«Mi auguro che nell’attuale dibattito che interessa il mondo universitario calabrese prevalgano su tutto i criteri di razionalità, opportunità ed economicità e che la discussione non scada, come spesso accade, al rango di puro campanilismo. È certamente auspicabile che determinati settori strategici vengano potenziati attraverso l’istituzione di nuovi corsi di laurea, ma è altresì necessario tenere nella dovuta considerazione le vocazioni storiche degli Atenei della regione e il contesto in cui essi sono inseriti, evitando di trascurare quelle che sono le giuste rivendicazioni delle Università con il rischio di offrire l’impressione di voler favorirne alcune in luogo di altre». Lo afferma in una nota il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, intervenendo nel dibattito che interessa il mondo universitario calabrese a pochi giorni dal via libera all’istituzione di nuovi corsi di laurea all’Unical di Cosenza.
«In ogni caso, è un dato da accogliere positivamente il dibattito sul potenziamento dell’offerta formativa in Calabria e sulle strategie di rilancio di un settore, quello universitario, che, se accompagnato da mirate politiche del lavoro, può giocare un ruolo determinante contro lo spopolamento della regione e il contrasto alla fuga dei cervelli. Ben vengano nuovi corsi di laurea, purché gli stessi siano adeguatamente contestualizzati e non scollegati da effettivi sbocchi occupazionali, possibilmente nell’ambito della nostra regione. A tal proposito, sono dell’idea che anche il territorio della provincia di Vibo Valentia, per le sue caratteristiche e vocazioni economiche, possa offrire il contesto ideale in cui una specifica offerta formativa potrebbe facilmente trovare un suo effettivo riscontro professionale. Mi riferisco in particolar modo ai settori del turismo e dell’agroalimentare che, nel Vibonese, conoscono punti di eccellenza e registrano i maggiori indici a livello regionale. Sarebbe dunque opportuno considerare la possibilità di istituire nella provincia di Vibo Valentia delle sedi staccate di atenei regionali con corsi di laurea dedicati, ad esempio, alle Scienze turistiche o alle Scienze e tecnologie agroalimentari. Nel confronto positivo che si è innescato sull’offerta formativa universitaria calabrese, in sostanza, non si dimentichino le vocazioni dei territori e si tengano nella giusta considerazione le filiere occupazionali che ne possono scaturire e che bisogna necessariamente iniziare a valorizzare con razionalità e maturità».
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