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Locri, arrivati in ospedale i medici cubani. «Felici di aiutare la sanità calabrese» – VIDEO E FOTO

I “nuovi” camici bianchi in corsia anche a Polistena. La commissaria dell’Asp di Reggio Di Furia: «Per noi una boccata d’ossigeno»

Pubblicato il: 23/01/2023 – 10:46
di Mariateresa Ripolo
Locri, arrivati in ospedale i medici cubani. «Felici di aiutare la sanità calabrese» – VIDEO E FOTO

LOCRI Sedici nuovi camici bianchi da oggi tra le corsie dell’ospedale di Locri. Sono arrivati questa mattina nel nosocomio reggino gli specialisti atterrati circa un mese fa da Cuba. Tra loro – 4 donne e 12 uomini – ci sono un cardiologo, un ginecologo, 4 ortopedici, un radiologo e 9 specialisti in medicina interna e d’urgenza.
Dopo aver fatto un periodo di formazione per imparare la lingua all’Unical, i medici sono stati dislocati negli ospedali a cui sono stati destinati. In totale sono 51 i medici impiegati in sostegno delle strutture di Polistena, Locri, Gioia Tauro e Melito.
«Siamo felici di essere qui per collaborare con i medici italiani e aiutare la sanità calabrese», affermano ai microfoni del Corriere della Calabria, poco dopo aver lasciato l’eco-Ostello Locride che li ospita ed essere giunti con uno scuolabus in ospedale, dove hanno fatto il loro ingresso intorno alle 8.30. Ad attenderli il direttore sanitario Giuseppe D’Ascoli e il generale Antonio Battistini.

Nel corso della mattinata, i medici hanno preso contatto con i reparti dell’ospedale, a partire dal Pronto soccorso. «Sei di loro verranno impiegati qui al Pronto soccorso in un momento in cui c’è una grande difficoltà e questo ci dà un po’ di respiro rispetto alla grave carenza di organico che abbiamo», spiega ai nostri microfoni il primario Francesco Rispoli. «In un primo momento verranno accompagnati da altri medici italiani per i problemi di comunicazione che potrebbero esserci. Spero – conclude Rispoli – che con l’aiuto dei medici, degli infermieri e degli oss, questi colleghi cubani, che ringraziamo per lo sforzo e per i sentimenti di vicinanza e solidarietà nei nostri confronti, daranno presto dei frutti».

Primo giorno anche a Polistena. Di Furia: «Per noi una boccata d’ossigeno»

Hanno preso servizio anche i sedici medici cubani destinati all’ospedale di Polistena. Tra loro 2 ortopedici, un radiologo, 2 cardiologi e altri di varie discipline che saranno destinati probabilmente al pronto soccorso. Per 2 mesi saranno affiancati dai professionisti interni. «Daremo il massimo contributo – ha detto uno di loro – e garantiamo il massimo impegno per migliorare i servizi di questo ospedale. Dalla nostra esperienza, oltre che a fornire aiuto, speriamo anche di ricevere in termini di rapporti umani». Ad accoglierli, la commissaria straordinaria dell’Asp di Reggio Calabria Lucia Di Furia. «Siamo in grande difficoltà – ha detto Di Furia parlando con i giornalisti – perché per anni non c’è stata la possibilità di prendere professionisti per via del piano di rientro. Abbiamo riaperto da poco i concorsi ma non è facile trovare professionisti ed è un problema nazionale». L’arrivo dei medici cubani, ha aggiunto, è «un momento in cui noi cominciamo a respirare. Nel frattempo continuiamo a fare tutti i concorsi con l’auspicio che man mano riusciamo a ripristinare professionalità costanti. L’annualità per la quale i colleghi sono stati assunti è utile per recuperare gli altri professionisti». Attualmente i medici in servizio nell’ospedale di Polistena sono 141. «I medici arrivati – ha detto Di Furia – rappresentano il 10% e chiaramente non sono risolutivi ma una boccata d’ossigeno. Poi c’è un aspetto sottaciuto. Giustamente si dice che devono conoscere il nostro modo di lavorare perché si integrano in un percorso già tracciato ma sarà anche possibile avere da loro il valore aggiunto di una competenza diversa». Nelle intenzioni dell’Asp c’è anche la riapertura dell’Obi, l’osservazione breve intensiva che, ha detto Di Furia, «è semi fermo. Con l’arrivo dei nuovi medici contiamo di dare più prestazioni ai cittadini. Raccomandazioni ai colleghi? No, ho solo chiesto loro di non rispondere alle provocazioni perché qualcuno qualche provocazione la potrebbe fare». 

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