CATANZARO Settantotto indagati nel complesso e sequestri per oltre 250 milioni di euro: sono i numeri dell’operazione Olimpo, che ha inferto un duro colpo alla ‘ndrangheta, portata a termine dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro con un maxi blitz eseguito dalla Polizia nelle prime ore del mattino nel territorio vibonese. «Una zona caratterizzata da sempre da un’altissima densità mafiosa e dalla presenza della massoneria deviata, un’organizzazione di ‘ndrangheta di Serie A che controllava tutta l’attività turistica di Tropea e paesi vicini e l’indotto di questi esercizi», ha commentato il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, nel corso di una conferenza stampa. Associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, sequestro di persona sono tra le accuse contestate agli indagati. Cinquantasei le persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare, tra cui figurano anche funzionari della Prefettura di Vibo Valentia ed un ex dirigente del Dipartimento Turismo della Regione Calabria.
«Abbiamo investito in questa operazione – ha commentato Gratteri – con personale di primo piano delle strutture di vertice della Polizia di Stato che hanno dimostrato vicinanza e apporto alla Procura di Catanzaro in termini di uomini e mezzi. Gli investigatori sono quasi raddoppiati rispetto ad un anno fa ed i risultati di oggi lo dicono chiaro. Non abbiamo gravi indizi di colpevolezza, ma prove dirette: grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, il corpo dei capi di imputazione è rappresentato dalla voce degli arrestati e da riscontri tramite foto e pedinamenti, oltre che dai sequestri dei beni».
«Si è dimostrata, come sintesi di due anni di indagine – ha detto ancora – l’esistenza di un sistema capillare di controllo delle attività alberghiere e turistiche sulla costa tirrenica, con epicentro Tropea e dintorni, dove la ‘ndrangheta chiedeva la tangente per qualsiasi attività, dal trasporto con i bus alla fornitura di generi alimentari fino al porto».
«Sono state documentate anche le tangenti mensili che gli imprenditori locali dovevano pagare per circa 20mila euro al mese. Connessioni che portavano fino alla Germania – ha concluso il procuratore di Catanzaro – dove, attraverso la compiacenza anche di enti pubblici, che ha consentito e facilitato questo business, si riuscivano ad ottenere contributi provenienti dalla Comunità europea».
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