LAMEZIA TERME Due mostre di arte contemporanea inaugurate in poche settimane. Segno di una ritrovata vivacità culturale, notizia positiva dopo gli anni durissimi di pandemia e restrizioni, ma anche di nuove e sorprendenti prospettive che guardano tutte in una stessa direzione: abbattere barriere concettuali e accompagnare il pubblico in un viaggio di nuove visioni e orizzonti.
È quanto sta accadendo fra le magnifiche stanze del Museo archeologico di Lamezia Terme, diretto da Simona Bruni. Uno scrigno prezioso, ricco di reperti e bellezze culturali che affondano le radici in secoli di storia. Ed è proprio fra queste teche che si snodano le ultime iniziative, un viaggio quasi viscerale su una linea sospesa del tempo, tra ciò che è stato ed è e quello che sarà. E lo spiega chiaramente ai microfoni del Corriere della Calabria proprio Simona Bruni: «Noi dobbiamo sempre ricordare questo dualismo di tutto quello che ci circonda del passato e che poi è divenuto, in una nuova forma e in una nuova veste, contemporaneità e comunicazione contemporanea».
Il progetto ideale di Simona Bruni, grazie anche alla collaborazione fattiva sul territorio dell’assessore alla Cultura del Comune di Lamezia Terme, Giorgia Gargano, e alle tantissime associazioni attive sul territorio lametino, è di superare i confini già marcati nel tempo del museo archeologico, trasformandolo in qualcosa di più. «Il nostro obiettivo è quello di porre l’attenzione dei musei archeologici all’interno delle reti territoriali – ci spiega – come hub culturali che devono poter incamerare una serie di ventagli ed aiutare ed accompagnare il fruitore in nuove comunicazioni, ma soprattutto in nuove fruizioni, che non abbiano mai una dialettica predominante ma che riescano a far capire le nostre stratificazioni perché le stratificazioni il passato sono le stratificazioni del presente».
E la mostra “Timeless” del maestro Momoli, l’ultima solo in ordine di tempo inaugurata al Museo, è la parafrasi perfetta di quel “tempo sospeso” che, spiega ancora la Bruni, può essere «declinato anche nei nostri contesti archeologici, lo ritroviamo nelle nostre vite vissute, lo ritroviamo quando ci sospendiamo nell’elemento della contemplazione dell’opera d’arte a qualunque appartenga. E l’istituto museale deve essere presente in questo focus concettuale». La “nuova” direzione intrapresa dalla Direzione regionale dei Musei è ben rappresentata anche dalla nuova mostra di Anna Corcione al museo di Sibari. «Lo scorso venerdì è stata presentata la mostra proprio all’interno di un meraviglioso contesto archeologico, per dirvi che noi parliamo un’unica lingua e soprattutto vogliamo accompagnare i fruitori in queste dinamiche culturali e di biunivocità tra il contenuto, il contenitore e i suoi fruitori». (g.curcio@corrierecal.it)
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