CATANZARO Il pessimismo della ragione da una parte, l’ottimismo della volontà dall’altra. Le prospettive dell’economia non lascerebbero spazio a valutazioni positive, ma Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, scruta nell’immediato futuro della sua regione, intravedendo nel 2023 ombre, ma anche molte luci. Parla di un anno «ad alto tasso di complessità» per la particolare congiuntura internazionale, ma, conversando con l’AGI, invita a guardare alle opportunità che il nuovo anno già propone. Prima fra tutte la disponibilità di risorse ingenti che, fra Pnrr, Por e altre provvidenze, calcola, porteranno in dote alla regione oltre 10 miliardi di euro. Senza considerare alcune caselle da riempire, attrezzando le 14 Zes (Zone economiche speciali) di cui il territorio calabrese è dotato, a partire da quella, strategica non solo per la Calabria, di Gioia Tauro. «Nei prossimi giorni – anticipa – presenteremo il nostro “business plan”, un piano di sviluppo basato su investimenti, innovazione tecnologica e internazionalizzazione. Occorre attrezzare la Calabria affinché diventi punto d’attrazione di investimenti non soltanto locali, ma anche nazionali e internazionali».
Zes, Por, infrastrutture, credito d’imposta, aggiunge, «possono essere un bazooka per stimolare investimenti sul nostro territorio anche dall’estero». Ma è necessario preparare il terreno, in primo luogo dotando il territorio delle infrastrutture necessarie. «Come Confindustria – dichiara Ferrara – abbiamo più volte posto al governo nazionale alcune priorità, dall’alta velocità ferroviaria, finanziata con il Pnrr solo per il tratto Battipaglia-Romagnano per un totale di 35 km circa, alla statale ionica. Riguardo alla prima – dice – non si ha notizia del finanziamento del tratto calabrese, indispensabile per ridurre i tempi di collegamento fra Reggio Calabria e Roma da 5 a 3 ore come avviene fra Milano e la capitale. Al riguardo, non si hanno notizie del progetto definitivo e dei tempi di realizzazione. Per quanto riguarda la statale 106 – prosegue – ci sono 3 miliardi di lire per l’adeguamento del tratto Catanzaro-Crotone, ma si tratta di soldi spalmati in 15 anni, per i quali la riduzione dei tempi dipenderà molto dalla velocità di implementazione dell’opera. A tale proposito occorrerà procedere, il più velocemente possibile, facendo della ionica un’infrastruttura adeguata alle esigenze della mobilità, sia a fini commerciali che turistici». Sulle Zes si sono compiuti concreti passi in avanti. «Il nuovo commissario di governo, Giosy Romano, – dice Ferrara – ha avviato, con Unindustria Calabria, i road show territoriali ed attivato uno sportello unico informatico al fine di semplificare le procedure per l’ottenimento degli atti autorizzativi all’avvio degli investimenti. Prima, infatti, erano necessari diversi passaggi con enti diversi e lungaggini burocratiche; adesso basta un’autorizzazione unica emessa dal Commissario che provede alla convocazione della relativa Conferenza dei servizi. È tuttavia necessario che le 14 Zes siano riqualificate al fine di costituire un habitat naturale per ospitare nuovi investimenti produttivi. Le Zes – continua Ferrara – costituiscono un valore strategico per il territorio ed un’opportunità decisiva per accelerarne lo sviluppo».
Sulla capacità degli imprenditori calabresi di contribuire alla crescita della regione, Ferrara non ha dubbi. «Il futuro è incerto, non sappiamo – continua – se e quando in Ucraina si raggiungerà la pace. Le previsioni di crescita non sono positive, tuttavia, nonostante tutto, anche la Calabria ha registrato nel periodo scorso, segnali di resilienza e vitalità con un’incoraggiante crescita dell’export grazie alla capacità di alcune aziende d’eccellenza di commercializzare i loro prodotti oltre i confini italiani. Si possono attrarre capitali dall’estero facendo un vero e proprio scouting che punti su filiere ad alto valore aggiunto e sulle vocazioni del territorio, come l’agroalimentare. L’esperienza di alcune nostre aziende sullo scenario internazionale può incoraggiare investitori stranieri che hanno rapporti con esse. Del resto – sottolinea – grandi multinazionali come la Hitachi e la Baker Hughes, che producono, rispettivamente, treni e turbine a gas destinate a tutto il mondo, in Calabria già ci sono, aderiscono al sistema confindustriale calabrese, e sono la dimostrazione di come la nostra regione possa ospitare con successo investimenti di importanti multinazionali. Io – ribadisce – sono convinto che il 2023 possa essere un anno decisivo grazie alle risorse che è possibile mettere a terra. Il governo ha già annunciato misure di semplificazione per il Pnrr e a breve sarà definito il Por nei dettagli. Si tratta di occasioni da cogliere». Quando si parla di 10 miliardi di euro da mobilitare in una regione come la Calabria, si pensa subito alle possibili infiltrazioni criminali. «Il Sud – risponde Ferrara – soffre dello stereotipo delle mafie, ma il problema non solo è nazionale, ma ciò non può essere un alibi per impedire un vigoroso piano di opere pubbliche ed investimenti produttivi. Noi chiediamo controlli rigorosi – aggiunge – affinché i finanziamenti pubblici non vadano ad aziende inquinate dalla criminalità che, peraltro, fanno concorrenza alle aziende sane. In Calabria c’è una società civile sana che vuole emergere. La soglia d’attenzione, soprattutto nelle stazioni appaltanti più piccole dove la criminalità entra più facilmente, deve essere molto alta». A tal fine, afferma Ferrara, «è necessario potenziare gli strumenti di monitoraggio e controllo degli organi competenti. Noi abbiamo grande fiducia nella magistratura e nelle forze dell’ordine».
Un’altra incognita potrebbe essere costituita dal’Autonomia Differenziata. Nei giorni scorsi se n’è parlato con il ministro Calderoli a Catanzaro. Ferrara era presente: «Nessuna opposizione ideologica – dice – aspettiamo di leggerne il testo. Se il principio cardine è valorizzare le specificità territoriali e introdurre un riformismo competitivo che risponde a un progetto paese capace di ridurre i divari e favorisce la convergenza tra le regioni non abbiamo pregiudiziali. Certo, occorrono azioni concrete che rendano più efficienti i territori in maggiore difficoltà. Occorre garantire i Lep – sottolinea il presidente degli industriali calabresi – con una copertura finanziaria certa ed adeguata che salvaguardino regioni come la Calabria che soffrono di deficit storici e strutturali attraverso il fondo di perequazione. Non vogliamo innalzare muri, ma chiediamo percorsi certi; non chiediamo mance, ma pari opportunità. Investimenti in infrastrutture moderne, apparati amministrativi adeguati, servizi e livelli di prestazione pari a quelli garantiti nelle regioni del Nord». Per quanto riguarda i Lep (livelli essenziali di prestazione), Ferrara afferma che individuarli «non esaurisce la questione, ma è necessario affrontare anche il tema della correlata copertura finanziaria che dovrà far riferimento ai fabbisogni standard e non già alla spesa storica. Ma, ripeto, di tutto questo – conclude – riparleremo quando si conoscerà il testo della riforma». (Agi)
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