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Le barricate di Fiorita per Medicina ricordano il “rapporto alla città” di Battaglia

La generosità di Chiara Ferragni. L’analisi inedita di Bombardieri sulla ‘ndrangheta. Il meglio (e il peggio) della settimana

Pubblicato il: 14/01/2023 – 7:00
di Paride Leporace
Le barricate di Fiorita per Medicina ricordano il “rapporto alla città” di Battaglia

M’inquieta non poco il tono barricadero del sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, che nel contestare, legittimamente dal suo punto di vista, l’apertura di una facoltà di Medicina a Cosenza e l’integrazione delle due aziende ospedaliere del capoluogo arringa la sua città a partecipare ad assemblee con toni roboanti in vista di un Consiglio comunale aperto indetto per lunedì prossimo. Sembra di rivedere il discutibile rapporto alla città del sindaco Battaglia a Reggio nel 1970, che, inconsapevolmente, molti danni arrecò alla Calabria. Non vorremmo che la tragedia si ripetesse in forma di farsa. Fiorita, tra l’altro docente Unical, dovrebbe trovare toni istituzionali più consoni per dotare la sua regione di una sanità moderna e avanzata. Molte scelte sono state decise e sottoscritte da tempo. Se ricorsi giuridici vanno presentati non c’è bisogno di gettare benzina sul fuoco del campanilismo. Leggere di due vicesindache dello stesso partito, Maria Pia Funaro per Cosenza e Giusy Iemma di Catanzaro, che si accapigliano pubblicamente sulla vicenda è abbastanza rivelatore dello stato delle cose.
Mi conforta molto invece l’intervento di Mimmo Nunnari, il quale su Calabria.Live ha invitato Catanzaro ad evitare “la sindrome di Calimero”.
Il meridionalista reggino, con lunghe frequentazioni giornalistiche di Catanzaro, ha fatto un richiamo alla cultura «come futuro del capoluogo». Tra citazioni di protagonisti e riferimenti di cronaca Nunnari rievoca anche la storica visita di Italo Falcomatà a Sergio Abramo a Palazzo dei Nobili che avevamo pensato sancisse la fine di una stagione di contrapposizioni municipali. Rifletta bene Fiorita sul suo ruolo di emergente sindaco democratico. A Nunnari voto “nove” per argomentazione e per appartenenza al regionalismo ragionato. Fiorita per il momento “rimandato”. Legga Nunnari. Se sono rose fioriranno. Se sono pennacchi resteremo dove siamo sempre stati.

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Chiara Ferragni, influencer che non ha bisogno di presentazione, ha annunciato che donerà il suo compenso per la partecipazione al Festival di Sanremo all’associazione Di.Re che gestisce più di 100 centri antiviolenza e 60 case rifugio per donne vessate da maschi e mariti. L’esordiente presentatrice non farà mancare contenuti sull’argomento dal palco dell’Ariston. Fa piacere e orgoglio locale che l’associazione beneficiaria sia diretta dalla calabrese Antonella Veltri. Per attrarre una benefica donazione del genere c’è bisogno di tanto lavoro e credibilità. Veltri ha dalla sua la coerenza e la tenacia che la contraddistingue da liceale che l’ha vista sempre impegnata sui temi dei diritti e del femminismo.
Quindi voto “dieci” a Chiara e Antonella per la buona azione. “Due” invece a Selvaggia Lucarelli che attacca Ferragni per farsi notare, “zero” a Max Del Papa che pone il dubbio “se una mancia a una realtà qualsiasi serva davvero al sostegno delle donne”. Perché Sanremo è Sanremo.

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«Bologna, una mamma si accorge che il suo piccolo di due anni è incosciente e chiede aiuto. Interviene così Marco Tinello, agente della Polizia di Stato, che con estrema lucidità e prontezza salva la vita al piccolo che stava soffocando. Complimenti a Marco, eroe in divisa» scrive sui social la premier Meloni. Tinello è di Catanzaro. Premiato in municipio dal sindaco Fiorita. (Voto otto, perché quando vuole il sindaco lo sa fare). Il libro Cuore è attuale anche in questo secolo. A Marco la riconoscenza di tutti.

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Analisi inedite e bella intervista del nostro direttore Paola Militano al procuratore Antimafia di Reggio che ha affermato: “La ‘Ndrangheta non è solo in Calabria, ma non può esserci ‘Ndrangheta senza la Calabria”. Voto “otto” a Giovanni Bombardieri magistrato serio e preparato.

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La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro imputati, tra cui il boss della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito, 78 anni, detto Tiradritto, per il caso del sequestro a scopo di estorsione che si concluse con l’omicidio, 48 anni fa, della 18enne Cristina Mazzotti, la prima donna a essere rapita dall’Anonima (che non lo era poi così tanto) sequestri al Nord. Ora io so che esiste l’obbligatorietà dell’azione penale ma istruire un processo su un delitto, pur se gravissimo, avvenuto mezzo secolo fa ha un senso? Ovviamente meno di “zero” all’industria dei rapimenti delle ‘ndrine. I magistrati diano priorità ai reati finanziari dei loro eredi.

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Il Masneri di Calabria, Eugenio Furia, racconta su Repubblica la storia dell’azienda agricola Pata, capofila di un gruppo cooperativo che tutela l’olio biologico mettendo in rete il territorio e che ha scelto di lasciare il suo centro principale nella Limbadi dei Mancuso pur ormai operando in tutt’Italia. In una regione con scarsa cooperazione di operatori e non molto coraggio come non dare “nove” all’azienda di Renato Pata.

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Lo scrittore lucano Raffaele Nigro (il suo “I fuochi sul Basento” uno dei migliori romanzi della letteratura meridionale) va a ritirare un premio ad Acri e si ferma al Campo di Ferramonti di Tarsia. Ne ha scritto una pregevole notarella sull’Avanti online degna della sua penna. Voto “otto” per impegno civile e scrittura.

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L’attore Massimo Lopez è andato a trovare degli amici a Spezzano Albanese. Tavolata calabrese. Chiacchiere, risate, il comico del Trio si incuriosisce sugli arbereshe. Arriva la chitarra di Emanuele Armentano e intonano l’identitaria canzone “Lule Iuele”. Lopez acquisisce il video e lo posta sul suo profilo Instagram: “Proposito numero uno del 2023: salvaguardare le minoranze linguistiche d’Italia. Incontro con la cultura arbereshe fra i popoli della Calabria”. Oltre 32000 like. Voto 320 a Lopez per gratuita testimonianza.

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Visita sullo Stretto invece di Nino Frassica. Foto opportunity sui suoi social: “Ieri a Reggio Calabria sono rimasto veramente illibato davanti ai Bronzi di Riace”. Alla posa accanto alla statua aggiunge: “Io sono quello con il cappello”.
Voto “dieci” per simpatia manifesta e dadaismo comunicativo.

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