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Ue: «Case green entro il 2030». Il “No” del Governo: «È patrimoniale camuffata»

Bruxelles preme per stringere i tempi sulla direttiva sull’efficientamento energetico delle abitazioni

Pubblicato il: 14/01/2023 – 7:30
Ue: «Case green entro il 2030». Il “No” del Governo: «È patrimoniale camuffata»

BRUXELLES La presidenza svedese dell’Unione Europea intende stringere i tempi sulla direttiva sull’efficientamento energetico delle abitazioni. Un testo che per Fratelli d’Italia è una «patrimoniale camuffata» e che, secondo Confedilizia, potrebbe avere «effetti devastanti» sul mercato italiano.

Dalla Ue: «Al più presto l’accordo»


«Diversi dossier legislativi sono ora in fase di negoziati al trilogo e il nostro obiettivo è arrivare a un accordo durante la presidenze. Tra questi, la riforma della direttiva sull’energia rinnovabile e la direttiva sull’efficientamento energetico. Così come la riduzione della Co2 nel trasporto marittimo e lo sviluppo delle infrastrutture per fonti alternative», ha dichiarato il premier svedese, Ulf Kristersson, in una conferenza stampa congiunta a Kiruna con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in occasione dell’avvio della presidenza svedese dell’Ue. 

Maggioranza contro: «La casa non si tocca»

«La casa è sacra e non si tocca», è la reazione del capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati, Tommaso Foti, «Fratelli d’Italia mette in guardia dal tentativo dell’Unione europea di rifilare all’Italia, con la direttiva sull’ efficientamento energetico, una patrimoniale camuffata che va a ledere i diritti dei proprietari».
«La proposta di subordinare la possibilità di vendita o fitto di un immobile appartenente ad una classe energetica alta è – aggiunge – una ipotesi irrealistica avverso cui abbiamo presentato un’apposita risoluzione in Parlamento. Vogliamo sperare che alla nostra battaglia in difesa delle case degli italiani si uniscano anche le molteplici sinistre che dichiarano di essere dalla parte dei cittadini. Questo è il momento di dimostrarlo con i fatti. In Italia, dove c’è una proprietà immobiliare diffusa, sarebbero 9 milioni gli immobili da ristrutturare in tempi brevi, entro il 2030, secondo la direttiva allo studio dell’Ue. Una misura che avrebbe un impatto devastante sul mercato immobiliare, sui cittadini e sulle famiglie. L’Europa non può scaricare sulle famiglie italiane i costi della transizione energetica. Se si esagera sulla sostenibilità ambientale, senza neppure preoccuparsi di una adeguata gradualità temporale entro cui intervenire, si mette a rischio la sostenibilità sociale».

Confedilizia: «Tempistica contrasta con la realtà italiana»

L’Unione internazionale della proprietà immobiliare (Uipi), in cui l’Italia è rappresentata dalla Confedilizia, sta seguendo da oltre un anno e mezzo i lavori della Commissione, del Consiglio e del Parlamento europei sul progetto di rifusione della direttiva sull’efficienza energetica nell’edilizia, contenuto nel pacchetto “Fit for 55”. Nel testo della proposta di direttiva, ora all’esame del Parlamento europeo, spiega in una nota Confedilizia, «sono presenti una serie di norme che dispongono interventi obbligatori sugli immobili finalizzati a far scomparire quelli con ridotte prestazioni energetiche, secondo una tempistica molto ravvicinata che contrasta in modo netto con le peculiarità del patrimonio immobiliare italiano (risalente nel tempo e di proprietà diffusa, sovente di tipo condominiale)».
In particolare, tra le proposte di compromesso che saranno poste all’esame della Commissione energia del Parlamento europeo il prossimo 9 febbraio, segnala Confedilizia, gli edifici residenziali e le unità immobiliari dovranno raggiungere entro il primo gennaio 2030 almeno la classe energetica E ed entro il primo gennaio 2033 almeno la classe di prestazione energetica D. 
«Se la proposta di direttiva non dovesse essere modificata nella parte relativa alle tempistiche e alle classi energetiche – sottolinea ancora l’organizzazione – dovranno essere ristrutturati in pochi anni milioni di edifici residenziali. Senza considerare che in moltissimi casi gli interventi richiesti non saranno neppure materialmente realizzabili, per via delle particolari caratteristiche degli immobili interessati. Inoltre, i tempi ridottissimi determineranno una tensione senza precedenti sul mercato, con aumento spropositato dei prezzi, impossibilità a trovare materie prime, ponteggi, manodopera qualificata, ditte specializzate, professionisti ecc. Nell’immediato, poi, l’effetto sarà quello di una perdita di valore della stragrande maggioranza degli immobili italiani e, di conseguenza, un impoverimento generale delle nostre famiglie. Per migliorare le prestazioni energetiche di milioni di edifici, è necessario porsi obiettivi realistici. Occorrerebbe, soprattutto, agire attraverso misure incentivanti e non imponendo a Paesi diversissimi fra loro obblighi pensati dietro le scrivanie dei palazzi di Bruxelles. Si è scelta, invece, la strada della coercizione, senza neppure prevedere, in capo agli Stati membri, un’adeguata flessibilità per adattare le nuove norme ai contesti nazionali».
Confedilizia, conclude la nota, «è riuscita in questi giorni – dopo averlo fatto nel dicembre del 2021 (quando si riuscì a far eliminare dalla bozza di direttiva il divieto di vendita e di affitto degli immobili non conformi) – a portare il tema all’attenzione dei media. Ora occorre agire. Ci appelliamo al Governo e alle forze politiche affinché venga svolta ogni possibile azione per far sì che l’imminente fase finale di esame della bozza di direttiva possa condurre a ripensare un’impostazione che per l’Italia avrebbe conseguenze devastanti». 

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