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Quando (e come) le cosche di Rocca di Neto hanno trovato l’America

L’indagine dell’Fbi sulla ‘ndrangheta crotonese. Il favore dei calabresi a Matozzo per intervenire nell’estorsione a Manhattan

Pubblicato il: 27/12/2022 – 20:38
di Alessia Truzzolillo
Quando (e come) le cosche di Rocca di Neto hanno trovato l’America

CATANZARO Ha tutto inizio nel marzo 2020, quando il Servizio centrale operativo riceve alcune segnalazioni dall’Fbi di New York. Gli americani segnalano un nome sul quale stanno investigando: Teodoro Matozzo, 65 anni, detto Terry, originario di Satriano, descritto come «esponente di spicco del crimine organizzato americano, ritenuto strettamente collegato alle note famiglie “Gambino” e “Colombo” de “La Cosa Nostra” americana». Secondo quanto risulta agli investigatori d’Oltreoceano, Matozzo sarebbe dedito al traffico di stupefacenti, al riciclaggio di metalli preziosi e alla gestione del gioco clandestino.
Non solo.
Gli inquirenti newyorkesi sottolineano attività sospette che tale Ernesto Toscano, 56 anni, di Rocca di Neto, avrebbe compiuto per conto di Matozzo tra l’America e l’Italia. Le indagini dell’Fbi di New York portano in un piccolo centro del Crotonese, Rocca di Neto, dove Toscano avrebbe indirizzato il proprio concittadino Ennio Lerose «per prendere diretto contatto con i suoi zii Pietro Corigliano e Martino Corigliano, così da convincerli ad intervenire nell’attuazione di una grave estorsione ai danni di un imprenditore di Manhattan».
I Corigliano – è scritto nell’informativa di quasi 1500 pagine finita sulle scrivanie del procuratore Nicola Gratteri e dei sostituti Domenico Guarascio e Paolo Sirleo – avrebbero accettato la proposta e si sarebbero subito prodigati a incaricare dell’estorsione alcuni sodali, già stabiliti a New York. Questo è il versante americano di una inchiesta che ha portato la Dda di Catanzaro, lo scorso 19 dicembre, a eseguire un fermo nei confronti di 18 persone. Nell’informativa, però, sono finiti anche soggetti non attenzionati dal fermo ma molto attenzionati dalle indagini degli investigatori americani.

Incarico riuscito e richiesta di nuovi “servizi”

Secondo gli investigatori, Toscano, visti i suoi movimenti in Italia e la ripartenza per gli Stati Uniti, ha presumibilmente «affidato l’incarico criminale al suo amico Ennio Lerose nel corso della prima decade del mese di agosto 2019, poiché, come è stato accertato, il giorno 12 egli lasciava gli Stati Uniti per recarsi in Italia, seguito il 24 agosto dallo stesso Lerose».
L’azione criminale commissionata da Teodoro Matozzo avrebbe avuto buon esito il 10 dicembre 2019, tanto che «Matozzo avrebbe incaricato il gruppo criminale calabrese di prestargli analoghi “servizi”, da attuarsi nei confronti di differenti soggetti presenti nello Stato di New York».

Il buen retiro dei clan di Belvedere di Spinello e Rocca di Neto a Glen Cove

Nell’informativa redatta da Sco e Squadra mobile di Crotone viene inserito un interrogatorio del 12 maggio 2012 al collaboratore di giustizia Francesco Oliverio, a proposito dell’agguato mortale effettuato contro Francesco Iona il 9 ottobre 1999. Oliverio precisa che due degli ideatori dell’agguato «avevano deciso di recarsi negli Stati Uniti qualche giorno prima dell’azione, così da crearsi un alibi per l’omicidio».
Gli investigatori annotano che «L’espediente concepito dai due sodali per fornire un’eventuale giustificazione plausibile agli inquirenti, trova senz’altro ragione nel fatto che numerosi esponenti dei clan di Belvedere di Spinello e Rocca di Neto si sono trasferiti da diversi anni negli Stati Uniti d’America, e precisamente a Glen Cove, nello Stato di New York, ove sembrerebbe sussistere una vera e propria colonia calabrese».
Nello stesso territorio vive la famiglia Iona. Il collaboratore di giustizia Francesco Tornicchio, di Belvedere Spinello, afferma «che il proprio clan era da tempo alleato con le famiglie “Iona” di Belvedere di Spinello e Rocca di Neto». Tornicchio riferisce anche «in merito al vasto “patrimonio” che la famiglia “Iona” era riuscita ad accumulare negli Stati Uniti, in particolar modo Antonio Iona con diverse proprietà nel settore commerciale: “Per mia cognizione diretta la famiglia Iona dispone di un patrimonio notevole negli Stati Uniti (Antonio Iona è titolare di supermercati, centri commerciali negli Usa)”».

Follow the money

Gli inquirenti americani seguono i soldi e scoprono che tra dicembre 2016 ed ottobre 2017 c’erano state «transazioni sospette operate da Ernesto Toscano presso l’agenzia di cambio assegni “Sabrina’s Check Cashing Inc.”, sita a Hempsteadal». In particolare, Toscano aveva cambiato in contanti 33 assegni per un totale di 780.424,25 dollari (670mila euro circa). Assegni emessi dall’impresa edile “Roccaway Construction Corp.” di Massimiliano Guarascio (un soggetto residente a pochi metri da Antonio Iona), in favore della ditta “M&E Construction”, riferibile a Toscano. Operazioni extra bancarie che erano costate circa 15mila euro tra tasse e servizi.
Nel 2019 gli agenti dell’Fbi tracciano analoghe operazioni sospette, sempre nella stessa agenzia di Hempsteadal, eseguite da Ennio Lerose e Antonio Iona. Lerose aveva cambiato molteplici assegni per un totale di 1.168.879 dollari (un milione di euro circa). Iona aveva cambiato diversi titoli per un importo di 797.268 dollari (675mila euro circa). Entrambi, per queste operazioni, aveva speso l’equivalente di 22mila euro.
Secondo gli investigatori c’è un «netto contrasto» tra i 670.000 dollari di ricavi per l’anno 2019, indicati dalla ditta di Iona e le operazioni di cambio effettuate dallo stesso.
Nel rapporto redatto col supporto di Sco, Squadra Mobile ed Fbi risulterebbe «una fitta rete di contatti che, grazie anche allo sviluppo dei tabulati telefonici delle utenze utilizzate dagli indagati italiani, ha consentito di prefigurare uno schema grafico delle relazioni dirette e dei rapporti di contiguità tra il gruppo criminale capeggiato da Teodoro Matozzo, i componenti della famiglia “Iona” presenti in America ed i vertici del clan “Corigliano” di Rocca di Neto».
E per quanto riguarda l’agenzia alla quale si sono rivolti Toscano, Lerose e Iona, gli inquirenti annotano: «Secondo quanto riferito, sebbene operino nella piena legalità, le agenzie di “cambio assegni” vengono spesso utilizzate da gruppi criminali per riciclare i proventi delle proprie attività illecite, anche a fronte di fugaci e generiche procedure di tracciamento del denaro, svincolate dai sistemi di controllo della Banca Centrale Americana». 

La “manodopera calabrese” a disposizione di Matozzo

Le intercettazioni a carico di Ernesto Toscano avrebbero fatto emergere il “metodo” di Matozzo il quale sarebbe stato solito servirsi di «soggetti calabresi da impiegare in non meglio precisate attività, tra cui certamente del lavoro “in nero”, in diverse aree dello Stato di New York». Toscano, intercettato, spiega come funzionava il sistema: i calabresi, dopo il rilascio di un certificato Esta per il turismo (Electronic System for Travel Authorization, sistema elettronico per l’autorizzazione al viaggio senza visto, rilasciata dal Governo degli Stati Uniti) sarebbero rimasti per un soggiorno di tre mesi. E le loro “prestazioni” avrebbero fruttato anche 5000 euro al mese.
«Un canale di “lavoro” – scrivono gli investigatori – indubbiamente remunerativo, per il quale Matozzo non richiedeva ai propri “ragazzi” alcuna specifica competenza, se non quella di adottare la massima discrezione verso gli ambienti esterni al contesto».
Ernesto Toscano, ignaro di essere intercettato, «dibatteva di tale fiorente prospettiva con diversi amici e conoscenti, ad alcuni dei quali – precisando di essere già in possesso dei titoli di viaggio necessari per fare rientro a New York – prospettava la possibilità di seguirlo in America. Una realtà che vantava di conoscere molto bene, grazie anche alle particolari aderenze di cui egli godeva per il tramite di Matozzo e di Ennio Lerose». 
«“Ora che cominciano un poco a scarseggiare… [con il denaro] – dice Toscano – prendo di nuovo… io vado in America quando mi devo comprare qualcosa… l’altra volta dovevo comprarmi la macchina… senza fare finanziamenti e niente… in tre mesi fai quindicimila euro!”, “Sono sceso [ovvero, sono tornato in Calabria] e ho comprato la macchina!”».

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