La parabola

L’11 dicembre 1955, il nascente settimanale “L’Espresso”, a pagina 3, titolava: “Capitale corrotta=nazione infetta”. L’articolo era firmato dal giornalista Manlio Cancogni. L’autore prendeva di mira la speculazione edilizia romana e l’enorme livello di corruzione che essa stava generando. Ma ancor oggi la metafora rimane vera: quel che succede nella capitale d’Italia si riverbera nelle fibre del resto della nazione.
L’Espresso era in formato lenzuolo e, per oltre cinquant’anni, ha dato lezioni di giornalismo in Italia, aiutando intere generazioni di lettori a formarsi una coscienza democratica. Il primo direttore fu Arrigo Benedetti (2 ottobre 1955 – 2 giugno 1963). Poi vennero Eugenio Scalfari, Gianni Corbi, Livio Zanetti, Giovanni Valentini, Claudio Rinaldi, Giulio Anselmi, Daniela Hamaui, Bruno Manfellotto, Luigi Vicinanza, Tommaso Cerno, Marco Damilano, Lirio Abbate e, ora, Alessandro Mauro Rossi. Nel tempo la proprietà, ha avuto tanti passaggi, da De Benedetti ad Agnelli sino all’ultimo che è Danilo Iervolino, presidente della Salernitana Calcio, già patron dell’Università telematica Pegaso e socio rilevante di Bfc Media.
Forse, con quest’ultimo passaggio, s’è conclusa una parabola.

*giornalista