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L’esame di Callipo: «Razionale compare d’anello di Pulitano. Rinunciai al matrimonio»

L’interrogatorio dell’ex sindaco di Pizzo. La vicenda del Mocambo e la gestione affidata a Isolabella. «Mai frequentato Salvatore Mazzotta»

Pubblicato il: 02/01/2023 – 6:59
di Alessia Truzzolillo
L’esame di Callipo: «Razionale compare d’anello di Pulitano. Rinunciai al matrimonio»

LAMEZIA TERME Le vicende che coinvolgono l’ex sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, nel maxi processo Rinascita Scott sono state già narrate. Ma una breve premessa è necessaria per meglio comprendere i contenuti del suo esame nell’aula bunker di Lamezia Terme.
Nei confronti del politico vibonese vi è, tra le altre, un’accusa di abuso d’ufficio aggravato che coinvolge l’ex sindaco, lo zio imprenditore Maurizio Fiumara (assolto da queste accuse in sede di rito abbreviato), Enrico Caria (in qualità di Comandante della Polizia Municipale di Pizzo), Maria Alfonsina Stuppia (in qualità di responsabile dell’ufficio urbanistico), Pasquale Marino (in qualità di assessore ai Servizi Sociali e all’Urbanistica), l’imprenditore Francesco Isolabella, il nipote di questi Daniele Pulitano, i due capi locale di San Gregorio d’Ippona Gregorio Gasparro (condannato a 16 anni in abbreviato ma assolto da questa accusa) e Saverio Razionale.
Al centro di tutta la storia c’è uno storico locale di Pizzo, il Mocambo, gestito per parecchio tempo da Francesco Isolabella.
Nel 2015 il Mocambo era stato oggetto, da parte del Comune di Pizzo, della revoca dell’agibilità per mancanza di regolare allaccio alla rete fognaria. In seguito, alla società Futura srl che gestiva la struttura, era stata revocata «l’autorizzazione di somministrazione di alimenti e bevande di tipo C con annessa piscina e l’autorizzazione di affittacamere, relativamente al locale denominato “Mocambo”».
La società Futura srl, secondo gli inquirenti, aveva in Isolabella il suo rappresentante legale e contava anche su due soci occulti: i boss Gregorio Gasparro e Saverio Razionale. Il locale, nonostante le ordinanze comunali, avrebbe continuato la propria attività di ricevimenti e ristorazione. Non solo. Tra giugno e luglio 2017 prima il comandante dei vigili urbani Caria sospendeva la revoca dell’autorizzazione a somministrare alimenti e bevande e dopo il l responsabile del Settore urbanistica del Comune di Pizzo, Stuppia, sospendeva la revoca dell’agibilità.
Il 12 settembre 2017 il Mocambo veniva comprato, mediante procedura fallimentare, dalla società Cts nella quale il sindaco Gianluca Callipo era socio e lo zio Maurizio Fiumara era amministratore unico. Un investimento da 819mila euro in seguito al quale la Cts permetteva a Isolabella, e ai suoi presunti soci occulti, di mantenere la gestione del locale, ora libero da revoche e ordinanze comunali.

L’acquisizione del Mocambo e la gestione affidata a Isolabella

Su questa vicenda le domande rivolte a Callipo dal pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci partono dai primordi, dalla nascita della Cts alla fine degli anni ’70 e dall’eredità delle quote societarie alla morte dei genitori. Gianluca Callipo detiene il 20% delle quote e così i suoi fratelli mentre lo zio Maurizio Fiumara ha la quota prevalente. La Cts nasce come società di costruzioni e poi si dedica ad attività immobiliari, infatti possiede il residence porto Ada, che viene gestito da un tour operator, un residence più piccolo che gestisce direttamente e altri immobili minori.
Callipo dice di essersi dedicato fin da giovanissimo alla politica e di avere poco coltivato le attività della Cts. «Se chiedevo informazioni venivo informato, se non le chiedevo non venivo informato», spiega.
Il 13 giugno 2017 incontra Daniele Pulitano il quale lo informa che lo zio Maurizio Fiumara ha intenzione di prendere parte alla procedura fallimentare che avrebbe portato all’acquisizione del Mocambo. Pulitano, racconta Callipo in aula, lo informa inoltre che suo zio, Franco Isolabella, era intenzionato a mantenere la gestione del locale. Quella stessa sera Callipo, che era stato eletto sindaco di Pizzo per la prima volta nel 2012 e poi nel 2017, va a parlare con suo zio per avere conferma di quanto gli aveva detto Pulitano. Maurizio Fiumara conferma l’interesse a partecipare alla procedura fallimentare e per quanto riguarda la gestione del Mocambo la filosofia dell’imprenditore, racconta Callipo, era quella di mantenere il gestore fino a che questi pagava l’affitto. «Mio zio mi disse che la convenienza nel comprare l’immobile stava anche nell’avere un gestore dell’immobile che paga un fitto e lo gestisce. Lui non era interessato a gestire un ristorante perché non la valutava un’operazione utile per la società», spiega Callipo.
«Lo zio Fiumara espresse mai qualche dubbio nell’affidare la gestione del locale ad un soggetto già dichiarato fallito e con un procedimento penale per bancarotta?», chiede il pm Frustaci.
Il discorso dello zio, spiega Callipo, constava nel fatto che nell’immobile c’era già l’inquilino che pagava l’affitto e che se non avesse pagato sarebbe stato sfrattato cosa che accadde, in effetti, tempo dopo, intorno alla metà del 2019. 

Le ordinanze contro Isolabella che Callipo non conosceva

Nel 2015 Callipo era sindaco di Pizzo quando vennero emesse le ordinanze che revocavano l’agibilità e la licenza a somministrare alimenti e bevande. «Lei sa da chi furono predisposte e firmate?», chiede il pm.
«Sono ordinanze delle quali io ho avuto contezza e ho potuto approfondire il 26 giugno 2017. Ne presi contezza alla data di insediamento del consiglio comunale. Alla fine della seduta mi fermò Franco Isolabella e mi espose il problema legato al fatto che, a seguito di un controllo dei carabinieri, gli era stato contestato di non avere l’agibilità perché gli era stata sospesa con un decreto del 2015 da parte dell’architetto Stuppia. Isolabella disse che questa sospensione era un atto errato perché, nelle more, loro avevano realizzato un impianto di fitodepurazione per la depurazione delle acque fognarie e che avevano presentato tutti i progetti, scia e quant’altro a firma dell’ingegnere Paraguai, il tecnico di Isolabella. Mi disse che per loro era tutto a posto, che non sapeva che questa cosa era rimasta sospesa e non si era annullata questa sospensiva. Io chiesi informazioni al Caria, comandante della Polizia municipale e soggetto preposto alla gestione delle licenze commerciali, e in seguito chiamai la Stuppia e chiesi informazioni sulla vicenda.
La notizia era diventata di dominio pubblico in seguito al controllo dei carabinieri perché c’era il rischio di chiusura di un’attività di interesse pubblico». Dunque la notizia della visita dei carabinieri era divenuta di dominio pubblico ed era finita sui giornali.
Callipo racconta di avere ricevuto decine di telefonate di cittadini che avevano prenotato cerimonie al Mocambo, locale che richiamava a Pizzo centinaia di persone ogni giorno. «Come sindaco me ne preoccupai», dice l’ex primo cittadino. «A seguito di questo controllo dei carabinieri il Caria si impaurisce e fa la revoca», aggiunge.
Ma il locale ha continuato a funzionare dopo le ordinanze di revoca?
«Il locale era aperto in quel periodo», dice Callipo.
Nel 2015 Callipo dice che non si interessò alle sorti del locale perché non gli venne posta la problematica ancor più perché da sindaco non aveva competenza sui rilasci di agibilità.
«Se alcune questioni magari erano di interesse mediatico – dice l’imputato – venivo sollecitato a dare risposte, mi preoccupavo nel darle, di essere preciso e prima di informarmi. Se un cittadino mi poneva una problematica cercavo di dare risposta, mi informavo dall’ufficio e davo quella risposta. Non entravo mai nel merito degli atti perché sapevo qual era il ruolo che a me competeva. Nel 2015 nessuno mi chiese un interessamento o ci fu altro che potesse accendere la mia attenzione». Né Callipo sa fornire risposte su eventuali impugnazioni delle ordinanze o contenziosi tra il Comune e Isolabella. 

«Mai parlato o frequentato Salvatore Mazzotta»

A Pizzo ci sono 9.300 abitanti. Callipo è stato eletto per la seconda volta l’11 giugno 2017.
«Lei conosce Paolo Santaguida?», chiede il pm.
«Collego un nome a una fisionomia, perché è un signore di Pizzo e a Pizzo ci si conosce», dice l’ex sindaco. Però specifica che con questo Santaguida non intratteneva rapporti.
Luca Belsito?
«So chi è. Ci ho parlato una volta – dice Callipo – in merito alla vicenda delle case popolari. Dopo l’estate del 2017 nel parcheggio vicino al castello. Iniziò a gridare da lontano contro di me perché a suo dire avevo bloccato la costruzione delle case popolari. Lui aveva aspirazione a ottenere una casa popolare. Minacciò che ne avrebbe occupato una».
Secondo l’accusa Luca Belsito, classe ’90, condannato in abbreviato a 16 anni di reclusione, era alla dirette dipendenze di Salvatore Francesco Mazzotta, uno ‘ndranghetista originario della locale di Piscopio che «manteneva rapporti con l’amministrazione comunale di Pizzo e convogliava i voti del gruppo sui candidati vicini alla ‘ndrina in occasione di consultazioni elettorali».
«Non ho mai parlato né frequentato Salvatore Mazzotta», dice Callipo rispondendo alle domande del pm.
Per quanto riguarda, invece, Domenico Simonetti, braccio destro di Mazzotta, Callipo sostiene: «Potrei individuarlo di vista ma non lo conosco».

La cena della promessa di matrimonio con Saverio Razionale

Callipo racconta di avere visto per la prima volta il boss Saverio Razione alla cena per la promessa di matrimonio organizzata da Daniele Pulitano al ristorante Isolabella di Pizzo nell’estate 2019.
C’è da premettere che Daniele Pulitano è imputato nel processo con l’accusa di concorso esterno perché considerato «in diretto contatto con i vertici dell’organizzazione criminale operante in San Gregorio (Razionale Saverio) e Pizzo (in particolare, famiglia Mazzotta)».
Callipo racconta di essere stato ad un tavolo con vecchi amici e di essersi alzato per salutare un conoscente. Al suo ritorno un commensale gli ha fatto notare che al tavolo a cui era seduto il suo conoscente c’era Saverio Razionale, un capo della ‘ndrangheta locale.
«Ritrovai questo nome in occasione del matrimonio», racconta Callipo. Pulitano gli aveva, infatti, chiesto di fargli da testimone ma a Callipo era stato riferito che Saverio Razionale sarebbe stato il compare d’anello di Daniele Pulitano. L’ex sindaco di Pizzo racconta di essere andato a chiedere spiegazioni a Pulitano in merito a Razionale e di avere avuto conferma che questi sarebbe stato il compare d’anello. «Lui mi disse di sì – dice Callipo – e io gli dissi che non sarei andato al matrimonio». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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