«Evidentemente la consigliera Amalia Bruni nei giorni scorsi era in vacanza, e ancora distratta dai postumi del cenone di capodanno. Solo così si possono spiegare le tempistiche comunicative – una nota mandata tre giorni dopo la nostra conferenza stampa – e tutte le imprecisioni contenute nella sua dichiarazione». Lo afferma in una nota Michele Comito, consigliere regionale di Forza Italia, che risponde alle considerazioni fatte dalla leader dell’opposizione in Consiglio regionale Amalia Bruni. «Se la leader dell’opposizione avesse letto le numerose agenzie, i giornali online e cartacei e il documento reso pubblico dalla Regione dopo l’incontro con i giornalisti del 4 gennaio, – prosegue Comito – avrebbe le idee meno confuse e non si lascerebbe andare – lei, non certamente il presidente Occhiuto – a uscite populiste. Ma a inizio anno siamo tutti più buoni e quindi riproporremo lo schemino per la consigliera Bruni e per coloro che hanno qualche difficoltà di comprendonio».
«Per decenni – sottolinea il consigliere regionale di Forza Italia – si è fantasticato su un debito monstre, c’era chi ipotizzava 3 o 4 miliardi di euro. Per 12 anni il governo nazionale, che attraverso i commissari che via via ha nominato ha guidato la sanità in Calabria, non è stato in grado di stabilire a quanto ammontasse il totale di ammanco delle Aziende sanitarie e ospedaliere calabresi nei confronti di creditori. Adesso, a poco più di un anno dall’inizio della presidenza Occhiuto, la Regione ha terminato una prima operazione di circolarizzazione del debito sanitario della Calabria. È stato messo in piedi un portale, sono state inviate 14mila Pec, è stata pubblicizzata attraverso i canali tradizionali e attraverso i media locali e nazionali questa iniziativa, sono stati costituiti gruppi di lavoro presso le Asp e le Ao. È stata seguita la legge, in modo preciso e rigoroso. In tantissimi hanno risposto, e coloro che non lo hanno fatto – legislazione alla mano – non potranno più pretendere alcunché dalla Regione. Questa prima fase di accertamento si è conclusa il 31 dicembre 2022. La legge imponeva di accertare il debito fino al 31 dicembre 2020, e sono state registrate un ammontare di richieste creditorie pari a poco più di 862 milioni di euro: da questi presunti crediti maturati emergerà il debito strutturale della Regione.Ma si è andati oltre, e sono stati analizzati anche gli anni 2021 e 2022: e qui sono stati registrati poco meno di 364 milioni di euro di richieste creditorie. Questa seconda cifra non può essere definita debito, ma circolante, perché tante Asp e Ao hanno in pancia i fondi per pagare le fatture e perché l’arco temporale breve al quale si riferisce rientra nelle normali operazioni di entrate e uscite delle Aziende con i propri fornitori. Numeri, i 364 milioni del 2021 e 2022, che la Regione ha inserito nell’operazione allo scopo di poter disporre di un quadro della situazione patrimoniale del settore il più aggiornato possibile. La somma totale fa 1,226 miliardi di euro, che non rappresenta però il debito della sanità calabrese, lo ribadiamo, ma le richieste creditorie che sono arrivate: e in ogni caso il debito sanitario della Regione non potrà essere superiore a questa cifra. Partiranno adesso le operazioni – che verranno condotte nei prossimi quattro mesi anche grazie all’ausilio della Guardia di Finanza – dirette a verificare quante di queste pretese creditorie hanno i presupposti per trasformarsi in vero debito e quante di queste istanze, invece, sono frutto di duplicazioni e di errori contabili, ovvero prive di basi giuridiche in quanto non fondate su contratti validi. Ovviamente – prosegue Comito – il dato della ricognizione effettuata in questo mesi comprende anche quello dei contenziosi, considerato che questi ultimi non possono che originare da debiti, o pretese di credito: nei casi in cui non fosse così sarà la Guardia di Finanza a verificare l’origine e la bontà del credito che si pretende dall’azienda sanitaria. Per evitare di ingenerare la caciara con la quale la Bruni, per comprensibile ignoranza della materia – essendo una neurogenetista di fama nazionale, e non un’esperta di finanza pubblica – affronta l’argomento, va precisato che i finanziamenti per le strutture ospedaliere e per il Piano nazionale di ripresa e resilienza non sono debiti della Regione Calabria, ma crediti di questa verso lo Stato. Crediti impegnati a coprire la realizzazione degli ospedali del Piano di investimenti straordinari che sta procedendo con le varie fasi istruttorie sui diversi interventi, ospedale della Piana incluso. Sono sempre crediti quelli del Pnrr per le case di comunità e gli ospedali di comunità e le COT i cui lavori di realizzazione stanno procedendo secondo la tempistica del Piano che, come la consigliera Bruni sa, è dettata dallo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza ai Comuni a tutte le Regioni. Sulla contabilità dei crediti vantati dalla popolazione calabrese per la ‘mancata sanità’ degli ultimi 13 anni, la contabilità della consigliera Bruni difetta nella valutazione ed eccede per cinismo. Il valore della mancata risposta al bisogno sanitario dei calabresi è inestimabile ed è per questo che bisogna correre. Per evitare di continuare a disperderne il valore tra chiacchiere confuse e polemiche strumentali», conclude Comito.
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