La consulenza a Franco Pacenza inguaia gli ex assessori regionali della Giunta Oliverio

CATANZARO La Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per la Regione Calabria, al termine dell’udienza camerale dello scorso 14 dicembre 2022 ha emesso una sentenza nel giudizio di responsabilità nei confronti dell’ex assessore regionale all’ambiente Antonietta Rizzo. Si procederà separatamente, invece, per le posizioni dell’ex governatore della Calabria Mario Oliverio, per gli ex assessori regionali: Viscomi Antonio, Barbalace Carmela, Musmanno Roberto, Roccisano Federica, Rossi Francesco, Russo Francesco, Corigliano Maria Francesca, Fragomeni Maria Teresa, Robbe Savina Angela Antonietta e i dirigenti Pallaria Domenico Maria, Aquino Gina. L’accusa nei loro confronti è di «danno a titolo di responsabilità amministrativa per danni arrecati a Regione Calabria per incarico consulenziale».

I fatti

Con atto di citazione depositato il 10 giugno 2022, la Procura formulava richiesta di risarcimento danni per la somma complessiva di 119.566,72 euro oltre accessori e spese, a titolo di colpa grave ed in diversa misura tra di loro, nei confronti delle persone citate per il danno erariale derivante dall’incarico consulenziale conferito – negli anni 2017, 2018 e 2019 – dalla Giunta Regionale della Calabria a Franco Pacenza, «in asserita violazione della legge regionale n. 13/96 e delle altre disposizioni disciplinanti la materia degli incarichi».

La posizione di Antonella Rizzo

In particolare, osserva la Corte dei Conti, Antonella Rizzo (in qualità di componente di Giunta che aveva deliberato l’incarico ed i suoi rinnovi) era stata chiamata a
rispondere per 11.500 euro (€ 4.000,00 per il 2017, € 4000,00 per il 2018 ed € 3.500,00 per il 2019). L’avvocato Natale Carbone, nell’interesse della ex assessora all’Ambiente, ha depositato una memoria difensiva in cui in via preliminare chiedeva l’ammissione al rito abbreviato e di definire il giudizio con il pagamento di 2.300 euro (pari al 20% di quanto contestatole in citazione). La difesa aveva allegato alla richiesta il parere favorevole della Procura Regionale previo concorde parere del pm. Per la Corte, «la somma offerta poteva ritenersi congrua in considerazione dell’entità del danno, del grado della colpa della convenuta e del suo apporto causale al danno». (f.b.)