COSENZA Lo scorso 30 dicembre la Regione Calabria, l’Unical e l’Azienda ospedaliera di Cosenza hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per collaborare ad attività previste nel Programma operativo regionale 2022-2025, volte alla tutela della salute e ad una più ampia formazione degli operatori sanitari del territorio regionale.
Abbiamo chiesto al rettore dell’ateneo cosentino Nicola Leone come si è arrivati alla definizione del protocollo e quali ne sono i principali vantaggi.
«Le condizioni di criticità in cui versa la sanità calabrese sono note a tutti. Commissariata da anni e condizionata da un Piano di rientro che ha ostacolato l’adeguamento degli organici, la sanità regionale non riesce a garantire servizi soddisfacenti e fa i conti con un tasso altissimo di migrazione verso altri territori: i calabresi si spostano per curarsi e, oltre al grave disagio, ne consegue un costo altissimo per la Regione. La situazione del cosentino non fa eccezione e l’ospedale dell’Annunziata – tra i pochi hub della regione, l’unico della provincia di Cosenza – versa in una situazione particolarmente critica, a partire dalla carenza di personale e dalle difficoltà strutturali.
In questo contesto, l’Unical vuole contribuire a migliorare la sanità territoriale e ha avviato l’iter per l’attivazione di un corso di Medicina e Chirurgia che risponde, principalmente, a due esigenze: dare risposta alla crescente domanda di formazione sanitaria che arriva dagli studenti calabresi, e andare in soccorso del territorio favorendo la crescita di competenza in settori strategici della medicina. Il protocollo firmato con la Regione e la convenzione attuativa siglata con l’ospedale dell’Annunziata, fanno parte dell’iter che porterà all’avvio di Medicina, un corso completo con le lezioni del sessennio tenute tutte nel campus e i tirocini clinici all’ospedale di Cosenza, diversamente dal corso interateneo già esistente con l’università Magna Graecia di Catanzaro, che prevede che il secondo triennio si svolga a Germaneto.
La collaborazione tra la Regione e l’Università è volta al potenziamento e all’ulteriore qualificazione del servizio sanitario regionale, attraverso l’elaborazione di programmi formativi condivisi rivolti al personale sanitario comunque in servizio sul territorio, compreso il sistema ospedaliero regionale. Da parte sua l’Unical, nel frattempo, ha stanziato un investimento per avviare il processo di clinicizzazione dei primi reparti dell’Annunziata, e ha assunto sette ricercatori universitari, che si uniscono ai docenti già in organico, e che svolgeranno le attività di ricerca in ateneo e che potranno prestare servizio clinico in ospedale. I settori disciplinari dei ricercatori sono stati prescelti su specialità mediche ad alta migrazione sanitaria e relative a posti attualmente vacanti nell’organico ospedaliero».
Poco prima dello scorso Natale, il Comitato regionale di coordinamento delle università calabresi ha ammesso l’istituzione di quattro nuovi corsi di laurea proposti dall’Università della Calabria, che partiranno all’inizio dell’anno accademico 2023-2024, dopo il via libera da parte dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca e da parte del ministero di competenza. Si è dunque raggiunto un accordo fra gli atenei calabresi. Significa che le università della regione guardano molto avanti? Quali saranno questi nuovi corsi e quale impatto potranno avere per la Calabria e per il suo Servizio sanitario?
«Sì, nell’ultima seduta il Coruc ha approvato l’attivazione di quattro nuovi corsi per Unical, sette per l’università Magna Graecia di Catanzaro e due per la Mediterranea di Reggio Calabria. Oltre a Medicina e chirurgia, nel nostro ateneo partiranno Infermieristica, Servizi giuridici per l’innovazione digitale, Tecnologie del mare e della navigazione.
Infermieristica è un corso, che abilita alla professione di infermiere, prevede che le attività di tirocinio si svolgano presso le strutture dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, dell’Asp e dell’Inrca, offrendo così un ulteriore contributo alla struttura con il rafforzamento delle risorse umane disponibili. Gli studenti di Infermieristica svolgono infatti, nel corso del triennio, 1800 ore di tirocinio in corsia e sul territorio. L’attivazione del corso viene incontro alla forte domanda di formazione che arriva degli studenti calabresi, molti dei quali sono costretti a lasciare la Calabria per frequentarlo, e alla richiesta di risorse umane che arriva dal territorio: si stima in regione una carenza di quasi 3mila infermieri.
Servizi giuridici per l’innovazione digitale punta a formare nuove figure di giovani laureati in grado di coniugare ad una solida preparazione giuridica, teorica e pratica, essenziali conoscenze di tipo economico-aziendale insieme con quelle competenze digitali che oggi sono indispensabili per operare in tutti i contesti di area giuridica e di azienda, nell’amministrazione pubblica e privata.
Tecnologie del Mare e della Navigazione è un corso di laurea fortemente innovativo, pensato per una regione che ha nel mare e nei porti un asset di sviluppo strategico, con i suoi 800 km di costa e quindi con grandi potenzialità in ambito turistico e marittimo. L’obiettivo è quello di formare professionisti con competenze trasversali di carattere scientifico e ingegneristico, applicabili agli ambiti marittimo, navale e portuale. Offre una prospettiva anche ai tanti giovani iscritti agli istituti e agli indirizzi nautici che fino ad oggi non trovavano in Calabria una laurea in cui proseguire gli studi svolti nelle scuole superiori».
Formazione universitaria, tecnologia, specializzazioni e ricerca scientifica a vantaggio della salute dei calabresi: l’Università della Calabria inizia una sfida avvincente. Come si sta organizzando l’ateneo e quali saranno i suoi prossimi passi?
«Il progetto di collaborazione tra Università e Regione per la Sanità ha l’ambizioso obiettivo di contribuire al miglioramento dei servizi sanitari del territorio. Da una parte la formazione di medici nuovi con competenze aggiuntive: insieme a quelle tipiche del percorso formativo medico, consentiranno ai laureati di diventare professionisti in grado di affrontare le sfide attuali e future in ambito sanitario, di gestire e guidare l’innovazione sulla base delle conoscenze acquisite sulle nuove tecnologie e di essere esperti di Intelligenza artificiale e Bioinformatica, che rappresentano nuovi settori di frontiera per la medicina di precisione.
Dall’altra il rafforzamento dell’organico sanitario ospedaliero, con un primo gruppo di sette ricercatori e tre professori già in organico all’Unical. Altri ne seguiranno con un rafforzamento graduale di numerosi reparti e con l’obiettivo di permeare la sanità della cultura medico-scientifica e realizzare l’effettiva integrazione tra le attività di ricerca e le attività didattiche e assistenziali.
Inoltre è prevista la condivisione di strumentazioni mediche di avanguardia per ricerca, formazione e assistenza. Un esempio è già il tavolo anatomico tridimensionale di ultima generazione, acquisito dall’ateneo per le attività didattiche del corso di laurea in Medicina e Tecnologie digitali e già utilizzato, con successo, dall’équipe del primario di Chirurgia, professor Bruno Nardo, come supporto nell’esecuzione di alcuni interventi estremamente delicati».
Nel succitato protocollo si legge che “la Regione, consapevole delle eccellenze di cui è dotata l’Università nell’ambito ingegneristico, informatico e di intelligenza artificiale, intende promuovere una formazione professionale di medici e professionisti sanitari con particolare riferimento per quegli operatori della salute che siano dotati di conoscenze e competenze nei vari ambiti sanitari, biomedici e clinici, in una visione multidisciplinare integrata con le tecnologie dell’ingegneria dell’informazione e dei sistemi intelligenti, da applicare efficacemente ad azioni mirate alla prevenzione e alla cura delle malattie, alla riabilitazione dei pazienti e allo sviluppo di soluzioni diagnostiche e terapeutiche innovative”. Quali sono, in proposito, le prospettive nel medio e lungo periodo?
«L’Unical è pronta a mettere a disposizione della regione le eccellenze dell’università nell’ambito ingegneristico, informatico e dell’intelligenza artificiale, promuovendo per il sistema sanitario regionale una formazione professionale di futuri medici che siano dotati di conoscenze e competenze nei vari ambiti sanitari, biomedici e clinici. Si potranno condurre ricerche di avanguardia in una visione multidisciplinare, integrata con le tecnologie dell’ingegneria dell’informazione e dei sistemi intelligenti, da applicare efficacemente ad azioni mirate che andranno dalla prevenzione e cura delle malattie alla riabilitazione dei pazienti e allo sviluppo di soluzioni diagnostiche e terapeutiche innovative».
La Calabria ha ancora un’elevata migrazione sanitaria. L’intesa in argomento mira, tra l’altro, a ridurla. Come, in concreto, si potrà raggiungere questo obiettivo?
«Gli obiettivi si raggiungono costruendo in prospettiva. L’attivazione di un nuovo corso di laurea in Medicina e Chirurgia in Calabria potrà portare, per i motivi spiegati, alla riduzione e al contrasto della migrazione sanitaria, che oggi comporta per la Regione ulteriori costi per il rimborso delle prestazioni mediche godute fuori dalla Calabria. Il piano di reclutamento immaginato dall’Università della Calabria, andando ad incidere proprio su specialità che determinano grandi volumi di migrazione sanitaria (più di 200 milioni di euro di spesa annua complessiva), potrà sicuramente frenare tale fenomeno, ottenendo un risparmio della spesa sanitaria. Un risparmio che potrebbe essere reinvestito in professionalità, tecnologie e nuove strutture, migliorando ulteriormente le prestazioni sanitarie».
Quali sono i suoi sentimenti, in qualità di rettore dell’Unical, rispetto alle novità sulla formazione in Calabria dei nuovi medici e dei nuovi professionisti della sanità?
«Sono convinto che un’offerta formativa più ampia rappresenti un’opportunità per gli aspiranti medici calabresi e del Sud in generale. Tanti ragazzi ogni anno partecipano al test d’ammissione in Medicina e sono costretti a studiare fuori regione, spesso anche all’estero, perché non trovano spazio: in Italia il numero di domande degli aspiranti medici supera di gran lunga il numero dei posti disponibili, con un posto ogni cinque candidati; in Calabria la richiesta è persino maggiore, con un posto ogni dieci candidati. Il dato è confermato dai numeri degli immatricolati calabresi ai corsi di Medicina fuori regione: fino all’anno accademico 2020/2021 sono stati in costante crescita, sfiorando la soglia dei 500. A questo si aggiunga che, nel rapporto tra il numero di sedi di Medicina attivi in regione e la popolazione, la Calabria – con una sola sede – è ultima in Italia. Ne ha 0,54 per milione di abitanti, mentre, ad esempio, i corsi per milione di abitanti sono 1,87 in Sicilia e 2,80 nel Lazio; ben cinque volte più della Calabria. I numeri parlano chiaro: i ragazzi calabresi e del Sud hanno diritto di studiare nella loro terra e mettere a disposizione del territorio le loro menti brillanti, senza essere costretti a migrare e poi rimanere in altre regioni d’Italia. Questo è l’obiettivo che l’Unical vuole raggiungere, e la testimonianza di centinaia di messaggi di ringraziamento da parte di famiglie e di giovani calabresi che stiamo ricevendo da quando la notizia del nuovo corso è stata diffusa, ci incoraggiano ad andare avanti con grande determinazione». (redazione@corrierecal.it)
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