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il lungo addio

Pelé, in Brasile proclamati tre giorni di lutto. Martedì 3 gennaio i funerali

Biden: «Da umile a leggenda». Mazzola: «Sembrava fatto di gomma, se ne va una parte di me»

Pubblicato il: 30/12/2022 – 8:46
Pelé, in Brasile proclamati tre giorni di lutto. Martedì 3 gennaio i funerali

ROMA «Con rammarico piangiamo la scomparsa di un uomo che, attraverso il calcio, ha portato il nome del Brasile nel mondo. Ha trasformato il calcio in arte e gioia. Che Dio conforti la sua famiglia e lo accolga nella sua infinita misericordia». Lo ha scritto sui social il presidente uscente del Brasile, Jair Bolsonaro, che in onore del grande campione verdeoro scomparso ieri a 82 anni ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale. Il sindaco di Santos, a sua volta, ha dichiarato sette giorni di lutto nella città in cui O’Rei ha giocato dal 1957 al 1974. La veglia funebre di Pelé avverrà lunedì prossimo, il 2 gennaio, allo stadio Urbano Caldeira – soprannominato Vila Belmiro – a Santos, in Brasile, il giorno dopo l’insediamento di Lula, eletto presidente alle recenti elezioni. Il feretro sarà trasportato dall’ospedale Israelita “Albert Einstein” direttamente allo stadio e posizionato al centro del prato. I funerali si svolgeranno martedì 3 gennaio, preceduti da un corteo funebre per le strade di Santos. La salma verrà tumulata al Memorial Necropole Ecumenica, dopo una cerimonia privata riservata alla famiglia. 

Biden: «Da umile a leggenda»

«Per uno sport che unisce il mondo come nessun altro, l’ascesa di Pelé da umili origini a leggenda del calcio è una storia di ciò che è possibile». Lo ha scritto su Twitter il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ricordando la figura di un grande campione come Pelé. Sentito anche il ricordo di Sandro Mazzola che su “La Repubblica” ha ripercorso la prima volta in cui ha affrontato l’asso brasiliano nella finale del mondiale di Messico 1970, vinta dal Brasile: «C’è stato Pelé, e poi tutti gli altri. Lo guardavo giocare, lì, sullo stesso campo e non credevo ai miei occhi. Era a due metri, ma era sulla Luna. Se ne va una parte di me. Se era marcabile? Penso di no. Perché passava il pallone al compagno e poi scompariva, si smaterializzava per riceverlo di nuovo – prosegue l’ex campione azzurro e dell’Inter – Era agilissimo, una saetta e ti fregava sempre. Pareva fatto di gomma ed era furbissimo. Valcareggi aveva deciso un raddoppio di marcatura continuo: non servì a niente. Durante la partita lo cercavamo continuamente, per capire cosa facesse. Avevamo la testa piena di ordini da eseguire a memoria, quasi metro dopo metro, ma l’emozione fu troppo grande. Anche il Brasile lo era: troppo, per tutt

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