REGGIO CALABRIA Nel processo “Miramare”, nato da un’inchiesta sulle irregolarità nelle procedure di affidamento del Grand Hotel all’associazione “Il Sottoscala” (riconducibile a un imprenditore amico del sindaco sospeso di Reggio Calabria Falcomatà che nei mesi precedenti gli aveva concesso gratuitamente i locali per la sua segreteria politica), il Comune di Reggio Calabria si sarebbe dovuto costituire parte civile. O, quanto meno, avrebbe potuto. E, di conseguenza, l’Ente avrebbe potuto chiedere un risarcimento danni allo stesso sindaco e agli assessori dopo le condanne arrivate in primo e in secondo grado. Nei giorni scorsi si è avuta notizia di una nuova indagine su Giuseppe Falcomatà, un avviso di garanzia per abuso d’ufficio emerso dopo la condanna del primo cittadino in appello a un anno di carcere con pena sospesa. La nuova inchiesta – partita da una denuncia presentata lo scorso maggio dall’avvocato Italo Palmara, presidente di “Reggio Futura” – ruota attorno alla mancata costituzione di parte civile dell’amministrazione. Scelta mai consumata perché «in qualità di sindaco del Comune di Reggio Calabria ed insieme di imputato” nel processo “Miramare” – si legge nel capo di imputazione – Falcomatà avrebbe omesso “di astenersi dalla decisione inerente la costituzione o meno dell’ente comunale, quale parte civile in quel giudizio penale”».
Il pm della Procura di Reggio Calabria Stefano Musolino ha sentito alcuni dirigenti comunali e ritiene che Falcomatà avrebbe agito «con più omissioni esecutive di un medesimo disegno criminoso». Il sindaco, infatti, trattenendo a sé la decisione sulla costituzione di parte civile avrebbe violato «l’articolo 78 del Testo Unico degli Enti locali». La Procura – che ha sentito la dirigente dell’Ufficio legale Fedora Squillaci e la responsabile dello staff del sindaco Eleonora Albanese – sostiene che il primo cittadino sarebbe stato «reiteratamente sollecitato ad assumere determinazioni da personale dipendente e qualificato» del Comune. E dunque il presunto abuso d’ufficio sarebbe stato commesso «intenzionalmente», perché Falcomatà «non sottoscriveva l’istanza al Gip, predisposta dagli uffici dell’ente, per la nomina allo scopo di un curatore speciale e restava inerte anche in esito alla successiva analoga sollecitazione, giuntagli in vista della prima udienza dibattimentale».
Squillaci, prima dell’udienza preliminare, aveva inviato al sindaco, alla giunta e al segretario generale del Comune una nota riservata e urgente avvertendoli della possibilità di presentare un’istanza «al pubblico ministero affinché chieda al giudice dell’udienza preliminare la nomina di un curatore speciale per la costituzione di parte civile del Comune, sempre che esista la volontà dell’Ente di costituirsi parte civile». A quella sollecitazione, Falcomatà ha risposto rimettendo la decisione riguardo alla costituzione di parte civile all’Avvocatura civica. «Si rappresenta – si legge nella nota a riscontro – che è una valutazione di natura tecnico/giuridica inerente un atto gestionale, come tale, rimesso alla competenza della Signoria Vostra». Glissando sulla scelta, il sindaco ha lasciato che la decisione rimanesse sospesa. Questa la dichiarazione resa da Squillaci agli inquirenti sulla circostanza: «A questo punto superate le ragioni di opportunità ritenni secondo quelle che erano le procedure seguite di dovermi costituire e quindi preparai una bozza da far sottoscrivere al sindaco, nella quale lo stesso si dichiarava in conflitto, così da poterla produrre al gip perché nominasse un curatore speciale che mi avrebbe potuto rilasciare la Procura Speciale per il singolo affare, ai fini della Costituzione di parte civile. Non ho ricevuto nessun riscontro e feci una seconda richiesta, prima dell’apertura del dibattimento, essendo ancora nei termini per potermi costituire. Non avendo ricevuto riscontro ho archiviato il fascicolo, poiché in assenza della procura speciale, non era possibile costituirsi parte civile».
Questa versione è stata confermata agli investigatori dalla responsabile dello staff del sindaco Albanese: «Non ricordo che mi siano state date istruzioni per la redazione di una richiesta alla Prefettura in questi termini e non ricordo neppure se la questione sia stata poi proposta alla avvocatura dello stesso Comune». Un’impasse che ha reso impossibile la nomina del “curatore speciale” che avrebbe dovuto decidere sulla costituzione di parte civile dell’Ente nel processo “Miramare”. L’ipotesi degli inquirenti è che, agendo così, Falcomatà abbia procurato «a sé ed agli altri imputati, già componenti della Giunta comunale da lui presieduta, un ingiusto vantaggio patrimoniale, conseguente al mancato risarcimento del danno subito dall’ente, nonché arrecava al Comune di Reggio Calabria un danno ingiusto, derivante dal mancato esercizio dei suoi diritti e facoltà processuali, nonché della mancata cura delle sue aspettative economiche». (redazione@corrierecal.it)
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