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I mali della sanità

Assistenza agli anziani, degenze più lunghe per un paziente su due in Calabria

Da 5 a 7 giorni in più per curarsi nelle strutture calabresi. Ospedali pieni e maggiori costi per 30 milioni. L’indagine della Fadoi

Pubblicato il: 14/01/2023 – 12:55
Assistenza agli anziani, degenze più lunghe per un paziente su due in Calabria

CATANZARO Senza familiari che possano assisterli in casa e senza una pensione tale da poter pagare le sempre più costose rette per alloggiare in una Rsa, con una sanità territoriale che fatica a prenderli in carico una volta usciti dall’ospedale, un ricoverato ultrasettantenne su due in Calabria passa in un letto d’ospedale dai 5 ai sette giorni in più rispetto a quella che dovrebbe essere la sua data di dimissioni da un punto di vista squisitamente clinico. A svelare come sulla sanità finiscano per «scaricarsi impropriamente le carenze del nostro sistema di assistenza sociale, basato più sull’erogazione di assegni che di servizi», è un’indagine di Fadoi, la società scientifica di medicina interna, condotta su 98 strutture ospedaliere sparse lungo tutta Italia.
Nella realtà calabrese, nei reparti di medicina – ma il discorso non cambia di molto negli altri – gli over 70 sono oltre la metà nel 90,9% delle strutture. «Non si pensi però – afferma Fadoi – alle medicine interne come a dei parcheggi per anziani soli. Quelli che vengono ricoverati sono infatti pazienti complessi, che in 4 casi su 5 richiedono comunque oltre sette giorni di degenza per essere adeguatamente trattati, tanto da necessitare di un’alta intensità di cura nel 45,5% dei casi, media per il 54,5%. Numeri che dovrebbero far riflettere circa la classificazione delle medicine interne come reparti a bassa intensità di cura».
Il problema è che quando lo stesso medico dispone l’uscita, mai quella data corrisponde con quella effettiva delle dimissioni. Queste infatti si protraggono dai 5 a 7 giorni per il 54,5% terzo di pazienti, mentre il 36,4% sosta dai due ai quattro giorni più del dovuto. Si stima, evidenzia Fadoi, che in Calabria le giornate di ricovero inappropriate siano circa 43 mila per una spesa di 30 mln. Per quale motivo lo mostra la stessa survey lanciata da Fadoi: l’87,5 % degli anziani calabresi ricoverati perché non ha nessun familiare o badante in grado di assisterli in casa, mentre per il 6,2% non c’è possibilità di entrare in una Rsa. Il 3,1 % protrae il ricovero oltre il necessario perché non ci sono strutture sanitarie intermedie nel territorio, mentre altrettanti hanno difficoltà ad attivare l’Adi, l’assistenza domiciliare integrata. «In altri termini – spiega Fadoi – un mix tra deficit di assistenza sociale e di mancata presa in carico da parte di servizi e strutture sanitarie territoriali. Una volta dimessi i pazienti ultraottantenni vanno direttamente a casa, chi riesce attivando l’Adi».
«Accade sempre più spesso – commenta il presidente della Fadoi Calabria, Raffaele Costa – che per pazienti particolarmente complessi e gravi a causa della loro fragilità, dopo le cure nei nostri reparti internistici e una volta stabilizzati, al momento della dimissione a domicilio, i familiari decidano di non prendersi più cura di loro poiché rappresentano un problema, un peso. I pazienti, pertanto stazionano in reparto in attesa di una collocazione che risulta sempre più difficile da trovare, riducendo di fatto la disponibilità di posti letto per acuti, prolungando le liste di attesa dei ricoveri e intasando il pronto soccorso. Il DM 77 può rappresentare una buona opportunità per la continuità assistenziale soprattutto del paziente fragile. Determinante risulterà una adeguata collocazione del personale e la gestione del dialogo tra le diverse figure che avranno in cura il paziente».

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