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L’analisi

Trasporti e logistica: tra tasse e burocrazia

L’80% delle merci in Italia viaggia su gomma, mentre attraverso il trasporto marittimo passano il 60% delle nostre importazioni e il 50% delle esportazioni (per quantità). Questi i dati diffusi da…

Pubblicato il: 26/01/2023 – 12:11
di Domenico Lo Duca
Trasporti e logistica: tra tasse e burocrazia

L’80% delle merci in Italia viaggia su gomma, mentre attraverso il trasporto marittimo passano il 60% delle nostre importazioni e il 50% delle esportazioni (per quantità). Questi i dati diffusi dal centro Studi Confcommercio-Conftrasporto che ha analizzato nel dettaglio l’andamento del settore.
Nel 2021 il trasporto merci ferroviario ha superato i livelli del 2019, con una movimentazione di 52 milioni di treni per chilometro e un traffico complessivo di 24 miliardi di tonnellate a chilometro, con i traffici nazionali a +17,6% sul 2019 e quelli in esportazione a +23,7%. Il potenziale c’è, le risorse anche (almeno quelle essenziali), ma la burocrazia e l’alta tassazione presente e futura frenano lo sviluppo e la competitività del settore.
La guerra in Ucraina ha visto aumentare fino al 200% i costi delle imprese per l’approvvigionamento energetico, senza possibilità di ristoro, e sugli operatori pesa anche il contributo obbligatorio per il funzionamento dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti. Per la transizione green, l’Ue chiede al settore della logistica energetica investimenti considerevoli, mentre i depositi fiscali costieri, per ogni modifica di impianto verso prodotti rinnovabili o a basso contenuto di carbonio, sono soggetti a iter burocratici ancora troppo complessi. Occorre un intervento che consenta al settore di esprimere il proprio potenziale e di avvalersi dei combustibili alternativi (Gnl e biocarburanti), finché l’orizzonte del full electric non sarà più vicino.
A questo si aggiunge il carico fiscale che grava sulle imprese. L’autotrasporto, che dal 1991 al 2017 ha ridotto le emissioni del 30% (contro il -20% dell’intera economia), è assoggettato a una carbon tax 5 volte superiore a quella dei settori agricolo e industriale (250 euro per tonnellata di Co2 prodotta). Secondo le prime stime di Conftrasporto, l’estensione al trasporto stradale dell’ETS (meccanismo di contrattazione delle emissioni), con l’aumento dei prezzi dei carburanti, vedrà impennarsi i costi per le imprese: +1.500 euro all’anno per un furgone diesel, +6mila euro per un Tir a Gnl (Gas Naturale Liquefatto), +10mila per un Tir a gasolio di ultima generazione. Con le accise sul gasolio, un Tir Euro6 paga 8.500 euro in più rispetto ai costi ambientali che genera.
Dal 1° gennaio è entrato in vigore il Carbon Intensity Indicator dell’IMO (International Maritime Organization), che assegna alle navi un rating per classificare le unità in base alle emissioni C02 sulle miglia percorse. Un indice con molte distorsioni, che manderebbe ‘fuori norma’ il 73% delle navi traghetto italiane entro il 2025.
Il 2023 si è aperto con un previsto incremento dei canoni concessori (+25%), che si aggiunge al peso del caro-carburanti e agli effetti della pandemia. Nonostante la recente emanazione del Regolamento atteso da 28 anni, l’onerosità delle concessioni nei nostri porti è molto variegata, e i previsti incrementi lineari uniformi amplieranno gli illogici vantaggi e svantaggi tra gli operatori.
Tra l’impennata dei costi delle opere pubbliche (crisi energetica e caro materiali) e difficoltà procedurali, la spesa effettuata dall’Italia nel 2022 sulle risorse del PNRR è stata inferiore alle attese: 15 miliardi di euro in meno rispetto a una previsione di 33,7 miliardi. Si dovrà dunque accelerare per rispettare il cronoprogramma del Pnrr. Le croniche difficoltà del nostro Paese nel mettere a terra i programmi di spesa potrebbero costarci molto caro: rischiamo di vanificare le opportunità offerte dal Piano per la realizzazione delle opere essenziali alla ripresa.

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