COSENZA La nuova legge fallimentare entrata in vigore ci proietta un quadro estremamente complesso ed estremamente difficile. Quando noi parliamo di devianza criminale, non dobbiamo pensare soltanto alla ‘ndrangheta, che pure rappresenta un segmento estremamente impegnativo e condizionante della vita del gruppo sociale ma occorre tenere conto degli illeciti arricchimenti».
A dirlo, il procuratore della Repubblica di Cosenza Mario Spagnuolo nel corso dell’evento organizzato dalla Camera di Commercio di Cosenza sul Contratto collettivo nazionale del lavoro.
«Fare impresa finalizzando il proprio operato all’illecito arricchimento significa sconvolgere il quadro generale e significa danneggiare il lavoro che la Camera di Commercio di Cosenza sta facendo», sottolinea il procuratore che aggiunge: «Fasce non minoritarie di imprenditori pongono in essere strutture economiche finalizzate all’illecito arricchimento e in particolare al danneggiamento degli interessi dello Stato. Il meccanismo è ormai ricorrente». L’analisi di Spagnuolo si concentra sui procedimenti penali e le richieste di fallimento. «Oggi si parla di liquidazioni giudiziali», precisa il procuratore. Assistiamo, «alla creazione di società che vengono riempite di debiti fiscali salvo poi spostare gli asset verso altre società di comodo. Di fatto si commette un furto, si mettono le mani nelle tasche del dello Stato. È un comportamento che qui, nella città di Cosenza, è sempre più ricorrente». Per il procuratore, questo sistema non colpisce e danneggia solo l’imprenditore privato, «ma le società pubbliche, quelle in house di quegli enti locali che dovrebbero rappresentare la forza sul territorio intraprendendo un percorso di legalità assolutamente necessario». E allora, si chiede Spagnuolo: «Come possiamo pretendere comportamenti virtuosi quando un ente pubblico non paga le tasse, somma debiti previdenziali e poi si trova comunque ad avere il durc in regola?».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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