«Siamo una realtà in crescita che supporta le attività teatrali tra tantissime difficoltà, come quella della sostanziale mancanza di strutture da adibire alle arti sceniche». A dirlo è stato Andrea Naso, direttore artistico dell’associazione Dracma, centro sperimentale di arti sceniche e una delle poche residenze teatrali riconosciute a livello ministeriale, ospite de “L’altra politica”, l’approfondimento settimanale andato in onda ieri su “L’altro Corriere Tv”. Intervistato da Danilo Monteleone e Ugo Floro, Naso si è soffermato sulle attività di Dracma, con un capillare lavoro anche divulgativo e formativo che si avvale anche del «convinto sostegno del Comune di Polistena», e sul contesto, non facile nel quale comunque opera, spiegando che sono tanti i progetti in corso e, in particolare, le produzioni che saranno messe in scena, tutte contenute in un calendario di eventi che andrà avanti fino a primavera inoltrata.
Naso ha ripercorso i primi passi di Dracma: «Siamo arrivati a essere stati riconosciuti dal ministero ella Cultura organismo di programmazione teatrale, è stato un percorso lungo e faticoso. Nasciamo in provincia di Vibo Valentia, dove tuttora non esiste un teatro pubblico, andiamo avanti per anni in modo autonoma senza finanziamenti, partecipiamo ai primi bandi regionali e via via maturiamo requisiti che poi ci hanno portato a diventare una residenza teatrale». Il direttore artistico di Dracma ha poi evidenziato che «La Calabria, con l’assessore Mario Caligiuri, finalmente decide i mutuare l’esperienza della Puglia, che è stata una prime regioni a muoversi, e così nascono le residenze teatrali. Dopo qualche anno il ministero si accorge che se messo a rete questo sistema può diventare una risorsa e istituisce la rete nazionale in cui entra Dracma. Il ministero – ha spiegato ancora Naso – assegna a ogni presidio nella regione uno spazio a disposizione per ospitare 3-4 compagnie provenienti da tutt’Italia. Noi da parte nostra possiamo vantare numeri come nessuno in Calabria: solo nel 2022 ben 34 appuntamenti da aprile a ottobre, tra prosa, teatro per famiglie, teatro scuola. Noi facciamo tanto da sempre, da quando abbiamo un sostegno economico abbiamo sempre sostenuto le piccole realtà calabresi. Da quando siamo diventati ministeriali come residenza, ogni anno lasciamo una residenza a realtà calabrese, soprattutto fatta da giovani, che altrimenti non trova spazio o ascolto. Questo gap è determinato da tanti motivi: mancano l’infrastruttura del teatro: a esempio il circuito teatrale pugliese annovera tra i suoi partner 34-35 Comuni e quindi teatri pubblici, è un numero che noi non abbiamo. Per fortuna – ha affermato il direttore artistico di Dracma – noi abbiamo una sede, una struttura, altrimenti sarebbe difficile andare avanti. Poi mancano tantissime altre cose, manca l’interlocuzione con i politici e soprattutto con la burocrazia, e questo è un grande neo».
Secondo Naso poi «il teatro deve guardare ai fatti del contemporaneo e non il teatro come forma di spettacolo e di intrattenimento. Questo è alla base di tutto. Io quando metto un cartellone non penso mai a quello che mi piacerebbe vedere e portare qui, quale artista. La prima cosa che penso è quale artista tra quelli che io apprezzo potrebbe dare beneficio alla comunità nella quale io opero. Per dare risposte a questo bisogno si deve anzitutto conoscere e interrogare il territorio, e piano piano iniziare ad “educarlo”. Se inizialmente si cerca di inserire il teatro impegnato, quello d’autore, in un cartellone con nomi che hanno un po’ più di appeal, più cinematografici e televisivi, senza perdere di vista l’obiettivo, allora si riesce ad attirare piano piano le persone». In Calabria ci sono tanti luoghi splendidi della Magna Grecia che potrebbero fare quello che si fa a Siracusa: «Noi – ha osservato Naso – questo lo diciamo da anni, cerchiamo un’interlocuzione con gli amministratori. Si potrebbe andare a Locri tranquillamente dove è stato fatto un teatro enorme. Una esperienza buona in tal senso si era realizzata in Calabria con il Magna Grecia Teatro Festival, un esempio di circuito interessante che portava il teatro nei teatri all’aperto. È stata un’esperienza di soldi spesi non tanto bene. Se la Regione Calabria e chi ha inventato quel festival avesse guardato i decreti ministeriali e seguito quei requisiti che il ministero chiede per avere un circuito, a quest’ora avremmo un circuito regionale nazionale finanziato dal Fus e non ce lo abbiamo. Questo perché è sempre mancata in Calabria l’interlocuzione con gli operatori. Due – ha concluso il direttore artistico di Dracma – sono le strade in Calabria, a mio avviso: o si nomina un manager, una persona a capo, dell’ambiente e competente, che dia la possibilità di raggiungere gli obiettivi. Noi in Calabria non abbiamo un circuito teatrale. Qui arriva lo 0,4% del finanziamento Fus nazionale, rispetto ad altre regioni è il nulla. Oppure si istituisce un tavolo con gli operatori». (redazione@corrierecal.it)
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