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La rivolta

Bolsonaro ricoverato negli Usa. A Brasilia 1.500 persone arrestate

Il blitz della polizia federale nell’accampamento dei rivoltosi. Tra i manifestanti anche il nipote dell’ex presidente

Pubblicato il: 10/01/2023 – 8:08
Bolsonaro ricoverato negli Usa. A Brasilia 1.500 persone arrestate

BRASILIA L’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato ricoverato all’AdventHealth Celebration, un ospedale fuori Orlando, in Florida, per forti dolori addominali. Lo scrive il portale O Globo, ricordando che dall’intervento a cui si è sottoposto dopo l’accoltellamento del 2018, Bolsonaro è stato ricoverato altre volte a causa di dolori addominali. La più recente a novembre, quando è stato ricoverato all’Ospedale delle Forze Armate a Brasilia. La notizia del ricovero è stata poi confermata dalla moglie.  Gli Usa, intanto, non hanno ricevuto alcuna richiesta ufficiale dal Brasile su una possibile estradizione di Bolsonaro dopo l’assalto dei suoi sostenitori al parlamento. Lo ha riferito il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan, precisando che le autorità americane non sono in contatto diretto con Bolsonaro.

Tra i manifestanti anche il nipote di Bolsonaro

Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha parlato al telefono con il presidente americano Joe Biden, e i due hanno discusso dell’assalto “golpista” avvenuto a Brasilia. Lula aveva detto poco prima di aver parlato con l’ex presidente Usa Bill Clinton, con il premier del Portogallo António Costa e con presidente cubano Miguel Diáz-Canel. Biden ha promesso “sostegno incrollabile” al leader brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, e lo ha invitato a Washington per l’inizio di febbraio. Il presidente brasiliano ha accettato l’invito. Tra i manifestanti che hanno partecipato all’assalto dei palazzi del potere a Brasili, è stato identificato il nipote di Bolsonaro, Leonardo Rodrigues de Jesus – noto come “Leo Indio”. Lo scrive la Cnn online. Indio ha postato domenica sul suo profilo Instagram diversi video e foto che lo ritraggono in piedi tra la folla che circonda il Congresso brasiliano. In un selfie, Indio appare con una maglietta verde e un berretto nero e gli occhi visibilmente rossi. In una didascalia poi modificata, Indio afferma che i suoi occhi erano rossi a causa dei gas lacrimogeni sparati dalle forze di sicurezza che “hanno concentrato la loro attenzione su tutti i manifestanti”. Ha anche negato di essere coinvolto in “qualsiasi vandalismo” e ha affermato che i responsabili della distruzione degli edifici governativi “erano vandali mascherati e codardi travestiti da patrioti”. 

Gli arresti salgono a 1.500

Cresce intanto il numero di arresti in Brasile e caccia ai responsabili dopo l’assalto alle istituzioni che per alcune ore ha fatto vacillare la democrazia del gigante sudamericano. Il Paese è ancora sotto shock per l’attacco sferrato domenica da migliaia di seguaci di Bolsonaro alle sedi dei tre poteri simbolo dello Stato: Parlamento, governo e Corte suprema. Per un paio d’ore il popolo bolsonarista si è abbandonato a ogni tipo di devastazione negli edifici che si affacciano sulla Piazza dei Tre Poteri. Ricordando quanto realizzato a Capitol Hill dai seguaci di Donald Trump, i ribelli brasiliani hanno sfondato porte, infranto vetrate e vetrine, sfasciato sedie e tavoli, saccheggiato armadi, sfregiato quadri d’autore e perfino compiuto gesti oltraggiosi. La polizia è riuscita, con il sostegno di un esercito mostratosi spesso troppo comprensivo con i bolsonaristi, a sgomberare la base dei militanti davanti al quartier generale militare nella capitale, conl’arresto di circa 1.500 persone, portate via in 40 autobus. Sentendosi chiamato in causa, dagli Stati Uniti, dove oggi fra l’altro è stato ricoverato in una clinica di Orlando per “forti dolori addominali”, Bolsonaro ha cercato di prendere le distanze dagli atti di violenza definendoli “illegali” e che però, a suo avviso, non sarebbero diversi da quelli commessi da militanti di sinistra nel 2013 e 2017.

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