LOCRI Raccontano di aver lavorato in situazioni estreme, alcuni di loro hanno prestato servizio anche in guerra. Adesso si dicono «felici ed entusiasti» di «aiutare la sanità calabrese e i calabresi». «Lavoreremo insieme ai medici italiani per superare le difficoltà». A parlare ai microfoni del Corriere della Calabria è Elizabeth Balbuena Delgado, cardiologa di 36 anni, uno dei sedici medici arrivati questa mattina a Locri. È lei a prendere la parola a nome dei colleghi durante l’incontro organizzato al loro arrivo all’Ostello della Gioventù.
Pochi bagagli. Alcuni indossano già il camice con su scritto il loro nome. Scendono dal bus che li ha condotti nella provincia reggina dopo il periodo di formazione svolto all’Unical per imparare l’italiano. Con un sorriso sul volto si dirigono verso la struttura gestita dal Consorzio Goel che li ospiterà, un immobile confiscato alla ‘ndrangheta e trasformato in una struttura ricettiva, l’eco-Ostello Locride.
Da lunedì inizierà la loro “missione” nel nosocomio di contrada Verga, da anni ormai al centro di polemiche per le carenze di personale e strutturali. Carenze che l’emergenza pandemica non ha fatto altro che acuire. Gli specialisti – un cardiologo, un ginecologo, quattro ortopedici, un radiologo e nove di medicina interna e d’urgenza – inizieranno il loro lavoro nei reparti della struttura ospedaliera che comprende un bacino di ben 42 comuni. «È un piacere per noi aiutare la Calabria e specialmente la popolazione della Locride, perché noi siamo così. Abbiamo lavorato in varie situazioni difficili in altri paesi come Venezuela e Messico, in Italia anche durante il Covid», spiega Elizabeth Balbuena Delgado.
Quarant’anni di esperienza e un lavoro da medico tra Africa e America Latina. Ha una figlia che ha seguito la stessa strada e racconta di aver formato molti medici nei tanti anni di servizio svolti. Emilio Marquez lavora da ortopedico dal 1983. Anche lui si dice pronto e felice di poter dare il proprio contributo in Calabria. «Ho lavorato in luoghi di conflitto e molto difficili», racconta ai nostri microfoni lo specialista. Anni di servizio in ospedali molto grandi, «anche da mille posti letto», assicura. Nessuno di loro sembra avere paura di scontrarsi con le difficoltà che potrebbero incontrare tra i reparti di Locri: «Siamo pronti a lavorare in ogni tipo di condizione, abbiamo lavorato dove mancava tutto». (redazione@corrierecal.it)
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