Pietro Bonazza ha scritto di recente su “Italia Oggi”: «Max Weber, il dimenticato sociologo liberale tedesco, già nel 1917 elaborò la teoria che tra il funzionario pubblico e il politico deve esserci contrapposizione per garantire il funzionamento della democrazia e l’onesto governo della cosa pubblica. Ovviamente la dialettica può essere costruttiva se l’assunzione del funzionario e la sua ascesa sono garantite da acclarate capacità e da norme e non dal capriccio o dall’interesse del politico o dai partiti o da pressioni lobbistiche, perché, se si vuole che il comportamento sia critico e oggettivo, la responsabilità deve essere solo verso lo stato e non verso l’estemporanea presenza di un parlamentare senza meriti; invece, si deve pensare a un’applicazione analogica dell’art. 101, comma 2, della Costituzione che, facendoci un po’ sorridere per la sua tautologia, afferma: “I giudici sono soggetti soltanto alla legge”».
Invece, i contemporanei sono più ruvidi. La traducono in epurazione. Ma mai come Jair Bolsonaro che, a sua volta, imita Donald Trump.
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