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La mala punta il business dei rifiuti. «Coinvolto un personaggio del Tirreno Cosentino»

Gli uomini dei gruppi criminali di Cosenza, intercettati, discutono di «smaltimento e occultamento di rifiuti e tossici»

Pubblicato il: 16/01/2023 – 11:00
di Fabio Benincasa
La mala punta il business dei rifiuti. «Coinvolto un personaggio del Tirreno Cosentino»

COSENZA «I soldi dei rifiuti ce li dobbiamo prendere…ci rimettiamo 100.000 euro…130.000 euro… che ce li possiamo mangiare noi…». A parlare è Francesco Patitucci, intercettato. Le parole del boss vengono intercettate da chi indaga nell’inchiesta “Reset” coordinata dalla Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. Una frase eloquente quella pronunciata dal leader del gruppo Lanzino-Ruà-Patitucci e che svela l’interesse della mala bruzia sul business dei rifiuti.

Le dichiarazioni di Foggetti

E’ il pentito Adolfo Foggetti a fornire dichiarazioni utili nel merito del proposito manifestato da Patitucci. Il collaboratore di giustizia cita Umberto Di Puppo, Rinaldo Gentile e Adolfo D’Ambrosio ed un non meglio specificato personaggio del tirreno cosentino, «coinvolto nel traffico e l’occultamento di rifiuti tossici». «Visto il rapporto di colleganza tra la nostra cosca e quella degli Italiani, Adolfo D’Ambrosio ebbe ad informare me e Maurizio Rango che aveva in animo di iniziare una grossa e redditizia attività di interramento di rifiuti tossici», confessa Foggetti. Il racconto prosegue. «Egli ci disse al fine di passare novità a noi, che questa attività era da lui tenuta molto riservata attesa la pericolosità della stessa e veniva da lui gestita con Rinaldo Gentile e Umberto Di Puppo. Tuttavia egli doverosamente, atteso il rapporto di collegamento tra i due gruppi, ci informò della cosa riferendoci altresì che era coinvolto un ignoto personaggio del tirreno cosentino».

La figura di Rinaldo Gentile

E’ sempre Adolfo Foggetti a rendere edotti gli investigatori sulle figure principali del clan. L’attenzione del pentito si sposta su Rinaldo Gentile «personaggio molto schivo che non amava partecipare alle riunioni». Membro del gruppo degli “Italiani”, era soprannominato “Zio Rinaldo” per il ruolo carismatico all’interno della criminalità e perché ha sofferto molti anni di detenzione. Prima dell’arresto di Francesco Patitucci, «ho visto zio Rinaldo di rado anche perché era un personaggio molto schivo e non amava partecipare alle riunioni». Patitucci «lo informava su tutte le vicende riguardanti la ‘ndrangheta cosentina e ne riceveva il benestare». Un uomo fortemente legato alla figura di Francesco Patitutcci e «in condizione di poter concedere il benestare su determinate vicende di ‘ndrangheta». La  partecipazione di Gentile era richiesta quando sul tavolo finivano questioni spinose o particolarmente importanti per le casse della consorteria. Gentile compariva quando la confederazione mafiosa cosentina doveva dibattere di affari di primo piano. «Al tavolo delle trattative, con i principali rappresentanti dei vari gruppi di ‘ndrangheta, riservandosi sempre l’ultima parola». Secondo Foggetti, partecipò attivamente ad una discussione con Maurizio Rango e Umberto Di Puppo. «Trattava un grosso e delicato affare inerente lo smaltimento di rifiuti pericolosi».
(f.benincasa@corrierecal.it)

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