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‘Ndrangheta, Cosa nostra e camorra, il network criminale per manipolare il gioco online

Il patto con gli imprenditori collusi e i pagamenti digitali come nuova frontiera per il riciclaggio. L’analisi della Commissione antimafia

Pubblicato il: 25/01/2023 – 6:57
di Pablo Petrasso
‘Ndrangheta, Cosa nostra e camorra, il network criminale per manipolare il gioco online

LAMEZIA TERME È la storia di un’attrazione criminale profonda e consolidata quella dell’infiltrazione delle mafie – ‘ndrangheta in primis – nel settore del gioco d’azzardo. Da un lato c’è la «possibilità di illeciti guadagni a fronte di una esposizione al rischio non particolarmente elevata», per via di «pene edittali inspiegabilmente troppo miti» che precludono «alla polizia giudiziaria di ricorrere a speciali tecniche investigative». Dall’altro – riferisce il colonnello dei carabinieri Rino Coppola, comandante del terzo reparto del Ros – questi rapporti si alimentano di questioni che attengono «al controllo del territorio» e «al capitale relazionale che viene accu­mulato dalle organizzazioni criminali mafiose». 
L’infiltrazione nel settore – racconta la relazione “Influenza e controllo criminali sulle attività connesse al gioco nelle sue varie forme”, approvata dalla Commissione parlamentare antimafia nella scorsa legislatura – serve ai clan per «controllare sale giochi, punti scommesse e bar e quindi questo tipo di infiltrazione è congeniale a quello le organizzazioni mafiosi devono necessariamente fare, cioè controllare il territorio». Il secondo aspetto invece, «è rappresentato dalla possibilità, attraverso il settore dei giochi e delle scommesse, di entrare in contatto con soggetti del mondo imprenditoriale, a volte in possesso di elevate competenze tecniche, e anche di entrare in contatto con soggetti delle pubbliche amministrazioni, attraverso metodologie di tipo collusivo». Si tratta, cioè, di una strategia adottata dalle organizzazioni mafiose «per ampliare anche il proprio capitale di relazioni sociali, che possono poi essere riutilizzate in settori criminali anche diversi». 

Organizzazioni criminali e gioco: un’infiltrazione lungo due binari

Per capire quanto queste considerazioni siano calate nella mentalità della ‘Ndrangheta imprenditrice basta ricordare la frase cult del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri. Parole che valgono come un’enunciazione di intenti: «A me mi servono i cristiani buoni, mi servono … mi servono avvocati, ingegneri, architetti…». È una variabile segnalata dal colonnello Coppola quella che «l’infiltrazione mafiosa nel settore dei giochi e delle scommesse sembra seguire di pari passo l’evoluzione tecnologica che ha interessato il comparto dei giochi e che ha portato, in particolare, all’esplosione del segmento online. L’obiettivo, dunque, delle mafie è quello di acquisire in seno ai clan le necessarie competenze tecniche un tempo a loro precluse e di tenerle costantemente aggiornate». Il settore del gioco si muove, nell’universo criminale, lungo due binari e due tipologie di reati. Il primo è quello che porta «all’imposizione di apparecchi videopoker negli esercizi pubblici che si trovano nei territori controllati dalle organizzazioni mafiose». Il secondo ha un profilo di pericolosità ancora più elevato. E investe l’«infiltrazione di società, punti scommesse e sale gioco perpetrata o attraverso intestazione a prestanome o anche attraverso la comparteci­pazione», metodo utilizzato «soprattutto per le società concessionarie titolari di nullaosta dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli». «Soprat­tutto con riferimento quest’ultimo aspetto, cioè a quello dell’infiltrazione di fatto» – ha precisato il colonnello Coppola – «le organizzazioni mafiose diversificano i propri investimenti illeciti oppure operano la lavatura del denaro proveniente da altre attività criminali». C’è, poi, la «manomissione delle apparecchiature di gioco allo scopo di eliminare il collegamento dalla rete dei monopoli di Stato». Si tratta di un meccanismo attraverso il quale viene registrato un numero minore di singole giocate al fine di sottrarsi all’imposizione fiscale, oppure si altera la percentuale minima di vincita prevista dal regolamento. 

La partnership tra Cosa nostra, ‘Ndrangheta e camorra

Nella “filiera illecita” «le principali organizzazioni mafiose (Cosa nostra, ‘Ndrangheta e camorra) si riuniscono in partnership per sfruttare il business dei giochi e delle scommesse». Dai massimi sistemi criminali si arriva al singolo punto Snai di Cirò Marina controllato dal clan Farao-Marincola, attraverso «complesse operazioni societarie e passaggi di intestazione formale, finalizzate ad occultare la riconducibilità alla cosca dell’attività commerciale», come documentato dall’inchiesta “Stige”. Dall’indagine “Carminius-Bellavita” sulla cosca Bonavota di Sant’Onofrio, sono emerse invece diramazioni criminali nella provincia di Torino. Nell’area del capoluogo piemontese «è stata individuata la figura di un imprenditore che gestiva le attività di distribuzione delle slot machine ad esercizi pubblici, anche mediante intestatari fittizi ed era quindi destinato al reinvestimento dei proventi illeciti della cosca, grazie all’in­filtrazione in questa determinata attività». 

L’indagine “Galassia” e le alleanze per manipolare scommesse e gioco online

L'indagine "Galassia" e le alleanze per manipolare scommesse e gioco online

È l’indagine “Galassia”, però, il “compendio investigativo” «della struttura delle funzioni di un network criminale composto da tutte le matrici mafiose italiane: dalla ‘Ndrangheta alla camorra, da Cosa nostra alla criminalità organizzata pugliese». Dalle indagini – si legge nella relazione – è emerso come il lucroso settore del gioco d’azzardo «sia riuscito a favorire alleanze tra matrici criminali diversissime per mettere in comune disponibilità finanziarie, expertise tecnico-informatiche di impren­ditori (parte non affiliati), manipolare il ciclo delle scommesse e del gioco d’azzardo online. Per conto di Cosa nostra aderivano al cartello appartenenti alle famiglie Santapaola-Ercolano e Cappello (provincia di Catania), per la ‘Ndrangheta le cosche Tegano, Caridi, Borghetto, Zingato, Franco, Piro­malli, Pesce e Bellocco. La Puglia era presente con la famiglia storica dei Martiradonna, componente a sua volta del clan Capriati di Bari». Un rapporto di mutuo interesse portava avanti il business «perché, da un lato, l’imprenditore riusciva ad estendere la propria rete sul territorio controllato dai clan mafiosi, ottenendo in cambio protezione; dall’altra parte, invece, le organizzazioni criminali avevano la possibilità di accedere alle competenze tecniche dell’imprenditore per introitare illeciti guadagni o per compiere operazioni di lavatura del denaro di provenienza illecita». 

«Cerco adepti nelle migliori università mondiali»

Altra intercettazione chiave, in linea con quella di Grande Aracri: la captano gli investigatori che ascoltano l’imprenditore Martiradonna e il boss Giuseppe Capriati. «L’imprenditore – il racconto è sempre del colonnello Coppola – dà la sua visione di come poter sfruttare questo business, arrivando tra virgolette a criticare la visione da lui considerata – come dire – “antica” del boss mafioso. Infatti, il Martira­donna che cosa dice in queste intercettazioni? Dice: “Io cerco i nuovi adepti nelle migliori università mondiali, tu vai ancora alla ricerca di quattro scemi in mezzo alla strada che vanno a fare così ‘bam, bam!’. Io cerco quelli che fanno così ‘pin, pin!’, che cliccano, quelli che cliccano e movimentano denaro: è tutta questione di indice e di competenze tecniche».

L’evoluzione tecnologica e le nuove piattaforme di gioco 

La ‘Ndrangheta, spiega ancora il comandante del Ros, «più recentemente ha evidenziato maggiori interessi verso questo settore. Il dato più recente e maggiormente interes­sante credo che sia quello che ho evidenziato parlando dell’indagine “Galassia”, cioè le indagini hanno fatto emergere l’esistenza di network criminali che riguardano in maniera trasversale più matrici mafiose italiane. Peraltro il fenomeno dell’infiltrazione nel settore dei giochi e delle scommesse ha assunto progressivamente un carattere internazionale e ha una componente evolutiva dal punto di vista tecnologico molto molto spinta, come dimostra poi l’utilizzo di sempre nuove piattaforme di gioco».  
Per via della complessità del settore «le consorterie mafiose – si legge nella relazione –hanno di fatto “appaltato” esternamente i servizi». E superato i «confini». ‘Ndrangheta, Cosa nostra, camorra e Sacra corona unita si sono unite e hanno creato «vere e proprie sinergie criminali. Hanno dunque associato alle proprie disponibilità finanziarie il know-how tecnico-informatico di alcuni impren­ditori conniventi creando veri e propri network, fino ad avere un rapporto pienamente sinallagmatico tra mafie e fornitori di servizi specifici». 

Dal gioco online una nuova frontiera per il riciclaggio di denaro

Dal gioco online una nuova frontiera per il riciclaggio di denaro

È nel gioco online che potrebbe arrivare il nuovo “salto” tecnologico per i clan. Se infatti l’utilizzo del contante è ancora il mezzo prediletto «per fini di elusione del fisco, per esigenze di anonimato, per massimizzare i profitti e per avere maggiori opportunità di riciclaggio (…) è proprio il gioco online che potrebbe offrire alternative al contante, atteso che su quelle piattaforme sono possibili pagamenti digitali che favoriscono l’anonimato, grazie all’uso di strumenti come i PSP host, le criptovalute e le stable coin». (p.petrasso@corrierecal.it)

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