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l’udienza

Panunzio al processo Bergamini: «La ragazza era fuori di testa, mi chiese di portarla a Cosenza»

L’uomo, sul luogo della tragedia insieme alla moglie, accompagnò Isabellà Internò in un ristorante con la Maserati del calciatore

Pubblicato il: 12/01/2023 – 18:36
di Francesco Veltri
Panunzio al processo Bergamini: «La ragazza era fuori di testa, mi chiese di portarla a Cosenza»

COSENZA Il 18 novembre del 1989 Mario Panunzio passò con la sua Ritmo sul luogo in un cui già giaceva il corpo senza vita di Donato Bergamini. Insieme a lui, all’epoca 25enne, c’erano la moglie incinta Giovanna Cornacchia e i suoceri. Si trovò davanti una scena allucinante: una ragazza, Isabella Internò, in evidente stato di shock per ciò che era appena accaduto a quello che definiva il suo fidanzato. Il giovane che era partito da San Lorenzo Bellizzi per raggiungere la Puglia, prima di rimettersi in viaggio decise di accompagnare la ragazza nel vicino ristorante di Mario Infantino. Ed è proprio su quegli istanti che a Panunzio (giunto in tribunale a Cosenza nonostante la scomparsa, la notte scorsa, della madre) oggi in Corte d’Assise è stato chiesto di soffermarsi di più. Insieme a lui sono stati ascoltati anche la moglie e l’ex carabiniere Angelo De Palo (leggi qui la sua testimonianza)

«Si è buttata sulla mia auto»

«Io sono di Taranto – ha dichiarato l’uomo – mentre mia moglie è di Calvera vicino Potenza. Quel giorno, come accadeva ogni tanto, eravamo di ritorno da una giornata trascorsa a San Lorenzo Bellizzi, a casa della nonna di mia moglie. Insieme a noi c’erano anche i miei suoceri. Siamo partiti da San Lorenzo quasi all’imbrunire. All’altezza di Roseto Capo Spulico, mi sono trovato davanti un camion e sul lato della strada una ragazza che si è buttata immediatamente sulla mia auto, gridando “il mio ragazzo si è buttato sotto il camion”. Piangeva disperata. A quel punto ho accostato la mia Ritmo e sono sceso. Era già buio, c’era umidità, piovigginava e non ho voluto vedere il cadavere. C’era anche il camionista, disperato anche lui, al centro della strada. Mi si è avvicinato e mi ha urlato che non doveva trovarsi lì, che doveva stare con sua moglie. Mi ha detto: “Mi sono trovato il ragazzo sotto al camion, ma guarda che mi doveva succedere!”».

«La ragazza mi strattonava mentre guidavo la Maserati»

«La ragazza – ha affermato Panunzio – voleva che la accompagnassi subito a Cosenza. Io ho deciso di accompagnarla nel posto più vicino per chiamare i soccorsi. Ho lasciato mia moglie in auto con i suoceri e mi sono messo al volante della Maserati, che era parcheggiata, col muso in direzione Taranto, in una piazzola distante dal camion circa 20-30 metri. Insieme a me c’era la ragazza. Ci ho messo un po’ a far partire l’auto visto che non avevo mai guidato una macchina del genere. Durante il viaggio, la ragazza piangeva disperata, era fuori di testa, mi strattonava il braccio rischiando di farmi perdere il controllo dell’auto e mi chiedeva continuamente di portarla a Cosenza. Ma io, con mia moglie incinta e i suoceri ad aspettarmi, non potevo accollarmi un viaggio del genere. Giunti al primo bar o ristorante, siamo entrati e abbiamo chiesto un telefono. Ho raccontato ai presenti che c’era stato un incidente mentre lei chiamava non so chi dal telefono a gettoni. Dopo qualche minuto sono tornato indietro con la Maserati mentre la ragazza è rimasta nel ristorante. Sul luogo della tragedia ho trovato i carabinieri e altra gente. Ho superato gli altri dalla corsia di sinistra e ho parcheggiato la Maserati non ricordo bene dove. La mia macchina era stata spostata da un agente, questo me lo ha detto dopo mia moglie. Ho raccontato a un carabiniere tutto quello che era accaduto e ho chiesto se potevo andare. Mi ha risposto di sì senza chiedermi gli estremi».

L’intercettazione ambientale e il «deserto» sul luogo della tragedia

L’avvocato di parte civile Fabio Anselmo, dopo aver chiesto al teste come era stato contattato dagli inquirenti (i carabinieri sono risaliti a lui attraverso una foto della sua Ritmo scattata sul luogo della tragedia) ha riportato alcuni passi di una intercettazione ambientale del settembre 2017. Quel giorno Panunzio era stato convocato dalla Procura di Castrovillari insieme a un altro testimone dei fatti del 18 novembre 1989, Francesco Forte. Insieme a Panunzio c’era anche sua moglie. In quell’intercettazione si sente Forte rivelare alla coppia i suoi timori per quella convocazione: “Se poi quelli coinvolti nella morte del ragazzo vengono a sapere quello che penso, chissà che succede”.  Rispondendo, invece, a Rossana Cribari (uno dei legali di Isabella Internò), Panunzio ha chiarito come, appena giunto davanti al camion con la sua automobile, sul posto non ci fosse nessuno. «Era un deserto – ha dichiarato – c’eravamo solo noi, il camion e la Maserati. Sono stato il primo ad arrivare dopo la morte del calciatore». L’uomo, su richiesta della corte, ha anche affermato di essere andato come al solito ad andatura lenta sia nel viaggio che lo portava da San Lorenzo Bellizzi a Roseto Capo Spulico, che dal luogo dell’incidente al ristorante in cui ha accompagnato Isabella Internò.

«Il camion non si è mai spostato»

«La moglie di Pannunzio, Giovanna Cornacchia ha confermato la versione del marito, con qualche piccola aggiunta. «Siamo partiti da San Lorenzo Bellizzi dopo pranzo – ha detto – saranno state le 16.30-17 circa. Siamo arrivati sul posto dell’incidente tra le 18 e le 19, non c’erano altre macchine. I carabinieri sono arrivati 15 minuti dopo la partenza di mio marito insieme alla ragazza. Quando eravamo noi sul posto il camion non si è mai spostato e l’autista non vi è mai salito sopra». Anche con la donna, l’avvocato Anselmo è tornato sull’intercettazione ambientale del 2017 alla procura di Castrovillari (in cui anche lei era presente), facendone ascoltare alcuni passi in cui Francesco Forte afferma di essere stato lui a far scendere dal camion Pisano. Nel dialogo, dopo il racconto di Forte, si sente Giovanna Cornacchia dire: “Allora noi siamo arrivati dopo”. La prossima udienza è fissata per il 18 gennaio. (redazione@corrierecal.it)

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