Costoso, poco economico, poco efficiente, forse anche in gran parte inutile: è il “sottogoverno” della Regione Calabria, il complesso di enti strumentali, fondazioni e società partecipate che ruotano attorno alla Cittadella e che continua a rappresentare uno dei maggiori “vulnus” gestionalI dell’amministrazione. Non a caso in genere il “sottogoverno” diventa, anche nella vulgata mediatica, “sottobosco”. Nel Documento di Economia e Finanza varato nell’ultima sessione di bilancio la Giunta regionale il punto della situazione, che registra ancora «diverse criticità» e traccia la “mission” del futuro, che è quella di «un percorso forte e serio di razionalizzazione e riordino».
Anzitutto, in premessa, nel Defr si ricorda che «la Regione Calabria possiede partecipazioni – talora minimali – in numerose entità, parte delle quali da tempo sottoposte a procedure fallimentari o di liquidazione. Tale eccessiva proliferazione di partecipazioni in società non strettamente necessarie è stato da tempo riconosciuto anche dalla Regione stessa: sono stati infatti numerosi gli interventi con cui, in passato, l’amministrazione ha tentato di contenere questo fenomeno ed effettuare processi di razionalizzazione. In altre parole, non sembra esser stata recepita ancora la logica legislativa nazionale che prevede l’indispensabilità delle partecipazioni; è necessario – scrive la Giunta – un immediato sforzo aggiuntivo di tipo quantitativo da parte della Regione Calabria, sia in termini di trasparenza, sia in termini di governance contribuendo a migliorare l’efficacia dell’azione istituzionale, evitando, in ultima analisi, aggravi sui conti dell’ente senza alcun ritorno di investimenti per il benessere collettivo». Per quanto riguarda, invece, gli enti strumentali e le fondazioni, in particolare, dall’analisi dei più recenti rendiconti – riferisce il Documento di Economia e Finanza – «sono emerse diverse criticità. In generale, questi enti: a)presentano un elevatissimo grado di dipendenza finanziaria dalla Regione, dalla quale traggono la quasi totalità delle entrate correnti; b) hanno una struttura dei costi fortemente sbilanciata in favore della copertura delle spese di auto-amministrazione e, in particolare, delle spese per il personale, che assorbono anche il 70-80% delle risorse in entrata; c) producono beni e servizi la cui utilità è poco misurabile, con conseguente difficoltà nell’individuare se la gestione dei progetti seguiti da questi enti avvenga secondo economicità ed efficienza».
Ma nel Documento di Economia e Finanza la Giunta regionale si pone l’esigenza di un “giro di vite” e di un cambio di passo” nella gestione del sottogoverno. «L’obiettivo che il governo regionale deve porsi è quello di un percorso forte e serio di razionalizzazione e riordino», si legge nel Defr, che poi elenca le azioni da mettere in campo per superare le criticità attuali. Anzitutto «il rafforzamento della non sempre incisiva governance regionale, con conseguente scarsa capacità di indirizzo dell’azione degli enti e di verifica dei risultati, una lentissima capacità di crescita in termini di efficienza ed economicità delle gestioni affidate e anche una inconsueta “riottosità” da parte di alcuni enti, intolleranti verso le pur tenui forme di indirizzo e le regole che presiedono all’agire pubblico e che incardinano persino vertenze giuridiche contro la Regione; si deve realizzare, in pratica, una più efficace politica di coordinamento sugli enti strumentali, le società partecipate e le fondazioni regionali con una procedura sistematica (condivisa tra i Dipartimenti vigilanti e il settore preposto al coordinamento) finalizzata all’efficienza della spesa e all’efficacia delle politiche», Ma essenziale sarà anche «il rafforzamento delle attività di coordinamento e controllo che costituisce un prerequisito necessario per la riduzione strutturale della spesa pubblica, ottenibile sia con una migliore e più efficiente utilizzazione delle risorse, che passa attraverso la modifica dei meccanismi di spesa, sia avvalendosi di una migliore definizione della spesa stessa, che a sua volta richiede l’individuazione e la definizione di priorità delle politiche pubbliche in relazione agli obiettivi che ciascuna politica si prefigge di raggiungere. La Corte dei Conti ha più volte sottolineato come gran parte delle risorse destinate agli enti strumentali sia assorbita da spese di personale. Anzi, al contrario, i servizi offerti da tali enti devono essere resi efficienti e competitivi in modo da aumentare le entrate proprie, da finalizzare alla copertura delle spese». Nel Defr poi si consiglia «l’attuazione della razionalizzazione delle società partecipate, tenendo conto, in ossequio alla vigente normativa, dell’economicità e della sostenibilità dell’intervento pubblico nonché della reale necessità di utilizzare la partecipazione societaria per la realizzazione delle finalità dell’ente. Infatti, in disparte dalla necessità di fuoriuscire da compagini societarie non coerenti con la “mission regionale” e dall’esistenza del divieto di porre in essere “soccorso finanziario” a società, fondazioni e enti pubblici economici in perdita, la dismissione delle quote di partecipazioni societarie diseconomiche comporterà la riduzione delle somme da accantonare al Fondo per le eventuali perdite. L’attuazione di consistenti interventi di riorganizzazione e di spending review, mediante l’utilizzo dei poteri del socio, deve interessare le società “in house” e le società a partecipazione maggioritaria, al fine di ottenere l’equilibrio di bilancio e conseguentemente ridurre l’entità delle risorse regionali da destinare obbligatoriamente al Fondo per le perdite delle società. Anche per le società – si evidenzia nel Documento di Economia e Finanza della Giunta – deve ribadirsi che la Corte dei conti ha evidenziato una elevatissima spesa di personale e che, pertanto, è necessario individuare, anche con i vertici aziendali, idonei percorsi di riduzione di tali costi». Poi necessaria appare «la razionalizzazione delle competenze assegnate agli enti strumentali essenziali, a concludere la liquidazione di enti in corso da diversi anni». Menzione speciale nel Defr – infine con riferimento a quella che nell’ultima periodo è diventata un’emergenza: «L’adozione di politiche atte a determinare una riduzione dei costi di gestione dei Consorzi di bonifica, tra l’altro estremamente causidici nei confronti della Regione, attraverso una rivisitazione dei territori di competenza degli attuali consorzi in termini di drastica riduzione del numero degli stessi». Questi dunque gli obiettivi per il 2023 per la Giunta regionale, che tra l’altro in una delle ultime sedute dell’anno ha approvato il piano di razionalizzazione periodica delle partecipazioni societarie confermando quelle di Banca Etica, Ferrovie della Calabria, Fincalabra, Sacal, Sorical e Terme Sibarite. (c. a.)
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