo in carcere dietro suggerimento proprio di Marco D’Alessandro. «Diede l’assenso», sostiene il collaboratore di giustizia. Che sulla gerarchia degli aventi diritto alla “retribuzione” precisa: «al primo posto in ordine di priorità e di costi metteva appunto Ettore Lanzino, alla cui moglie veniva corrisposto uno stipendio tra i 2 e i 3 mila euro mensili, seguivano i Di Puppo (Michele, Franco, Umberto e Giovanni) per i quali le rispettive famiglie percepivano dai 1,5 ai 2 mila euro circa e gli altri ‘sostenuti’. Tali spese venivano annotate in un quaderno, nella disponibilità (almeno fino all’epoca delle sue dichiarazioni) di Marco D’Alessandro, indagato nel procedimento Reset.

(f.benincasa@corrierecal.it)

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