CATANZARO Otto (gravi) criticità, tra perdite d’esercizio, irregolarità contabili, aumento di costi e caos organizzativo e contabile, il tutto spalmato dal 2016 al 2019 con propaggini negative però anche nel 2020. La gestione dei bilanci all’Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro è stata per anni un “buco nero” che la Corte dei Conti cristallizza in una delibera che è una sonora bocciatura: nel mirino della magistratura contabile gli esercizi 2016-2019, pieni zeppi di lacune, irregolarità e violazioni, mai sanate nonostante le sollecitazioni della Corte dei Conti, che adesso, dopo averle accertate «in via definitiva», assegna al management dell’Ao catanzarese due mesi di tempo per correggerle.
La prima criticità che emerge dalla delibera della Corte dei Conti, anticipata dal Quotidiano del Sud, è «il trend negativo dei risultati, 2016-2017-2018-2019 ed un Piano di rientro non ancora approvato dalla Regione Calabria», rimarcano i giudici contabili, che rilevano come «l’Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio ha registrato nei risultati d’esercizio perdite pari nel 2016 a -17.377.000,00 euro, nel 2017 a – 12.930.000,00 euro, nel 2018 a – 23.135.464,31 euro e nel 2019 a -14.543.532.La Sezione, osservando i risultati 2016/2019, rileva che le perdite registrate riguardano esercizi anteriori alla dichiarazione dello stato di emergenza, avvenuta nel 2020, laddove la perdita è stata quantificata per un ammontare pari a – 3.517.001,26 euro, determinando pertanto un peggioramento in termini percentuali dal 2016 al 2020 del 208%». E poi – aggiunge la Corte dei Conti «per gli esercizi 2017, 2018 e 2019, si confermano le irregolarità rilevate con delibera 18/2021 e si esorta l’Azienda ad applicare in modo più incisivo le misure correttive intraprese in merito, giacché le medesime irregolarità (non corretta tenuta della contabilità, del libro giornale, del libro inventari e dei registri previsti dalla normativa fiscale, errata imputazione di costi su esercizi diversi rispetto a quello di competenza; carenze e/o irregolarità riscontrate nell’adozione dell’atto; irregolare tenuta dei registri della cassa economale; ritardato pagamento di fatture, con conseguente aggravio di oneri) permangono, non rimosse, ancora nel 2020».
Altre criticità sono poi «irregolare ricorso alla proroga contrattuale per l’acquisizione di beni e servizi, sanata solo nel 2020 mediante l’adozione di procedure ad evidenza pubblica; incremento della spesa farmaceutica e l’adozione di misure di contenimento della stessa solo nel 2020». Quanto all’indebitamento dell’azienda Pugliese Ciaccio di Catanzaro, la Corte dei Conti riscontra «a) elevato Itp (423 nel 2016, 338 nel 2017, 390 nel 2018 e 278,65 nel 2019); b) irregolarità dei pagamenti effettuati oltre i termini previsti dal Dpcm 22/9/2014 (con elevate percentuali soprattutto nel 2017, pari al 79% e nel 2019, pari a 94%); c) elevati interessi passivi e altri oneri finanziari (3.013.000,00 euro nel 2017, 1.768.000,00 euro nel 2018 e 3.132.830,00 euro nel 2019); ricorso ad anticipazione di tesoreria (non restituita negli esercizi 2017, 2018 e 2019), con esborso di relativi interessi pari a 346.000,00 euro nel 2017, 489.000,00 euro nel 2018; 660.750,00 euro nel 2019, 942.000,00 euro nel 2020)». Si stigmatizzano ancora «la presenza di oneri straordinari, sintomo di errori nella valutazione e nella contabilizzazione di eventi di gestione negli esercizi pregressi; la sottostima del contenzioso ed inadeguato accantonamento al fondo rischi 2016-2017- 2018-2019». A chiudere, all’Ao Pugliese Ciaccio di Catanzaro negli esercizi 2016-2019 per la Corte dei Conti risultano «gravi carenze organizzative/contabili, in materia di procedure di verifica e controllo dei saldi debitori e saldi creditori, considerato che – a seguito dell’attività di circolarizzazione – è emerso un disallineamento di circa quattro milioni per debiti, e di oltre nove milioni per i crediti. Ciò ha comportato l’impossibilità di valutare e di quantificare correttamente in bilancio i crediti di dubbia esigibilità e/o i crediti estinti, con conseguente sovrastima delle poste attive. D’altra parte, anche la mancata o incompleta ricognizione dell’esatto ammontare dei debiti e del contenzioso, nonché degli accantonamenti, non ha consentito di quantificare correttamente le poste passive, con conseguente sottostima delle stesse. È evidente dunque, che i dati inseriti nel Ce non hanno espresso in modo fedele e veritiero i risultati di esercizio». (redazione@corrierecal.it)
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