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«La mia esistenza sconvolta da una diagnosi sbagliata»

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del signor Vito Vona in merito all’articolo pubblicato dal Corriere della Calabria: «La mia giornata oggi è iniziata con un’amara sorpresa, un articolo che…

Pubblicato il: 05/01/2023 – 18:38
di VITO VONA
«La mia esistenza sconvolta da una diagnosi sbagliata»

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del signor Vito Vona in merito all’articolo pubblicato dal Corriere della Calabria:

«La mia giornata oggi è iniziata con un’amara sorpresa, un articolo che celebra il professore che ha rovinato la mia vita. “Costretto ad andare via dalla Calabria entra nella graduatoria dei migliori scienziati al mondo.”recita il titolo dell’articolo. Guardami negli occhi, professore. Sei tra i migliori scienziati al mondo forse perché hai saputo come distruggere la mia esistenza e poi dirmi “Nel suo caso Sig. Vona sono stato molto titubante a fare intervento perché non ero pienamente convinto che i suoi disturbi fossero legati solo ed esclusivamente allo stomaco”, per poi aggiungere senza tanti giri di parole “Adesso indietro non si può tornare e quindi da questo momento rimarrai mutilato a vita”… ? Poi l’articolo dice “Avevamo un fuoriclasse, uno scienziato di prestigio mondiale, un chirurgo con una casistica ufficiale di grande rilievo.” È quello che avrà pensato anche il medico che, sconvolto, quando io stavo ancora malissimo dopo il primo intervento, mi ha detto “Ti hanno rovinato lo stomaco e ti hanno mandato in gastroparesi severa!!”? È quello che avranno pensato i medici a Verona quando perfino incapaci di commentare hanno sgranato gli occhi allibiti, leggendo le relazioni sugli interventi chirurgici che mi hanno devastato? Certo davvero un grande rilievo, io ne sono la prova vivente… Guardami negli occhi professore, mentre vai a tenere una lezione all’Università Cattolica di Roma. Guardami mentre le gambe non mi reggono più, con il mio corpo indebolito da anni di severe carenze vitaminiche, che sta cedendo ogni giorno sempre di più e che continua progressivamente a perdere la sensibilità. Ho 42 anni e vivo come un disabile grave ma per cosa? Non avevo nessuna patologia, NESSUNA, questo lo comprendi, tu che sei uno scienziato?  Solo uno stomaco di forma allungata eppure oggi grazie al modo in cui hai messo in pratica tua scienza vivo un calvario che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico. “Il professore aveva triplicato il volume degli interventi” sottolinea l’articolo. Forse perché ogni occasione era buona per mandare le persone sotto i ferri? Era una gara? Volevi battere tutti i record? Ma a che prezzo? Guardami negli occhi, professore. Mentre cerco di stare vicino a mio figlio e mi sforzo in ogni modo possibile di non spezzargli il cuore in tutti i continui momenti in cui sto male, guardalo mentre deve spiegare ai compagni di scuola perché ha un padre diverso dagli altri, un padre che si muove con la carrozzina, che non può correre con lui, non può fargli fare le capriole o portarlo a fare un bagno al mare. Un figlio che ha imparato a sue spese fin da piccolo che essere felici è un lusso che molto raramente ci possiamo permettere. Ah ma l’articolo dice che sei stato mandato via per “logiche di potere, che non c’entrano affatto con la tutela della salute”. Ti ringrazio professore per come hai tutelato la mia salute, davvero in modo eccellente. E te lo dice uno che potrebbe tornare a breve in sala operatoria per la quinta volta, con rischi pesantissimi che non voglio nemmeno immaginare. “Di tanto in tanto il professore torna in Calabria perché ha ancora dei procedimenti penali e civili da seguire, avviati su sua iniziativa o aperti nei suoi riguardi.”Quanto accanimento ingiustificato nei tuoi confronti, professore… Ma sono tutte calunnie, lo sappiamo… Guardami negli occhi professore, mentre disperato osservo mia moglie che si fa in quattro per portare avanti lavoro e famiglia e per occuparsi di me. Guardala anche tu, mentre procede indomita come solo una donna può fare, ma con il cuore a pezzi, mentre io mi tormento, perché ho condannato la mia famiglia a vivere un’esistenza fatta di spaventi, paure, traumi, attese, costringendoli mio malgrado a rinunciare a tutte le cose belle che avremmo potuto vivere insieme. “La relazione conseguente parlava di incongrua asportazione di organi e di altri gravi comportamenti, puntualmente smontati dal chirurgo su base documentale.” continua l’articolo. Certo i documenti hanno smontato le accuse… Guardami professore, mentre da sei anni vivo attaccato alla nutrizione parenterale, che mi porta spesso infezioni e febbri altissime, che vivo con la morfina come un malato terminale, e che ho perso il sonno per tutta la disperazione che ha travolto la mia vita, senza nemmeno parlare del disastro a livello economico. “L’accanimento contro di lui è stato inutile e ha colpito soprattutto i malati”. Eh sì è stato inutile, infatti è solo per sfizio che mi sono buttato dentro questo incubo che è la mia vita da quando sono stato operato proprio da te… “Il medico, allora, deve saper creare un rapporto di empatia, perché anche così si abbattono le percentuali dei contenziosi sollevati dai cittadini. Il dovere di un medico è quello di provare sempre a dare una qualche speranza”. Vieni a trovami professore e prova a darmi qualche speranza, se riesci. Vuoi che ti racconti qualcuno dei miei problemi? Ma tanto sei uno scienziato, scommetto che già li conosci: ho 42 anni e vivo senza stomaco, senza milza, senza colecisti, senza tutto il tratto di intestino che assimila i principi nutritivi. La parte di intestino che è rimasta viene costantemente tirata dalle aderenze e questo causa dolori e continuo rischio di occlusione intestinale che potrebbe avere anche esiti mortali. Non posso più avere un’alimentazione normale, non assorbo più i principi nutritivi, ho severi danni neurologici che mi hanno portato sulla carrozzina, mentre le neuropatie continuano a diffondersi ad altre parti del corpo. Ho danni pesanti anche al sistema scheletrico, con dolori e spasmi lancinanti, soffro di innumerevoli carenze, metà del mio fegato necrotizzato per la riduzione d l lume della vena porta, frequenti attacchi di pancreatite, reflusso biliare che arriva ad ustionarmi anche le  corde vocali non posso più lavorare, sono l’ombra di me stesso, tutta la mia famiglia è pesantemente provata da quanto mi è accaduto. Ma tu sei stato allontanato solo per logiche di potere, e mentre tu ti rammarichi per questo, io vivo ogni giorno in questo ergastolo che non avrà mai fine. Grazie davvero di cuore professore. Vito Vona, un tuo paziente ricolmo di gratitudine…». 

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