Un inizio anno in discesa per PIL e consumi. È questo che emerge dalle stime dell’analisi congiunturale di Confcommercio. Indicatori che mostrano in tutta la loro evidenza la fase estremamente contraddittoria che sta vivendo il nostro paese. Mentre infatti la fiducia aumenta, allo stesso tempo si è assistito ad un azzeramento della crescita dei consumi nell’ultimo quarto del 2022 con un Pil in calo dello 0,9%.
Produzione e occupazione sarebbero in riduzione tra novembre scorso e l’attuale mese di gennaio, eppure segnali molto favorevoli si riscontrano sul versante dell’inflazione, molto elevata ma probabilmente in significativa riduzione nei prossimi mesi. Nonostante l’erosione del potere d’acquisto di redditi correnti e ricchezza liquida, solo in parte compensata dai sostegni pubblici – ha proseguito – l’atteggiamento delle famiglie resta positivo e non si avvertono cambiamenti radicali nei comportamenti d’acquisto. Sono da escludere, quindi, almeno a breve termine, drastiche e generalizzate riduzioni della domanda.
Il rallentamento della domanda delle famiglie, che per alcuni segmenti si configura come una vera e propria riduzione, dovrebbe avere innescato un ciclo recessivo, di durata e intensità ridotte. A gennaio 2023, secondo le nostre stime, il PIL è atteso ridursi dello 0,9% in termini congiunturali, con una crescita dello 0,4% sullo stesso mese del 2022.
A dicembre 2022 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato un incremento dello 0,4% sullo stesso mese del 2021. Il dato è sintesi di un aumento della domanda per i servizi (+2,7%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-0,2%). Nel complesso del 2022 l’indicatore registra una crescita del 4,2%, andamento a cui ha contribuito quasi esclusivamente la componente relativa ai servizi (+15,5%) a fronte di una crescita decisamente più modesta della domanda relativa ai beni (+0,4%). Nonostante i recuperi registrati nell’ultimo biennio la domanda, calcolata nella metrica dell’ICC, è ancora distante dai livelli pre-pandemia. Nel confronto con il 2019 l’ICC risulta inferiore del 4,1%. Per i servizi il calo si attesta all’11,2%.
Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di gennaio 2023 una variazione dello 0,6% in termini congiunturali e del 10,5% su base annua. La tendenza al rallentamento registrata negli ultimi mesi non sembra preludere ad un rapido rientro delle dinamiche inflazionistiche. L’importante lascito del 2022 (il trascinamento è pari al 5,1%) e la crescita dell’inflazione di fondo rendono difficile ipotizzare, nonostante l’attenuarsi delle tensioni sugli energetici, un rientro importante dell’inflazione prima dell’estate. Elemento che consolida aspettative di una prima parte dell’anno non facile sia sul versante dei consumi sia su quello del PIL.
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