ROMA La Cassazione ha confermato la sentenza di appello nei confronti di Antonio Pontoriero, ritenendolo in via definitiva responsabile dell’omicidio – avvenuto il 2 giugno 2018 – del bracciante e sindacalista maliano Soumaila Sacko. È dunque definitiva la condanna a 22 anni di reclusione. Sacko fu ucciso con quattro colpi di fucile mentre stava raccogliendo lamiere nella vecchia fornace Tranquilla a San Calogero, il 2 giugno 2018. Pontoriero era già stato riconosciuto colpevole dell’omicidio e condannato a 22 anni di carcere sia in primo grado che in appello. Lo rende noto Aboubakar Soumahoro in una nota. «Ieri ho parlato a lungo con la famiglia Sacko, si sono detti soddisfatti della sentenza e mi hanno chiesto di ringraziare la giustizia italiana, le forze dell’ordine, i nostri legali Arturo Salemi e Mario Angelelli, le organizzazioni sindacali e sociali, le associazioni laiche e religiose, le forze politiche, gli organi di stampa, ed ognuna e ognuno di voi per il sostegno morale e materiale fornito in questo cammino alla ricerca della verità e della giustizia per Soumaila Sacko», dice Soumahoro, deputato e attivista sociale, che ha continuato a seguire il caso anche attraverso la Lega Braccianti Ets sostenendo la famiglia e le spese vive del processo. «Oggi – continua Soumahoro – la verità e la giustizia hanno trionfato. Questa sentenza ci riempie il cuore perché cinque anni fa la Lega Braccianti aveva promesso alla mamma, alla moglie, alla figlia e a tutta la famiglia Sacko che avremmo lottato con perseveranza, determinazione e dedizione per stabilire la verità e garantire giustizia a Soumaila Sacko. Il tempo permette sempre di ristabilire la verità, di riparare i torti e di dare ragione ai giusti. Nell’epoca del “tutto e subito” è una virtù sapere domare l’impazienza e attendere con perseveranza il momento in cui la verità e la giustizia verranno ristabilite», conclude il deputato. «Vi ringrazio perché ci siete stati fin dall’inizio e per aver mantenuto la promessa di ottenere giustizia e verità sulla morte di mio figlio», queste le parole di Youma Koita, madre di Soumaila.
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