CROTONE «Non ho mai partecipato alla trattativa tra il Comune di Crotone e l’Eni, perché negli incontri dove era presente, perché invitato, venivo semplicemente informato sulle decisioni che erano state già prese altrove». Lo ha detto il capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, Antonio Manica, che è uno dei due rappresentanti del civico consesso, scelti per rappresentare i consiglieri nella trattativa avviata tra il Comune di Crotone e l’Eni, conclusa con l’accordo del 21 dicembre scorso, che riconosciuto al Comune pitagorico la somma di 16.750.000 euro da impegnare nella realizzazione di alcune opere pubbliche. La delegazione di consiglieri scelti per partecipare alla trattativa era composta da Manica e da Nicola Corigliano, nominato assessore lo scorso 5 febbraio (rimpasto della Befana).
Manica racconta che sostanzialmente «si è sempre trovato a tavola parata», tanto è vero che «ha partecipato agli incontri sino ad un certo punto e poi ha deciso di non farlo più». Secondo il racconto di Manica, quindi, le decisioni avvenivano prima degli incontri con i due consiglieri delegati a rappresentare l’assise comunale. Ai consiglieri, quindi, venivano rappresentate quelle che erano state le decisioni prese in un precedente incontro riservato. Probabilmente gli incontri «riservati» di cui parla Manica avvenivano nel palazzo comunale. Il capogruppo di FI ha detto di non sapere, comunque, chi rappresentasse il Comune in questi incontri «riservati».
Manica racconta anche che la «svolta delle trattative c’è stata dopo il 24 febbraio scorso, quando Putin ha invaso l’Ucraina». Prima dell’invasione, infatti, le proposte economiche dell’Eni erano molto basse. «Si parlava di una somma tra i 600.000 e i 700.000 euro, non di più e la posizione dei rappresentanti dell’Eni era rigida». Manica ricorda che in uno degli incontri, precedente al 24 febbraio scorso, «il sindaco Vincenzo Voce ha anche alzato i toni della discussione, chiedendo di più e chiedendo il risarcimento per la mancata concessione del gas devettoriato». La risposta dei rappresentanti del colosso energetico, sempre secondo il racconto di Manica, è stata: «La vecchia convenzione è scaduta, la richiesta del Comune doveva avvenire prima della scadenza». Lo sblocco della trattativa, quindi, è riconducibile allo scoppio della guerra e alla drastica riduzione della disponibilità di metano a livello mondiale.
Sempre secondo quanto riferito da Manica, negli incontri successivi al 24 ottobre, dove lui era presente, «i rappresentanti dell’Eni hanno prospetto di riprendere le attività estrattiva dai pozzi presenti nel mare antistante Crotone che, in quel momento, erano ridotte ai minimi termini».
Dal mare di Crotone si estraeva poco metano e l’interesse dell’Azienda estrattiva era rivolta ad altri territori fuori dall’Italia. «L’Eni ha rivisto la propria offerta economica – ha detto Manica – ma ha anche chiesto di non fomentare polemiche quando sarebbe arrivata la piattaforma mobile per rivitalizzare i pozzi». (redazione@corrierecal.it)
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