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«Sembra di essere ritornati al triste biennio 1970-72»

C’è da restare basiti davanti alle dichiarazioni del sindaco di Catanzaro che certo non svolge il suo ruolo di capoluogo regionale annunciando la convocazione del proprio Consiglio comunale sul te…

Pubblicato il: 08/01/2023 – 11:08
di BIANCA RENDE*
«Sembra di essere ritornati al triste biennio 1970-72»

C’è da restare basiti davanti alle dichiarazioni del sindaco di Catanzaro che certo non svolge il suo ruolo di capoluogo regionale annunciando la convocazione del proprio Consiglio comunale sul tema già spinoso e “a prescindere” di una Facoltà di Medicina a Cosenza, la più vasta area demografica della Calabria e tra le più ampie d’Italia. Siamo preoccupati perché sappiamo anche dalla storia locale come la “rivolta di Reggio Calabria” sia iniziata proprio con un analogo Rapporto al popolo tenuto in piazza dal Sindaco che venne poi surclassato dalla degenerazione di attivisti vicini all’avvento dei “boia chi molla”. Il sindaco, inoltre, pensa di convocare in quella sede anche il presidente della Regione perché sospetto “cosentino” e poi i parlamentari nazionali e regionali, ecc. ecc. per porli in difficoltà facendoli scendere in mezzo al mandato imperativo poco nobile delle guerriglie locali.  Sembra di tornare allo spirito del triste biennio 1970-72, quando venne istituita una facoltà privata di Medicina su iniziativa di un autorevole magistrato di Catanzaro. Trascorsa la guerriglia urbana di Reggio, dopo un decennio, quella Facoltà divenne “statale” nell’ambito surrettizio di una legge di rifinanziamento delle università private, tra cui la Cattolica di Milano, che obbligò la più allineata disciplina dei parlamentari democristiani calabresi delle diverse province. Tale fortunoso “scippo” ridimensionava al polo Cosenza – Rende le mansioni di una eccezionale “industria del sapere”, limitandola al primato di ingegneria idraulica e del suolo. Cosenza aveva snobbato la facoltà di Medicina quando c’erano già medici disoccupati che emigravano e incontravano i malati calabresi nelle corsie ospedaliere del nord. Adesso però il quadro previsionale è radicalmente cambiato perché mancano medici e infermieri, specialmente in alcuni ambiti specialistici e nel circuito dell’emergenza – urgenza, tant’è che i professionisti vengono richiesti da Cuba o reclutati con contratti discutibili.  Le aspettative di vita sono invertite tra nord e sud e ciò che conta di più è la specialistica che determina le migrazioni sanitarie quando scarseggia per alcune patologie e relative terapie che perciò vanno modernizzate e avviate con tecniche telematiche radicalmente innovative e a misura di singolo malato.  Bandiamo dunque qualsiasi campanilismo e ragionevolmente insieme – le due amministrazioni comunali senza moltiplicazioni deleterie che pure si annunciano e non mancano mai  –  chiediamo piuttosto  a esperti super partes anche extra regionali il loro parere scientifico aggiornato senza sollevare polveroni ulteriormente divisivi e sterili, se vogliamo  entrare anche noi nel post-populismo della Meloni e altri ormai a Palazzo Chigi, grazie ai ritardi ed errori altrui che l’hanno preceduto e forse favorito il loro indiscutibile successo. Pensiamo a stoppare l’ennesimo sterile quanto pericoloso ricorso alla piazza e piuttosto dare la parola sul come fare bene ai tanti guru della medicina originari della Calabria e sparsi per le più prestigiose cattedre e primariati nazionali, che sicuramente saranno disponibili a dare il loro contributo scientifico e pratico, se invitati a doveri etici e di corresponsabilità che la loro terra reclama dalle sue più alte coscienze civili e professionali.  Non è tempo di dividersi, ma di far crescere insieme la Calabria e renderla finalmente attrattiva di “risorse” positive e non solo esportatrice di talenti e intelligenze.
* Capogruppo Brs Comune Cosenza

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