ROMA La cooperazione internazionale di polizia produce risultati sempre più significativi: da gennaio a fine novembre di quest’anno sono stati arrestati 1.369 latitanti in 64 Paesi, 26 in più del 2021. Sono alcuni dei dati resi noti dal Viminale. Dei latitanti arrestati, 654 erano ‘attivi’, vale a dire ricercati dalle autorità giudiziarie italiane in 40 Paesi: in ambito europeo, il 22% è stato arrestato in Romania, il 18% in Spagna, il 14% in Germania, il 12% in Francia mentre a livello extraeuropeo per numero di arresti (36) spicca l’Albania. I latitanti ‘passivi’, ricercati dalle autorità giudiziarie estere e catturati dalle forze di polizia italiane, sono stati 715, ricercati da 64 Paesi: a livello europeo per lo più da Romania (30%), Germania (20%) e Francia (8%). Dei 1.369 latitanti, 72 sono stati arrestati attraverso la rete Enfast (European national fugitive active search team), il network che collega i team incaricati della ricerca e della cattura a livello internazionale dei ricercati (+10% rispetto al 2021 quando erano stati 65).
Dei latitanti arrestati, 138 appartengono al crimine organizzato e 24 ad organizzazioni mafiose (2 a cosa nostra, 7 alla ‘ndrangheta, 9 alla camorra, 3 a mafie pugliesi e 3 a mafie straniere). Il progetto I-Can (Interpol cooperation against ‘ndrangheta), promosso dall’Italia insieme ad Interpol e avviato nel 2020, ha fatto registrare importanti risultati operativi: 37 i latitanti catturati complessivamente, di cui 11 nel 2022 in sei Paesi diversi con figure criminali di estrema pericolosità come Vittorio Raso, Mario Palamara (il cosiddetto broker delle ‘ndrine) e Luciano Camporesi. Risultati resi possibili dalla cooperazione internazionale di polizia e dalla rete promossa da I-Can con 13 Paesi aderenti oltre all’Italia (Argentina, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Colombia, Francia, Germania, Spagna, Svizzera, Stati Uniti e Uruguay).
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