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Messina Denaro, indagato anche un oncologo

Si allunga la lista delle persone finite sotto inchiesta come presunti fiancheggiatori del boss

Pubblicato il: 19/01/2023 – 7:25
Messina Denaro, indagato anche un oncologo

Il bunker dei segreti di Matteo Messina Denaro è stato ricavato nell’abitazione di una vecchia conoscenza dei magistrati della Dda: Errico Risalvato, già indagato e assolto per associazione mafiosa, originario di Castelvetrano, fratello di Giovanni Risalvato che per mafia è invece stato condannato a 14 anni. Scontata la pena è stato scarcerato e ora è libero. Due fedelissimi del padrino Errico e Giovanni che, intercettato dagli inquirenti non perdeva occasione per dichiarare il suo incondizionato amore per il padrino. “Gliel’ho detto un mare di volte! – diceva, non sapendo di essere intercettato, a un altro uomo d’onore – Me ne vado con lui! Me ne sto fregando! Tanto a mio figlio non manca niente! Mia moglie lo stipendio ce l’ha…e io sono dell’avviso, Maurì, meglio un giorno da leone che cent’anni da pecora!” Ma Messina Denaro – raccontano le microspie che riferiscono le parole di Risalvato – aveva declinato l’offerta. “Io ti ringrazio …e so che lo fai con tutto il cuore, però mi puoi aiutare di più da lì che… aiuto non me ne puoi dare, da lì mi puoi aiutare'”, aveva risposto al suo fedelissimo. Se i Risalvato sono vecchie conoscenze della legge, era invece incensurato, “un signor nessuno” hanno detto i pm, Giovanni Luppino, l’agricoltore che faceva da autista al boss e l’ha accompagnato alla clinica Maddalena dove entrambi, lunedì, sono stati arrestati.
Domani comparirà davanti al gip al quale dovrà spiegare i suoi rapporti con il capomafia. Il giudice dovrà decidere se convalidare l’arresto e disporre la misura cautelare e valutare se siano fondate le accuse di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena che la Procura gli contesta. Si allunga, intanto, la lista dei fiancheggiatori finiti sotto inchiesta. Oltre a Luppino, arrestato in flagranza, sono indagati Andrea Bonafede, il geometra di Campobello che ha prestato l’identità al boss – Messina Denaro aveva clonato la sua carta di identità – e due medici. Uno è di Trapani, Filippo Zerilli , primario di oncologia. E’ stato lui a sottoporre Messina Denaro all’esame del dna necessario per prescrivergli la chemioterapia. L’altro è Alfonso Tumbarello, vecchio dottore di Castelvetrano che lo aveva in cura. Entrambi rispondono di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. Più grave la posizione di Tumbarello, che conosceva bene il vero Bonafede, essendo il suo medico curante. Come è possibile che non si sia reso conto della singolare omonimia dei suoi due assistiti? Chiuso al 41 bis nel carcere de L’Aquila, intanto, il boss di Castelvetrano è già stato sottoposto a visite mediche. Nulla di preciso viene fatto trapelare sulle sue condizioni anche se sarebbe gravemente malato: è certo che i sanitari stanno esaminando esami e documenti inviati dai medici della clinica in cui era in cura, poi verrà stabilita la strategia d’intervento tra cui anche la chemioterapia. Somministrazione che, secondo quanto si è appreso, sarà effettuata in uno spazio riservato in carcere. E proprio sulle condizioni del boss è intervenuto il Garante della Privacy, chiedendo ai media di non diffondere dettagli relativi alle sue cartelle cliniche. “Anche in casi di vicende riguardanti persone che si sono macchiate di crimini orribili”, scrive, la diffusione di quei dati “non appare giustificata”. (Ansa)

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