ROMA Nessun intervento a gamba tesa sul calendario delle Camere, non è così che si muove Sergio Mattarella. Certo è, però, che c’è anche la consapevolezza dell’urgenza di avere un Csm nel pieno delle sue funzioni il prima possibile, manifestata in più di un’occasione dal presidente della Repubblica e recepita «con responsabilità» da FdI, nella decisione di accelerare e convocare il Parlamento in seduta comune già domani, e non martedì come era previsto, per eleggere il decimo componente laico mancante dell’organo di autogoverno della magistratura. La consiliatura è scaduta a settembre e, la crisi di Governo prima, e l’esame della legge di Bilancio dopo, hanno ritardato la scelta dei membri non togati.
Quindi – la moral suasion messa in campo in più di un’occasione dal Colle – meglio procedere rapidamente e senza strappi tra i partiti per avere un Consiglio superiore della magistratura pienamente legittimato.
Domani, a partire dalle 14.30, quindi, senatori e deputati torneranno a riunirsi per eleggere il componente mancante. Il centrodestra, salvo sorprese dell’ultimo minuto, confermerà l’indicazione di voto per Felice Giuffrè, ieri unico tra i dieci candidati a non raggiungere il quorum dei 3/5 dei componenti di Camera e Senato (fissato a quota 364 voti) essendo subentrato a votazione in corso dopo il ritiro della candidatura di Giuseppe Valentino.
Il presidente della fondazione An è stato costretto al passo indietro dopo essere finito nel mirino da M5S e Pd per una indagine a suo carico della dda di Reggio Calabria, rivelata da alcune indiscrezioni stampa. «Solo fango», replicano all’unisono dal centrodestra.
Domani tutti i gruppi parlamentari, compresi Pd e M5S, dovrebbero votare per Giuffrè, professore ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico nell’Università degli Studi di Catania. Non saranno della partita, però, i parlamentari dell’Alleanza verdi-sinistra, che sin da subito non hanno condiviso l’accordo tra maggioranza e opposizione: «Domani non parteciperemo al voto – annunciano i capigruppo Luana Zanella e Peppe De Cristofaro – Non intendiamo prendere parte ad un voto deciso sulla base di accordi che non ci riguardano e che non hanno dato una buona immagine delle aule parlamentari».
I numeri, in ogni caso, non dovrebbero mancare. Dalla maggioranza, però, non vogliono scherzi e a tutti i parlamentari, membri del Governo compresi, è stata raccomandata la massima partecipazione: «È sempre giovedì pomeriggio, non possiamo rischiare», viene spiegato. Anche domani il candidato di FdI per essere eletto dovrà raggiungere il quorum dei tre quinti dei componenti dell’Assemblea, pari a 364 preferenze. Se fosse necessario un terzo scrutinio servirebbero ancora i tre quinti ma calcolati sui votanti.
Sulla giustizia, intanto, continua la “luna di miele” tra il Terzo polo e Carlo Nordio.
In Senato il guardasigilli presenta la sua relazione e le uniche risoluzioni ad essere approvate, con scambio reciproco di voti, sono quella della maggioranza e il testo dei centristi. «L’intervento di Nordio è interamente condivisibile e rappresenta la linea che Azione e Italia Viva hanno sempre seguito. Su questi punti – annuncia su Twitter Carlo Calenda – una collaborazione del Terzo Polo con l’esecutivo, sulla giustizia penale, è attuabile».
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