LAMEZIA TERME «Auguro a tutti voi, alla Chiesa lametina, in modo particolare a partire dai presbiteri, dalle religiose, dai religiosi, dai diaconi, dai seminaristi, da tutti i consacrati fino ad arrivare a tutte le realtà, associazioni, gruppi, movimenti, parrocchie, famiglie, che la nostra umanità, la nostra carne umana, possa essere toccata dall’eternità di Dio, per darci la forza di andare avanti, di continuare davvero sulla strada del Signore che è una ed è chiamata la via dei credenti». Questo l’augurio che il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, ha rivolto stamani alla comunità della Chiesa che è in Lamezia nel corso della celebrazione eucaristica della Messa del giorno di Natale.
«È la via – ha aggiunto monsignor Parisi – sulla quale il Signore cammina e sulla quale possiamo camminare anche noi. Su questa via si fa solo un’esperienza: l’esperienza dell’amore di Dio. Ecco perché nella rivelazione di Giovanni, nel brano del Vangelo di oggi, ci è stato detto che “il Signore ci ha trasformati in figli”. Siamo famiglia di Dio, siamo fratelli tra di noi in Cristo che è venuto ad elevare l’umanità, il senso della vita umana. Ed io questo senso pieno, cioè colmo dell’amore di Dio, manifestato nella tenerezza, nella debolezza di Gesù Cristo, lo auguro a me e ad ognuno di voi, di tutto cuore, e mi piace dire non “Buon Natale”, è troppo immediato, troppo usato, vi voglio dire “Santo Natale” dove per santità si intende concretezza nella costruzione della storia, generatività nella realizzazione di un’umanità nuova».
Per il Vescovo di Lamezia, oggi, stiamo vivendo una crisi «antropologica» che «è una crisi dovuta alla mancanza di pensiero. È una crisi di astinenza – ha aggiunto monsignor Parisi – . Astinenza dal pensare, dal pensare secondo Dio e dal pensare la nostra vita secondo una logica che è la logica del Signore che è la logica che ci è rivelata nel Bambino di Betlemme, la logica dell’amore, della passione, della tenerezza. Ma, dov’è più la tenerezza? – ha chiesto il Vescovo – Dov’è più la passione? Dov’è più l’amore? Diventiamo subito lupo dell’altro. Mettiamo tra di noi la logica della giungla ed il Signore viene a dire ‘ma così ti sei ridotta umanità? Ecco, io entro dentro questa carne marcita dell’umanità e le dico rivivi».
«Il Natale di toni reali – ha detto al riguardo monsignor Parisi – è un ingresso del logos di Dio, il Verbo per eccellenza che rende presente, visibile, il Signore. Quel Dio che veniva immaginato lontano, irraggiungibile, adesso è in un bambino che è la tenda dell’incontro, la shekinah della presenza di Dio: entri attraverso questo Bambino e ti incontri con il Signore ed il Signore attraverso questo Bambino incontra l’umanità. C’è davvero speranza. Rinasce la speranza. Ecco perché i toni delle letture di questi giorni, in modo particolare della notte di Natale e del giorno di Natale sono toni che fanno riferimento alla luce, alla bellezza, allo splendore di Dio perché questo splendore di Dio altro non è se non speranza di vita nuova per l’umanità e la speranza di vita nuova per l’umanità si chiama umanità scoperta nella sua dignità».
Da qui l’augurio affinché questo Natale «sia un giorno dal quale inizia il nostro cammino, la nostra trafila da credenti» e «faccia iniziare il dinamismo che noi dobbiamo mettere, giorno dopo giorno, dentro l’umanità. Guardando a questa crisi dell’uomo, a questa crisi antropologica – ha concluso il Vescovo – chiediamo al Signore di mandarci il suo Logos, la sua Parola, il suo Verbo, il suo pensiero, il suo modo di essere, di ragionare. Assumiamo, cioè, nel piccolo di Betlemme lo stile di Dio che è lo stile dell’incontro, è lo stile della condivisione ed è lo stile della liberazione e della redenzione».
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