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L’impegno di Mario Belsito. «Racconto la lucida follia degli eroi antimafia»

L’attivista calabrese trapiantato a Brescia: «C’è chi usa le nostre battaglie per tornaconti personali. Libera? Dovrebbe ascoltare di più»

Pubblicato il: 01/01/2023 – 9:22
di Antonio Chieffallo
L’impegno di Mario Belsito. «Racconto la lucida follia degli eroi antimafia»

LAMEZIA TERME «La mia vita avrà avuto un senso se, del mio passaggio, rimarrà traccia tra le coscienze dei mie figli e dei tanti giovani che ho incontrato ed ai quali ho raccontato la storia di quei grandi uomini che hanno combattuto la mafia».
In queste poche parole è possibile riconoscere la cifra dell’impegno umano, civile e sociale di Mario Bruno Belsito, calabrese trapiantato da 34 anni a Brescia. Un impegno raccontato nel libro autobiografico “Sulle orme dei veri eroi”, edito da Iod. Un viaggio sulle strade lastricate dal coraggio, dal sacrificio, dalla morte di una parte consistente di quel mondo che ha deciso di combattere la criminalità organizzata. Nel lavoro di Mario Belsito non c’è traccia di autocelebrazione, piuttosto il desiderio di tenere sempre viva la memoria: «Io parlo e scrivo dei sopravvissuti, verso cui è dovuta grande riconoscenza; io parlo e scrivo dei testimoni di giustizia, spesso trattati male e considerati peggio; io parlo e racconto dei collaboratori di giustizia, quelli spinti da profonde crisi di coscienza, non gli uomini e le donne che approfittano della mano tesa dello Stato; io parlo e scrivo delle vittime di mafia perché siano un esempio da seguire ed un ricordo da non dimenticare». E le pagine del libro si riempiono di uomini e donne che, con il loro sacrificio, hanno consentito conquiste di libertà inimmaginabili fino a venti anni fa. Particolarmente significative, per Belsito, le figure di Peppino Impastato, Lea Garofalo e Rita Atria: «A differenza di molti altri, sono cresciuti a pane e delinquenza. Avevano la mafia in casa e, per opporvisi, era necessario il doppio del coraggio, una lucida follia. Follia che, inesorabilmente, li avrebbe portati alla morte». Belsito è figlio di quella che viene chiamata antimafia sociale, definita «dall’impegno del popolo, delle persone normali» che non fa sconti alla politica, alla società civile ed a significativi settori del variegato universo che lotto contro la criminalità organizzata: «Non posso nascondere a me stesso che esiste un mondo di persone che utilizzano le nostre battaglie per tornaconti di carattere personale». Belsito non risparmia neanche Libera: «È un’organizzazione che ha svolto e svolge una grande opera contro le mafie, testimoniata dalla presenza di figure di altissimo profilo. Non posso però non constatare che, in varie parti d’Italia, alcuni dirigenti ignorano quanti operano sui territori vivendo uno strano e immotivato isolamento. I personalismi e la convinzione di essere i soli depositari del marchio autorizzato a combattere le mafie non aiutano la credibilità di un movimento che rappresenta una pietra miliare in questo campo». 
Sulle orme dei veri eroi” esce in un momento storico in cui la Mafia è totalmente assente dall’agenda operativa e culturale dei partiti e della società civile in generale e, proprio per questo, costituisce un significativo strumento di riflessione che dovrebbe essere accompagnato da un giusto senso di gratitudine nei confronti di uomini come Mario Belsito. Uomini che, senza alcun tornaconto personale, spendono la loro vita per ricordare ad ognuno di noi quanto l’indifferenza verso la violenza, la sopraffazione, la tracotanza di chi si sente più forte, finiscano per generare vittime, inciviltà e povertà fisica e morale

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