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Furgiuele: «Nell’autonomia differenziata non c’è un rigo che penalizzi il Sud»

Il deputato leghista: «Nel testo di Calderoli garanzie di equità. Il M5S parla per partito preso. I tempi? Penso che l’iter non finirà nel 2023»

Pubblicato il: 19/01/2023 – 8:59
di Emiliano Morrone
Furgiuele: «Nell’autonomia differenziata non c’è un rigo che penalizzi il Sud»

Prosegue l’approfondimento di Corriere Suem sul rapporto tra autonomia differenziata e sanità calabrese. Sull’argomento ieri avevamo dato spazio alla deputata del Movimento 5 Stelle Anna Laura Orrico, che nel merito si era pronunciata in termini di «pericolo» e «disastro». Oggi sul tema sentiamo il deputato leghista Domenico Furgiuele, eletto in Calabria e al suo secondo mandato alla Camera. Per il parlamentare l’autonomia differenziata è «un’opportunità che va costruita in aderenza ai dettami della Costituzione e a valori fondamentali come la solidarietà». «L’autonomia differenziata – precisa – non è lo stemma distintivo della Lega, ma un progetto che si nutre del contributo di tutte le forze della coalizione. Il centrodestra ha nella Calabria una priorità nazionale, che, come tale, non può subire discriminazioni o svilimenti». 

Come si pone la Lega calabrese rispetto al tema dell’autonomia differenziata? E il centrodestra regionale?
«Il testo legislativo che sarà presentato dal ministro Calderoli per una prima valutazione merita attenzione, studio e spirito propositivo. Se guardiamo ad esso senza pregiudizio, si capisce che non contiene un rigo che faccia, anche solo minimamente, intravedere penalizzazioni per il Mezzogiorno. È una proposta avanzata, che necessita di una cabina di regia. Noi non consideriamo il cambiamento come un male, bensì come una necessità, perché se siamo dove siamo, soprattutto a livello di sanità, non lo dobbiamo al progetto di autonomia differenziata, ma al sistema che da decenni subiamo. Ecco perché guardiamo con spirito costruttivo alla proposta di autonomia differenziata. Ed è a questo stesso spirito che sono improntate le proposte degli alleati in materia di fondo perequativo, senza dimenticare l’obbligo di legge per cui deve essere il Parlamento, e non il governo, a definire i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni, nda).  Si tratta, nello specifico, di un’evidente garanzia di equità».

Secondo il Movimento 5 Stelle, la Lega tutela gli interessi delle regioni del Nord e l’accelerazione sull’autonomia differenziata ne sarebbe una riprova, sempre a parere dei pentastellati. Lei che cosa risponde?
«Il Movimento 5 Stelle parla per partito preso. Ripeto, mi si citi una sola virgola dalla quale sia desumibile questa presunta trazione nordista della riforma, una sola! Anche la fretta di cui si parla è una balla colossale. C’è un percorso che le forze di centrodestra stanno costruendo armoniosamente, al quale si aggiungerà una cabina di regia. Le pare un andamento frettoloso questo?».

Pensa che l’autonomia differenziata possa essere realizzata entro il 2023?
«Questo è l’indirizzo, ma considerando l’importanza della riforma potrebbe volerci un po’ di più».

Crede che l’iter per l’autonomia differenziata possa influenzare il dibattito politico sulla modifica dei criteri di ripartizione del Fondo sanitario? Se sì, in che modo?
«Dopo accesi contrasti, in Conferenza Stato-Regioni si è chiusa una buona intesa sul riparto del Fondo sanitario nazionale. Si aggiunga anche il semaforo verde al contributo di solidarietà di 60 milioni in favore della Regione Calabria. Credo che gli attuali equilibri non siano immediatamente suscettibili di rottura. Tuttavia, se variazioni ci saranno, sono convinto che esse andranno verso l’ulteriore affermazione del principio di solidarietà». 

La riorganizzazione della sanità della Calabria è un capitolo aperto. Di recente è stato approvato il nuovo Programma operativo di aggiornamento del Piano di rientro, è avvenuta la quantificazione del debito sanitario ed è stato avviato l’iter per attivare nuovi corsi di laurea in Medicina nelle università calabresi. Nel contesto specifico, l’autonomia differenziata può essere un freno oppure un vantaggio?
«Il dibattito che si aperto è uno shock termico, ed è quindi un bene, poiché rimette in discussione prassi e sistemi che hanno rovinato prima di tutto la nostra sanità  facendone un unicum in negativo con l’avallo anche di alte burocrazie, che hanno sempre relegato la Calabria al ruolo di questuante di Stato, senza capire che la nostra regione doveva essere integrata nel sistema sanitario nazionale, e non invece esclusa con le punizioni esemplari dei fallimentari commissariamenti governativi degli ultimi 11 anni. Tutto ciò, che mette seriamente in discussione le metodologie del passato, è un bene, come lo è anche il miglioramento dell’offerta universitaria, che può significare concorrenza, dinamismo, in una parola crescita».

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