CATANZARO È considerato un soggetto di «elevatissima caratura criminale», Mario Esposito, 69 anni, «legato alla cosca di ‘ndrangheta Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto». È intorno a lui che fa perno l’indagine “Krimata” della Dda di Catanzaro incentrata sull’ipotesi di un sistema di riciclaggio e frode fiscale realizzato attraverso aziende cartiere. È lui che viene considerato il «promotore» di «di un’associazione per delinquere, finalizzata alla commissione di reati tributari, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita».
Di Esposito parlano diversi collaboratori di giustizia come Angelo Salvatore Cortese che nel 2015, rispondendo alle domande del sostituto procuratore Domenico Guarascio, afferma a proposito del 69enne: «Sì, sì, lo conosco perché è di Isola Capo Rizzuto, è appartenente alla ‘ndrangheta perché è una persona affiliata».
Stando al gergo ‘ndranghetista, dice Cortese, Esposito era considerato “uomo” che «vuol dire che è affiliato» mentre «quando uno, diciamo dispregiato, è un “tamburo”, vuol dire che è una persona normale». Il collaboratore racconta di averlo conosciuto negli anni ’90 e di averlo frequentato intorno al 2005 in un periodo in cui Esposito si trovava a Viadana un paese ai confini tra Lombardia ed Emilia Romagna, «un luogo che è pieno di isolitani è una seconda Isola… perché là c’era anche Michele, Franco Pugliese detto “culo muscio” che operava con dei camion movimento terra, aveva anche una villa dentro…». «Questi sono tutti soggetti affiliati alla ‘ndrangheta?», chiede il pm.
«Affiliati alla ‘ndrangheta e in particolare con la famiglia Arena», afferma Cortese. Il gruppo dei cutresi ai quali il pentito apparteneva aveva rapporti con gli Arena di Isola Capo Rizzuto «in particolare con Nicola Arena “u cicala ”». E il ruolo di Esposito?
«Mario Esposito quello che so io era sul fatto di truffe in particolare, loro erano molto su questo campo qua di truffe». Alle truffe Cortese aggiunge anche l’usura.
Angelo Cortese individua un gruppo di persone su Isola, nel quale stava anche Esposito, legato agli Arena ma che si stava rendendo indipendente – «era un gruppo che era, si stava facendo quasi autonomo dentro Isola Capo Rizzato, un gruppo rispettato, riconosciuto dalla ‘ndrangheta» – capace di fare azioni di sangue e, secondo il collaboratore Esposito era un “azionista”, cioè uno che sparava. Nel gruppo stavano Franco Papaleo – che poi è stato ucciso in un agguato – Mimmo Riillo detto “Trentino”. Dunque il gruppo stava per creare una propria indipendenza dagli Arena.
Cortese racconta che «Mario Esposito dopo la morte di Franco Papaleo si è mezzo staccato» perché avrebbe subodorato che la morte dell’amico in realtà era «una pulizia interna».
Da quello che racconta il collaboratore, per averlo appreso dal boss Nicolino Grande Aracri, Papaleo sarebbe rimasto stritolato nella faida tra Arena e Nicoscia, ucciso su commissione di questi ultimi e con l’aiuto dei Grande Aracri.
Dunque, dopo l’omicidio di Papaleo, Esposito si stacca «rimanendo sempre “attivo”…».
Cortese lo rincontra nel 2005 quando l’uomo «si era spostato su Viadana per fare delle operazioni di truffa, cosa che la maggior parte volevamo fare anche noi. In poche parole aprire una ditta di movimento terra, edilizia e cercare di prendere oltre che materiale, materiale edile… i mezzi interessava più che altro a lui. Mezzi come camion, scavatori, da mandare sia all’estero, sia Romania». In pratica Esposito racconta a Cortese che lui si occupava di costituire delle società, insieme ad altre persone di Isola, e fare dei leasing ma invece di pagarli i mezzi li trasferisce all’estero. Questa truffa voleva metterla in piedi anche Cortese, tanto che Esposito gli consiglia: «Fai una società, porta una persona pulita, una persona che non abbia precedenti, che ti facciamo aprire subito una ditta…» e visto che cutresi e isolitani «avevano o appoggio con i direttori di banca», «Ti faccio avere subito i fidi, conto correnti e cosi, lavori tre o quattro mesi tipo che lavori, ti facciamo fare fatture e tutto e poi ti portiamo noi da persone…». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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