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L’Operazione Acri, un altro caso “calabrese” imbarazza Fratelli d’Italia

Indagine per corruzione sul giro di poltrone nel consiglio comunale di Brescia. Al centro il ruolo (e le richieste) di un medico originario di Rossano

Pubblicato il: 20/01/2023 – 12:37
L’Operazione Acri, un altro caso “calabrese” imbarazza Fratelli d’Italia

BRESCIA Neppure il tempo di digerire il “caso Valentino”, con la nomina saltata del penalista calabrese come laico del Csm, che Fratelli d’Italia si trova a fronteggiare l’Operazione Acri. Altro bubbone scoppiato sui media nelle ore scorse. Al centro c’è – nuovamente – un calabrese: medico, consigliere comunale a Brescia, Giovanni Francesco Acri si è dimesso nel giugno 2021 «per esclusivi motivi professionali», lasciando il seggio a Giangiacomo Calovini, in quel momento organico all’esecutivo nazionale di Fratelli d’Italia col ruolo di vice responsabile del dipartimento “Italiani nel mondo”. 
I due appartenevano a correnti diverse del partito: il punto è che per i magistrati di Milano – riportano oggi Repubblica e Domani – l’operazione (la cui discovery pubblica si è materializzata nel giugno 2022) si sarebbe realizzata solo per l’accordo corruttivo che l’ha sorretta. Dopo la chiusura delle indagini rischiano il processo Acri, Calovini, l’europarlamentare Carlo Fidanza e l’ex deputato Giuseppe Romele. Per loro, si difendono, quel “giro di poltrone” è il frutto di un patto politico. 
Acri è originario di Rossano, ha 66 anni e si è trasferito – da curriculum – in Lombardia all’inizio degli anni 90 dopo la laurea in Medicina conseguita nel 1985 alla Sapienza e una specializzazione chiusa nel 1990 all’Università “Federico II” di Napoli. Quella che i finanzieri chiamano “Operazione Acri” comincia dopo le Amministrative di Brescia del 10 giugno 2018. L’unico seggio per FdI, quello di Piazza della Loggia, è assegnato per una trentina di preferenze al medico calabrese, legato alla cordata che fa capo all’attuale ministro del Turismo Daniela Santanchè e all’ex senatore Mario Mantovani. A quel posto – unico nella seconda città della Lombardia in un’epoca nella quale FdI totalizzava percentuali a una sola cifra – puntava anche Calovini, primo dei non eletti e candidato della cordata di Fidanza. Dopo il voto, nel partito arrivano lamentele: Acri, secondo i suoi detrattori, non si impegna molto. E porta su di sé lo stigma del Calabrese. Nelle chat di FdI qualcuno parla di cattive frequentazioni. Usa anche termini peggiori. La cordata di Fidanza punta alla sostituzione di Acri. Repubblica riporta una intercettazione in cui Fidanza chiede: «Abbiamo capito cosa vuole Acri? Se serve per levarlo dai coglioni sono disponibile a dargli un vitalizio di mille euro al mese fino a fine legislatura (magari mettendo sotto contratto non lui ma uno/una che lui ci dice) per agevolare la fuoriuscita». Ci sono incontri nei quali Acri avrebbe posto delle condizioni. Così le riassume Repubblica: «Essere nominato vicecoordinatore di FdI a Brescia, la promessa di candidatura alle Regionali, l’introduzione con l’ambasciata russa e, cosa più importante, l’assunzione del figlio diciassettenne nello staff di Fidanza». L’Operazione Acri va in porto il 25 giugno. Il figlio, ancora iscritto all’Istituto tecnico agrario, ottiene un contratto part-time da 795 euro lordi con Fidanza. Appena riceve la copia del contratto, Acri si dimette consegnando la lettera all’ufficio del protocollo. In uno scenario politico totalmente diverso – con Fratelli d’Italia al governo – arriva la conclusione delle indagini della Procura di Milano. (redazione@corrierecal.it)

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