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L’ex agente del Sismi e l’incontro a Roma per destabilizzare lo Stato. «C’era il gotha della ‘ndrangheta»

Il racconto di Massimo Pizza a Report: «Clan calabresi e siciliani sono la stessa cosa. A quel summit anche politici, massoni ed eversori di destra»

Pubblicato il: 07/01/2023 – 13:33
di Pablo Petrasso
L’ex agente del Sismi e l’incontro a Roma per destabilizzare lo Stato. «C’era il gotha della ‘ndrangheta»

LAMEZIA TERME La figura di Stefano Delle Chiaie appare in controluce in alcuni dei momenti più bui della storia d’Italia. A Capaci poco prima delle stragi di mafia, secondo quanto ha raccontato nei mesi scorsi la trasmissione Report. Negli incontri con i vertici della ’ndrangheta, prima del golpe Borghese e anche prima dei moti di Reggio. Lo dicono le parole di alcuni pentiti, tratti di un racconto (anche giudiziario) più ampio che potrebbe riscrivere un pezzo di storia del Paese.
Report si è nuovamente occupato del fondatore di Avanguardia nazionale, del suo ruolo e dei suoi rapporti con la criminalità organizzata. Di Delle Chiaie ha parlato Massimo Pizza che dichiara di essere stato un uomo della Gladio e di aver fatto parte del Sismi. Pizza è un nome noto per chi segue le inchieste della Dda di Reggio Calabria. Fratello di Pino, già sottosegretario del governo Berlusconi, è stato a lungo a contatto con esponenti della ‘ndrangheta e della massoneria collegata alla criminalità organizzata. «Soggetto poliedrico coinvolto in diverse e complesse indagini che lo hanno sempre accostato ad ambienti massonici o dei servizi segreti deviati», così lo definiva una monumentale informativa dell’Antimafia reggina che tentava di ricostruire “lo Stato parallelo”, una ragnatela di relazioni capace di coprire una latitanza come quella di Amedeo Matacena e creare le camere di compensazione per agevolare contatti tra i vertici delle mafie e i centri decisionali del Paese.

«’Ndrangheta e Cosa Nostra sono la stessa cosa»

Nel 1996, ricorda l’inviato di Report Paolo Mondani, Pizza dichiara alla Procura di Palermo di aver appreso da Carmelo Cortese, che era un massone della P2 ed esponente di vertice della ‘ndrangheta, che la Lega Meridionale era la longa manus di Cosa Nostra e che doveva attuare un progetto di destabilizzazione politica ispirato niente meno che da Licio Gelli. È un tema, quello delle Leghe Meridionali, centrale nella ricostruzione giudiziaria emersa dal processo ‘Ndrangheta stragista. L’intento di creare movimenti autonomisti al Sud sarebbe stato il primo passo verso la nascita di una compagine statale a trazione mafiosa. Sentiamo cosa racconta l’ex agente del Sismi: «Di questo progetto ne facevano parte oltre che la ‘ndrangheta e Cosa Nostra che poi sono la stessa cosa, la massoneria, la politica istituzionale di quel momento e gruppi di imprenditori privati». Una joint venture nella quale Pizza non manca di sottolineare un altro aspetto emerso per la prima volta negli anni delle stragi e poi, sostanzialmente, trascurato fino a periodi più recenti. «La ‘ndrangheta e Cosa Nostra sono la stessa cosa», dice oggi l’ex spia. Che le quattro mafie fossero soltanto «nomignoli» lo dice anche il collaboratore Leonardo Messina in un interrogatorio (all’epoca sottovalutato) davanti alla Commissione parlamentare antimafia il 4 dicembre 1992. «Siamo solo nomi. Nomi», dice il “Supremo” Pasquale Condello all’allora pm (oggi procuratore aggiunto) antimafia Giuseppe Lombardo al momento dell’arresto. Messina va oltre. «Il vertice della ‘ndrangheta è Cosa Nostra». «Cioè, gli ‘ndranghetisti che comandano in Calabria sono affiliati a Cosa Nostra?», domanda Violante. «Il vertice è Cosa Nostra», ribadisce il pentito. E gli altri? «I soldati – spiega Messina – non sanno che appartengono tutti a un’unica organizzazione. Lo sa il vertice. Altrimenti uno come me che girava l’Italia avrebbe conosciuto tutti e invece non deve essere così. È il vertice che deve conoscere». In Calabria «uno dei vertici è – parliamo sempre del 1992 – Ciccio Mazzaferro». E poi «D’Agostino, Furfaro e altri sono uomini di Cosa Nostra (…) La ‘ndrangheta è solo un nome, la struttura è tutta Cosa Nostra». Altri pentiti siciliani hanno raccontato di progetti e struttura unitaria delle mafie, come ricostruiva già nel 2016 il giornalista del Sole 24 Ore Roberto Galullo nel suo blog “Guardie e ladri”.

L’incontro all’Hotel Visconti per destabilizzare lo Stato. «C’erano quasi tutte le famiglie di ‘ndrangheta»

Torniamo, ora alle parole dell’ex Gladio, che rievoca il racconto di un incontro che sarebbe avvenuto all’Hotel Visconti a Roma tra vertici della criminalità organizzata e altri soggetti. «L’Hotel Visconti sono gli anni 90 – dice Pizza –. Erano presenti quasi tutte le famiglie di ‘ndrangheta, quindi dai Piromalli ai Versace di Polistena al Cortese che rappresentava i De Stefano, c’era anche la componente siciliana che attraverso la famiglia Bastone rappresentava gli Agate, c’erano gli Affatigato che rappresentavano i Madonia, era presente il nipote di Salvo Lima, era presente quello che era chiamato il commercialista di Riina, Mandalari. E poi era presente la componente politica, la componente politica era soprattutto espressione della corrente andreottiana; quindi, era presente oltre che a Sbardella, era presente Frillici, era presente Capozzi che tra le altre cose rappresentava anche Pasquale Galasso che era un camorrista dell’epoca». Pezzi di un puzzle che si completa con «una forte componente massonica di uomini comunque legati a Licio Gelli».
Si tratterebbe – ricorda l’inviato – esponenti di un finto Ordine di Malta, denominato la Malta Rossa, dotato di passaporti e valigette diplomatiche che, secondo Pizza, offriva alla criminalità organizzata una rete di relazioni internazionali. Uno dei personaggi citati, nei primi anni 90, era consulente della Casa Bianca. Emissario della Cia nel nostro Paese. In stretti rapporti con Licio Gelli.
«Dell’estrema destra – dice l’ex agente del Sismi – era presente a queste riunioni più volte Stefano Delle Chiaie e Menicacci ma anche altri elementi dell’eversione di destra. Un tale Nistri». In quegli incontri si sarebbe parlato (è sempre la versione di Pizza) «di riciclare un’enorme quantità di denaro che molto probabilmente doveva servire ad alimentare» il piano di destabilizzazione dello Stato. Piano in cui il ruolo di Delle Chiaie sarebbe stato quello di occuparsi «dell’aspetto militare». (p.petrasso@corrierecal.it)

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