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Report e il Far West dei “medici a gettone” che mina i conti della sanità (anche in Calabria)

Il contratto siglato con l’Asp di Reggio, la richiesta (tardiva) all’Anac e la “bocciatura”. «Così si elude la normativa in tutta Italia»

Pubblicato il: 16/01/2023 – 23:53
Report e il Far West dei “medici a gettone” che mina i conti della sanità (anche in Calabria)

CATANZARO «Non possiamo pagare queste somme alle cooperative di medici», dice il governatore Roberto Occhiuto all’inviato di Report Walter Molino. E invece un atto dell’Asp di Reggio Calabria dice il contrario. E cioè che il 20 settembre 2022 per la carenza di medici anestesisti, l’Azienda fa un’affidamento diretto a Gap Medical, società di Pisa, pagando fino a 150 euro all’ora. Nell’atto l’urgenza della soluzione verrebbe citata per sedici volte. E forse, dopo qualche tempo, l’Azienda sanitaria un dubbio ce l’ha. Infatti decide di chiedere all’Anas lumi sulle richieste economiche della coop medica. Molino parla di «colpevole ritardo», visto che la richiesta di chiarimenti è del 4 ottobre (due settimane dopo la stipula del contratto). E Giuseppe Busia, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione conferma: «Mandateci prima gli atti». E segnala possibili illegittimità: «Se si procede con tanti piccoli affidamenti si frazionano gli appalti, si evita la concorrenza e si elude la normativa». 

Il Far West dei contratti per i “medici a gettone”

Delle richieste economiche esose delle coop private di medici il Corriere della Calabria si è occupato mesi fa. Cmp – una delle aziende – chiedeva 135 euro all’ora per un anestesista all’ospedale di Polistena. Da Gap, invece, fanno sapere che i sanitari preferiscono lavorare nelle località costiere, nell’entroterra è pericoloso, e troppo frequenti sono le aggressioni. «Un medico può costare fino a 1200 euro al giorno, 50mila al mese», chiosa il governatore. Eppure gli affidamenti, nonostante i guai della sanità calabrese, ci sono stati. E Report segnala qualche incongruenza nei bilanci. «Gap – spiega Molino – segnala ricavi per 1,8 milioni di euro, possibile che utili siano di 40mila euro?». Difficile chiedere informazioni: la sede legale della società è alla periferia di Pisa nello studio di un commercialista ma l’amministratore non ha mai risposto. Un anestesista che rimane anonimo spiega: «Mi hanno chiesto il curriculum e se fossi disposto ad andare a Polistena». Le cifre? «Fino a 1400 euro per ogni turno da 12 ore. E ho fatto un bel po’ di turni». L’Anac, vi abbiamo raccontato anche questo, ha aperto un’attività di vigilanza sui contratti per violazione del codice degli appalti e segnalato criticità in tutta Italia al ministro della Sanità Schillaci».

I medici cubani: «sfruttati» per Laura Ferrara, «come quelli italiani» per Occhiuto

Anche sulla soluzione cercata dal governo calabrese si ragiona da mesi. Ed è fatto noto che la Regione abbia pensato a chiedere aiuto a Cuba per affrontare l’emergenza: 497 medici a regime, i primi 51 arrivati e in training all’Università di Cosenza per studiare l’italiano. Occhiuto racconta come sia nata l’idea, cioè davanti all’ipotesi concreta che gli ospedali rischiassero di chiudere. «Ho fatto quello che la legge mi consentiva di fare», spiega Occhiuto. L’investimento prevede 28 milioni di euro all’anno per i 497 medici, per i primi 51 si tratta di 2,8 milioni di euro. Seguono polemiche sugli stipendi. Ai medici rimarrebbero 1.200 euro per il mantenimento sui 4.700 versati dalla Regione alla società di intermediazione. Il Parlamento europeo – anche questo un fatto già emerso – ha sollevato dubbi e prefigurato un caso di sfruttamento del lavoro. «Ci indigna – spiega Laura Ferrara, europarlamentare M5S – il possibile avallo diretto da parte dalle Regione a nuove forme di schiavitù. Questi medici non possono avere rapporti di amicizia né relazioni amorose, non possono partecipare a eventi pubblici, non possono abbandonare la missione, non possono rivedere i loro figli». 

I medici cubani a lezione all’Unical

«Qui saranno trattati come i medici italiani», ribatte Occhiuto, pur concordando che «Cuba è evidentemente un regime». E poi si rivolge ai ministeri che dovranno validare l’accordo siglato: «Io intanto faccio venire i medici e poi vediamo se me lo bocciano». I medici, dalle aule dell’Unical, non si scompongono: «Siamo qui per aiutare, insieme a tutti i medici calabresi. E sulla nostra vita decidiamo quello che vogliamo». Lo scontro più duro, per il reclutamento dei professionisti da Cuba, si è registrato nei mesi scorsi con gli Ordini dei medici. Il presidente di quello di Cosenza, Eugenio Corcioni, lo riporta in superficie parlando con l’inviato: «Nessuno validerà le competenze dei medici cubani». Si rischia un cul de sac amministrativo, spiega il conduttore Sigfrido Ranucci in studio, «ma gli ordini dei medici non hanno detto nulla sulle richieste esose delle cooperative. Dove non arrivano le leggi e la politica dovrebbe arrivare la coscienza». (redazione@corrierecal.it)

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