REGGIO CALABRIA «L’anno scorso erano 53 e quest’anno ne abbiamo fatte 88. Significa che la “messa alla prova”, che io reputo lo strumento “principe” del processo penale minorile, sta avendo un giusto impiego. Ci siamo mossi da tanti punti di vista. Il processo penale e l’attività giudiziaria in ambito minorile sono finalizzati al recupero dei ragazzi e non all’aspetto punitivo». Lo ha detto il procuratore Roberto Di Palma nel corso della conferenza stampa organizzata per illustrare il bilancio dell’ultimo anno di attività della Procura per i minorenni di Reggio Calabria. Nel 2022 il trend della Procura è più o meno quello dell’anno scorso ha sottolineato il magistrato ricordando, a proposito, il recente protocollo con la Reggina 1914 che consentirà ai minori di «vivere anche delle esperienze che li possano attrarre».
«Vogliamo – ha aggiunto il procuratore – che la messa alla prova o le esperienze di carattere civile non vengano vissute come una pena ma piuttosto come qualcosa di bello da fare. A me non interessa punire. Immettere nel mondo dei maggiorenni un minorenne con una targa di pregiudicato, per me è un fallimento».
Sono aumentati anche i fascicoli civili. Si è passati da 1506 a 2087. «È un aumento – ha rilevato – che non è dovuto soltanto agli sbarchi, che ci sono stati anche nel 2021, ma significa probabilmente un’attenzione maggiore da parte di tutti gli operatori per quelli che sono i fenomeni del disagio minorile e giovanile. C’è un’attenzione puntata su quelle famiglie in cui ci sono minori con situazioni di disagio».
Sul fronte dei numeri, i “fascicoli nei confronti di noti” sono 195 (a fronte dei 197 del 2021) mentre quelli “nei confronti dei ignoti” sono passati da 49 a 41. Sono aumentati, invece, i fascicoli sugli “atti relativi” (da 249 a 312) mentre è rimasto pressoché fermo il numero dei minori arrestati: nel 2022 sono 5, uno in più del 2021.
I reati sono sempre gli stessi: quelli contro il patrimonio, e quindi furti e ricettazioni, e quelli in ambito sessuale soprattutto per quanto riguarda la pedopornografia «per la quale i ragazzi – sottolinea ancora il procuratore Di Palma – non hanno nemmeno la cognizione di cosa significhi. Basta pensare allo smercio di fotografie pedopornografiche, prodotte peraltro dalle stesse ragazzine che ci impiegano pochissimo nel fotografarsi e mandare le immagini in giro. E poi c’è la piaga dei reati contro la persona di natura violenta, soprattutto le risse, le lesioni personali, le percosse».
Infine c’è il fenomeno dei giovani che si avvicinano alla criminalità organizzata. «In una società che non riesce a riconoscere la necessaria dignità al giovane – ha detto ancora il procuratore Di Palma – è chiaro che questo si sente perso. Tutti quanti siamo in cerca di un riconoscimento del nostro io. Se questo non riesce nella società civile, diventa un terreno fertile per la ‘ndrangheta. Fidelizzare un ragazzo che si sente un nulla dandogli una pacca sulla spalla o magari offrendogli un caffè è tanto perché forse a quel ragazzo nessuno ha mai fatto questo».
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